Animazione Liturgia Domenica 13 Aprile 2025

Domenica delle Palme e della Passione del Signore (C) - II Settimana del Salterio

Idea Luce
Gesù Cristo offre se stesso per riconciliarci al Padre.

Introduzione
Con la Domenica delle Palme, o più propriamente “Domenica della Passione del Signore”, giunge a conclusione il lungo periodo quaresimale che ci ha preparato, nella riflessione e nella penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, la settimana più importante dal punto di vista liturgico.
Nostro Signore, Gesù Cristo, offre se stesso come agnello sacrificale per cancellare il peccato, redimerci, riconciliarci al Padre e far risorgere il Signore nel cuore di chi lo cerca. Consapevoli dell’infinito amore di Dio verso di noi, meditiamo sulla passione di Cristo e facciamo un cammino di vera conversione e di rinnovamento spirituale. L’Eucaristia che celebriamo è il segno sacramentale del sommo amore del Padre.

Liturgia della Parola
LETTURE:
Is 50, 4-7;
Sal 21 – Rit. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?;
Fil 2, 6-11;
Lc 22, 14 – 23, 56

Le letture di questa Liturgia disegnano plasticamente il volto di Dio impresso nelle ultime ore della vita di Gesù. Profeticamente lo descrive Isaia, come l’Uomo della Croce che viene maltrattato e umiliato e che, attraverso le parole del Salmo 21, grida tutto il suo dolore verso il Cielo. Paolo nella Lettera ai Filippesi sublima il mistero di vita che deriva dalla Passione. Attraverso il racconto del Vangelo di Luca seguiamo Gesù in queste ore tragiche, per accogliere tutta la potenza del suo Amore folle, fatto di umiltà estrema e totale obbedienza. Lasciamoci penetrare, coinvolgere e trasformare dall’esperienza dolorosa di Cristo, restiamo vicino a Lui, per condividere la sua croce e per capire quanto è grande l’amore di Dio per noi.

Traccia di riflessione
Il profeta Isaia ci prepara al brano del Vangelo; Cristo è il “servo del Signore” che si offre vittima volontaria per tutti gli uomini, suoi fratelli, abbandonandosi alla volontà del Padre. Un discepolo dall’orecchio sempre aperto e attento alla voce del Padre ai cui richiami non si tira indietro. Ha talmente amato il Padre, “obbediente fino alla morte e alla morte di croce”, da accogliere liberamente il progetto divino “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Per amore si è fatto uomo e per amore dona la vita per la nostra salvezza. Gesù ha assunto pienamente la misera e fragile umanità senza far valere la sua uguaglianza con Dio e si è consegnato volontariamente alla croce.
Il Salmo 21 allude alla sofferenza, solitudine, angoscia e disprezzo sopportati da Gesù nella Passione, ma la sua fiducia nel Padre non è mai venuta meno. “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?” … Quando il Padre sembra assente, in realtà prepara una risposta sovrabbondante, una risposta di vita e di risurrezione. Per la sua obbedienza il Signore “lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre”. L’evangelista Luca ci invita a meditare sul racconto evangelico della Passione di Cristo e a lasciarci trasformare dalla misericordia di Dio. Gesù entra in Gerusalemme per compiere pienamente la sua opera di salvezza del mondo intero, per vivere il mistero e la grazia della sua morte e resurrezione, per offrire tutto sé stesso come sacrificio e dono per tutti gli uomini. Anche noi siamo chiamati ad accogliere il Signore e a vivere la fede come dono. La nostra gioia profonda, il nostro amore al Signore e ai fratelli è il senso vero di tutta la nostra esistenza.
Il filo conduttore delle tre letture sembra essere quello della povertà, di quello, che agli occhi degli uomini, può apparire come un fallimento: il “servo” flagellato di Isaia, il Cristo prima osannato e poi deriso, flagellato, abbandonato, crocifisso. E’ forte il richiamo al discorso sulla inversione dei valori di cui parla S. Paolo perché ciò che salva, che trionfa, e che ha veramente efficacia non siamo noi, ma la croce di Cristo; non la potenza, non il diritto, non la sapienza, ma la croce di Cristo, affinché nessuno possa dire: siamo stati noi. È Cristo nella sua povertà, nella sua nullità. È questo dunque il congiungimento tra il momento liberativo della teologia della croce e il momento sublimante della resurrezione: che il mistero pasquale passi attraverso una esperienza di povertà.
E così è per noi: quanto più saremo poveri, coscienti della nostra nullità, del peccato originale che vive nella nostra carne, quanto più ci sentiremo poveri strumenti di Cristo, tanto più saremo inseriti nel mistero della Chiesa, nel mistero della teologia della croce.
La liberazione dal peccato originale, la generazione al mondo del divino, la vita escatologica sono realtà che Dio poteva realizzare in tanti modi. Perché ha voluto realizzarle proprio attraverso la croce?
Il Padre ha voluto scegliere la teologia e la spiritualità della croce e Cristo l’ha accettata con amore perché questo era certamente il modo massimo, anche se non l’unico, di dimostrare l’amore.
Cristo voleva mostrarci quale amore noi dobbiamo portare al Padre e, per amore nostro, arriva alla accettazione di quella che potrebbe chiamarsi l’assurdità della volontà del Padre, cioè la morte di croce. E il Padre non ha risparmiato Suo Figlio per noi ma lo ha sacrificato per amore nostro (Gv. 3, 16).
Solo l’amore, un amore misterioso, insondabile, senza interesse, autentico amore di amicizia, di donazione generosa di Dio verso di noi può spiegare il mistero della croce che deve essere quindi una provocazione d’amore. Quando si parla di santità e di amore non si può e non si deve mai prescindere dalla radice di questo amore che è la croce. E non si tratta di un amore psicologico, emotivo, a “fior di pelle”, ma di un amore sancito con il sangue: Cristo ha significato fusione tra Dio e l’umanità nel suo sangue in una alleanza definitiva.
Infine, la croce è il culmine e la dimostrazione dell’amore vero, reale, esistenziale, di Dio per noi. Dinanzi ad un Dio “solitario” che in un momento determinato crea, noi abbiamo il senso della fede e noi lo accettiamo come Dio creatore. Dinanzi ad un Dio trinitario che ci venga rivelato, noi adoriamo perché non possiamo comprendere. Dinanzi a un Dio infinito, onnipotente, autosufficiente, infinitamente beato, che ci ama e diventa uomo per noi, che assume il peso della nostra umanità sofferente, che muore in croce per noi che ci trasforma in se stesso, dinanzi a tutto questo non si può semplicemente credere e adorare: si deve amare.
È la croce che rende credibile l’amore di Dio per noi ed esige l’amore nostro per Lui. Inoltre è solo la croce che riesce a dilatare l’arco di amore verso gli altri. (G. Giaquinta)
E la chiave per accettare la croce, per accedere a questo cammino di amore è la preghiera. Al Getsemani, Gesù dice ai discepoli: “Pregate, per non entrare in tentazione“. Queste parole sono un monito per noi oggi. La “tentazione” non è solo il peccato, ma anche la stanchezza, la paura, la disperazione che ci fanno perdere di vista ciò che è veramente importante. La preghiera è una necessità; è parlare con Dio, ascoltarlo e lasciarsi guidare da Lui. “La preghiera è […] un’esigenza interiore che determina il nostro rapporto e con Dio e con i fratelli” (G. Giaquinta da “La preghiera”) … rafforza la fede, ci ricorda la presenza di Dio nella nostra vita e in essa si trova la forza per affrontare le difficoltà quotidiane. Anche Gesù pregava il Padre in solitudine e di notte, per chiedere benedizioni, conforto e aiuto. Egli, nelle sue ultime ore, prega “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Nella Passione vediamo Gesù che nella sua umanità ha rivelato fino in fondo di essere il Figlio di Dio, l’Amato, che dona se stesso per la salvezza di ogni uomo secondo il progetto salvifico del Padre. Impegniamoci a vivere l’intera Settimana Santa nella santificazione, nel contemplare l’amore infinito di Dio così come lo vive Gesù nella sua passione e morte, nell’adorare il Figlio di Dio che non si impone, ma ama e dona se stesso, nel lasciarci riconciliare e salvare dal perdono e dalla misericordia del Padre, meritati per noi sulla croce e nella potenza della risurrezione.

Preghiera dei fedeli
• Per la Santa Chiesa pellegrina nel mondo, celebrando la passione e morte di Cristo, proclami la fede nell’amore infinito di Dio che ha dato suo Figlio unigenito per la salvezza di tutti gli uomini, preghiamo.
• Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti e i diaconi, perché, servendo fedelmente il Signore, possano condurre l’umanità all’Amore misericordioso del Padre e alla santità, preghiamo.
• Per i governanti di tutte le nazioni, affinché siano uomini giusti, capaci di guardare al bene comune e costruire ponti di pace tra i popoli, preghiamo.
• Per quanti sono alla ricerca della Verità, affinché possano trovare in Gesù il modello perfetto di amore e la luce che rende sicuro il loro cammino, preghiamo
• Per i sofferenti a causa della malattia, della violenza e dell’ingiustizia, uniti alla Passione di Cristo e sostenuti dall’amore fraterno, possano riscoprire la forza rigenerante della fede, preghiamo.
• Per noi qui riuniti, affinché portando a casa i rami d’ulivo, segno di pace, possiamo trarre insegnamento dal sacrificio di Cristo, per risanare le relazioni ferite e vivere ogni giorno nella comunione e nella pace, preghiamo.

Dialogo eucaristico
Signore Gesù, servo mite ed umile, ti ringraziamo per l’intensità del tuo amore per noi.
Hai intrapreso un percorso di sofferenza e di abbandono, fino all’accettazione di una condanna ingiusta. Nella tua divinità continui a chinarti su ciascuno di noi con tenerezza e compassione. Aiutaci ad aprire i nostri cuori per accogliere il tuo dono e la tua logica di perdono, per essere pronti a pronunciare il nostro “SI” all’amore e testimoniare la gioia di essere da Te salvati e santificati. Con Te nel cuore abbiamo la forza, il coraggio di affrontare con speranza le difficoltà quotidiane e le sofferenze così come Tu, senza esitazione, ha accettato il sacrificio della croce facendo la volontà del Padre. Concedi a noi, salvati dalla morte eterna, di servirti con gioia in tutta la vita, di rivolgere il nostro amore a Te e ai fratelli, di rimanere uniti a Te e portare frutti di santità. O Signore nelle tue mani e alla tua protezione affidiamo il nostro cuore! Amen.

Idea guida
Accogliamo nella vita di ogni giorno la provocazione all’amore totale che viene dalla Croce.


Sussidio preparato da Annamaria Garro e Graziella Manfrè


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