Idea Luce
Come veri discepoli seguiamo Gesù, nostro Maestro e Signore.
Come veri discepoli seguiamo Gesù, nostro Maestro e Signore.
Introduzione
In questa V domenica dell’anno liturgico siamo chiamati a riascoltare la vocazione a seguire Gesù rivolta a ciascuno, ognuno con le sue caratteristiche e la sua propria specificità di forze, carattere, identità. Lasciamoci trasformare dalla presenza del Signore: con lui le nostre debolezze, le nostre impurità, i nostri dubbi scompariranno. Una salda certezza rinnovi la nostra fiducia: Il Signore farà tutto per me! Mettiamoci in profondo ascolto della sua Parola e della sua presenza: con Lui, per Lui ed in Lui possiamo diventare per gli altri il suo lieto annuncio.
“Essere discepoli – dice Papa Francesco – significa mettere i nostri piedi sulle orme lasciate dal Maestro: sono le orme della grazia divina che rigenera vita per tutti”. Viviamo con gioia questa Eucaristia!
In questa V domenica dell’anno liturgico siamo chiamati a riascoltare la vocazione a seguire Gesù rivolta a ciascuno, ognuno con le sue caratteristiche e la sua propria specificità di forze, carattere, identità. Lasciamoci trasformare dalla presenza del Signore: con lui le nostre debolezze, le nostre impurità, i nostri dubbi scompariranno. Una salda certezza rinnovi la nostra fiducia: Il Signore farà tutto per me! Mettiamoci in profondo ascolto della sua Parola e della sua presenza: con Lui, per Lui ed in Lui possiamo diventare per gli altri il suo lieto annuncio.
“Essere discepoli – dice Papa Francesco – significa mettere i nostri piedi sulle orme lasciate dal Maestro: sono le orme della grazia divina che rigenera vita per tutti”. Viviamo con gioia questa Eucaristia!
Liturgia della Parola
LETTURE:
Is. 6, 1-2. 3-8;
Sal 137 – Rit. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria;
1 Cor 15, 1-11 (forma breve 1Cor 15,3-8.11);
Lc 5, 1-11
La parola di Dio di questa domenica ha un denominatore comune: la chiamata di Isaia, Paolo e Pietro. Tutti si sono sentiti inadeguati: “sono un uomo dalle labbra impure; non sono degno di essere chiamato apostolo e sono un peccatore”. Ma il Signore interviene e riempie il nostro cuore e di speranza e di stupore, frutti dei cambiamenti che l’immensa grazia di Dio opera nella povertà umana: “è scomparsa la tua colpa”; “la grazia di Dio che è in me non è stata vana”; “non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Abbandoniamoci alla misericordia di Dio e sapremo ripetere anche noi: “ecco, Signore, manda me”.
LETTURE:
Is. 6, 1-2. 3-8;
Sal 137 – Rit. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria;
1 Cor 15, 1-11 (forma breve 1Cor 15,3-8.11);
Lc 5, 1-11
La parola di Dio di questa domenica ha un denominatore comune: la chiamata di Isaia, Paolo e Pietro. Tutti si sono sentiti inadeguati: “sono un uomo dalle labbra impure; non sono degno di essere chiamato apostolo e sono un peccatore”. Ma il Signore interviene e riempie il nostro cuore e di speranza e di stupore, frutti dei cambiamenti che l’immensa grazia di Dio opera nella povertà umana: “è scomparsa la tua colpa”; “la grazia di Dio che è in me non è stata vana”; “non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Abbandoniamoci alla misericordia di Dio e sapremo ripetere anche noi: “ecco, Signore, manda me”.
Traccia di riflessione
Vocazione significa “chiamata”. Riconoscere una vocazione vuol dire sentirsi chiamati, ma ancor più invocati, implorati. Ma da chi? A fare cosa? La prima lettura ci offre quella che viene definita la vocazione di Isaia. L’esperienza forte della presenza del Signore nel Tempio porta Isaia a riconoscere la sua condizione di piccolezza e inadeguatezza di fronte alla maestosità di Dio. Ma è il Signore stesso a purificare e a rendere degno colui che potrà offrirsi per la missione che l’Eterno ha da compiere. E la paura diventa disponibilità espressa in quel “Eccomi, manda me” che risuona in tutto l’essere di chi lo pronuncia.
La seconda lettura ci ricorda che oggi siamo noi ad essere chiamati a seguire Gesù, ognuno nel suo modo specifico, ma anche insieme come comunità cristiana, chiamata essa stessa ad annunciare quella Parola di salvezza di Cristo Risorto.
Il Vangelo ci porta sulle sponde del lago di Tiberiade dove Gesù sta annunciando la Parola. Gesù, oltre che alla folla, volge lo sguardo verso Pietro, chiedendogli aiuto. Gesù pensa: Come faccio a farmi vedere da tutti? Sale sulla barca di Pietro e lo rende partecipe del suo annuncio. Nessuno deve rimanere fuori o ai margini, tutti vanno raggiunti, soprattutto chi è lontano, distratto, preso dai suoi affanni, chi è annebbiato dal dolore.
“Lo pregò di scostarsi un poco da terra”: nel fallimento c’è un Dio che sale sulla nostra barca e attraversa con noi il mare della vita e anche le tempeste e consegna una Parola. Per Pietro è questa: “prendi il largo e getta le reti per la pesca”. Non basta scostarsi da terra, ma bisogna prendere il largo, andare in profondità. C’è la stessa situazione, stesso mare, stessa barca, stesso luogo, anzi c’è un elemento negativo… è giorno e di giorno non si pesca…. Ma c’è la Sua Parola, la Sua presenza, la Sua compagnia. “Sulla tua parola getterò le mie reti … e presero una quantità enorme di pesci”. Sempre esagerato il Signore … Egli dà il centuplo. Gesù poi non si ferma al fallimento di Pietro ma focalizza le sue potenzialità e così fa con noi. Gesù sa che in me c’è un domani che insieme possiamo costruire.
Pietro è l’uomo capace di dire le parole più belle e vere a Gesù ma in alcuni momenti va fuori strada … invece di essere felice per i pesci presi esclama: “allontanati di me che sono peccatore”, chiede a Gesù l’unica cosa che Gesù non sa fare. Lui è venuto per i peccatori, per i falliti, per coloro che “hanno faticato tutta la notte e non hanno preso nulla”, quante volte ci sentiamo così … Signore io ho fatto di tutto in quella relazione, con i miei figli, con i miei colleghi … ma non ho raccolto nulla … e arriva il NON TEMERE e con esso l’invito alla missione. Chi incontra veramente il Signore non può non essere missionario. “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Gesù affida a Pietro e a me il Vangelo, mi dice riparti da dove ti sei fermato, porta vita agli altri, porta speranza, gioia, compassione. Pietro questo lo capirà più in là quando esclamerà quella bellissima frase: “Non ho ne argento né oro ma quello che ho te lo do”. Cosa siamo chiamati a donare? La potenza di Dio in noi, il suo respiro divino che ci abita. Deve essere questo il nostro cammino di conversione, credere che Gesù è vicino nel nostro fallimento e mi fa ripartire mettendo a servizio i miei doni. “Lasciarono tutto e lo seguirono”: rivediamo la nostra vita, i nostri fallimenti, consegniamoli al Signore, permettiamo a Lui di operare in noi, di aprirci lo sguardo sulle cose, di vederle con i suoi occhi. Sia questa la nostra preghiera e la nostra forza.
Vocazione significa “chiamata”. Riconoscere una vocazione vuol dire sentirsi chiamati, ma ancor più invocati, implorati. Ma da chi? A fare cosa? La prima lettura ci offre quella che viene definita la vocazione di Isaia. L’esperienza forte della presenza del Signore nel Tempio porta Isaia a riconoscere la sua condizione di piccolezza e inadeguatezza di fronte alla maestosità di Dio. Ma è il Signore stesso a purificare e a rendere degno colui che potrà offrirsi per la missione che l’Eterno ha da compiere. E la paura diventa disponibilità espressa in quel “Eccomi, manda me” che risuona in tutto l’essere di chi lo pronuncia.
La seconda lettura ci ricorda che oggi siamo noi ad essere chiamati a seguire Gesù, ognuno nel suo modo specifico, ma anche insieme come comunità cristiana, chiamata essa stessa ad annunciare quella Parola di salvezza di Cristo Risorto.
Il Vangelo ci porta sulle sponde del lago di Tiberiade dove Gesù sta annunciando la Parola. Gesù, oltre che alla folla, volge lo sguardo verso Pietro, chiedendogli aiuto. Gesù pensa: Come faccio a farmi vedere da tutti? Sale sulla barca di Pietro e lo rende partecipe del suo annuncio. Nessuno deve rimanere fuori o ai margini, tutti vanno raggiunti, soprattutto chi è lontano, distratto, preso dai suoi affanni, chi è annebbiato dal dolore.
“Lo pregò di scostarsi un poco da terra”: nel fallimento c’è un Dio che sale sulla nostra barca e attraversa con noi il mare della vita e anche le tempeste e consegna una Parola. Per Pietro è questa: “prendi il largo e getta le reti per la pesca”. Non basta scostarsi da terra, ma bisogna prendere il largo, andare in profondità. C’è la stessa situazione, stesso mare, stessa barca, stesso luogo, anzi c’è un elemento negativo… è giorno e di giorno non si pesca…. Ma c’è la Sua Parola, la Sua presenza, la Sua compagnia. “Sulla tua parola getterò le mie reti … e presero una quantità enorme di pesci”. Sempre esagerato il Signore … Egli dà il centuplo. Gesù poi non si ferma al fallimento di Pietro ma focalizza le sue potenzialità e così fa con noi. Gesù sa che in me c’è un domani che insieme possiamo costruire.
Pietro è l’uomo capace di dire le parole più belle e vere a Gesù ma in alcuni momenti va fuori strada … invece di essere felice per i pesci presi esclama: “allontanati di me che sono peccatore”, chiede a Gesù l’unica cosa che Gesù non sa fare. Lui è venuto per i peccatori, per i falliti, per coloro che “hanno faticato tutta la notte e non hanno preso nulla”, quante volte ci sentiamo così … Signore io ho fatto di tutto in quella relazione, con i miei figli, con i miei colleghi … ma non ho raccolto nulla … e arriva il NON TEMERE e con esso l’invito alla missione. Chi incontra veramente il Signore non può non essere missionario. “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Gesù affida a Pietro e a me il Vangelo, mi dice riparti da dove ti sei fermato, porta vita agli altri, porta speranza, gioia, compassione. Pietro questo lo capirà più in là quando esclamerà quella bellissima frase: “Non ho ne argento né oro ma quello che ho te lo do”. Cosa siamo chiamati a donare? La potenza di Dio in noi, il suo respiro divino che ci abita. Deve essere questo il nostro cammino di conversione, credere che Gesù è vicino nel nostro fallimento e mi fa ripartire mettendo a servizio i miei doni. “Lasciarono tutto e lo seguirono”: rivediamo la nostra vita, i nostri fallimenti, consegniamoli al Signore, permettiamo a Lui di operare in noi, di aprirci lo sguardo sulle cose, di vederle con i suoi occhi. Sia questa la nostra preghiera e la nostra forza.
Preghiera dei fedeli
• Per la Santa Chiesa, affinché faccia sempre trasparire la presenza del Signore in cui crede e spera per la salvezza del suo popolo, preghiamo.
• Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri e i diaconi della nostra Chiesa, affinché, guidati dalla Sapienza di Dio, possano essere portatori della luce e della misericordia del Padre per la crescita spirituale e la conversione del cuore di tutti, preghiamo.
• Per i giovani che sono in cerca di Dio, affinché le nostre comunità siano testimonianza autentica e guida nel cammino della loro vita, preghiamo.
• Per le nostre famiglie, affinché sappiano accrescere il senso di ospitalità, di accoglienza e diventino luogo privilegiato per far nascere nuove vocazioni, preghiamo.
• Per noi qui riuniti affinché possiamo rispondere, con coraggio e senza timore, alla chiamata di Cristo con il nostro “Eccomi, manda me!” e testimoniare la nostra appartenenza a Lui in ogni ambiente e situazione di vita, preghiamo
• Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri e i diaconi della nostra Chiesa, affinché, guidati dalla Sapienza di Dio, possano essere portatori della luce e della misericordia del Padre per la crescita spirituale e la conversione del cuore di tutti, preghiamo.
• Per i giovani che sono in cerca di Dio, affinché le nostre comunità siano testimonianza autentica e guida nel cammino della loro vita, preghiamo.
• Per le nostre famiglie, affinché sappiano accrescere il senso di ospitalità, di accoglienza e diventino luogo privilegiato per far nascere nuove vocazioni, preghiamo.
• Per noi qui riuniti affinché possiamo rispondere, con coraggio e senza timore, alla chiamata di Cristo con il nostro “Eccomi, manda me!” e testimoniare la nostra appartenenza a Lui in ogni ambiente e situazione di vita, preghiamo
Dialogo eucaristico
Grazie Signore Gesù perché la tua misericordia ci trasforma in creature nuove, libere dalle impurità, dal nostro egoismo, per essere pronti a donarci ai fratelli! Vogliamo ripetere, come Isaia, “ecco Signore, manda me!”.
Siamo consapevoli che solo con Te e in Te possiamo essere per il mondo strumenti di salvezza. Signore, ispiraci col tuo Amore e la Tua Grazia.
Con profonda gratitudine e grande umiltà Ti chiediamo di renderci capaci di diffondere l’amore gratuito del Padre; di accogliere il fratello come Tu, Signore, ci accogli nelle nostre fragilità, per rigenerarci nell’amore e nella tenerezza di Dio.
Con la forza che riceviamo dall’Eucaristia ci fidiamo di Te, fai di noi strumenti della tua Santità. Amen.
Grazie Signore Gesù perché la tua misericordia ci trasforma in creature nuove, libere dalle impurità, dal nostro egoismo, per essere pronti a donarci ai fratelli! Vogliamo ripetere, come Isaia, “ecco Signore, manda me!”.
Siamo consapevoli che solo con Te e in Te possiamo essere per il mondo strumenti di salvezza. Signore, ispiraci col tuo Amore e la Tua Grazia.
Con profonda gratitudine e grande umiltà Ti chiediamo di renderci capaci di diffondere l’amore gratuito del Padre; di accogliere il fratello come Tu, Signore, ci accogli nelle nostre fragilità, per rigenerarci nell’amore e nella tenerezza di Dio.
Con la forza che riceviamo dall’Eucaristia ci fidiamo di Te, fai di noi strumenti della tua Santità. Amen.
Idea guida
Consapevoli della nostra vocazione andiamo e annunciamo l’amore infinito di Dio per ciascun uomo, lasciamo in tutti una traccia di Dio!
Consapevoli della nostra vocazione andiamo e annunciamo l’amore infinito di Dio per ciascun uomo, lasciamo in tutti una traccia di Dio!
Sussidio preparato da Don Roberto Manenti, Loretta Angelini,
Alberto Hermanin, Graziella Manfrè, Mirella Scalia e Maria Francesca Ragusa
Alberto Hermanin, Graziella Manfrè, Mirella Scalia e Maria Francesca Ragusa
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