Idea luce
La fede è un rispondere alla chiamata di Gesù.
La fede è un rispondere alla chiamata di Gesù.
Introduzione
La liturgia di oggi, XXX Domenica del Tempo Ordinario, ci invita a riflettere sul dono della fede. Il Signore offre la possibilità di salvezza e della vita eterna e allora invochiamo e ascoltiamo Gesù che ci chiama ad una vita piena. Dio è Padre che ascolta il grido dei poveri, che raduna i figli dispersi, guarisce le infermità, compie grandi cose per noi. Seguiamo la scia del cieco Bartimeo, imitiamolo nel coraggio di gridare al Signore la nostra fede e il desiderio forte di essere da Lui ascoltati, amati, salvati. Restiamo uniti a Gesù, affidiamoci totalmente a Lui perché il Signore è sempre accanto a noi e ci sostiene col suo amore.
La liturgia di oggi, XXX Domenica del Tempo Ordinario, ci invita a riflettere sul dono della fede. Il Signore offre la possibilità di salvezza e della vita eterna e allora invochiamo e ascoltiamo Gesù che ci chiama ad una vita piena. Dio è Padre che ascolta il grido dei poveri, che raduna i figli dispersi, guarisce le infermità, compie grandi cose per noi. Seguiamo la scia del cieco Bartimeo, imitiamolo nel coraggio di gridare al Signore la nostra fede e il desiderio forte di essere da Lui ascoltati, amati, salvati. Restiamo uniti a Gesù, affidiamoci totalmente a Lui perché il Signore è sempre accanto a noi e ci sostiene col suo amore.
Liturgia della Parola
LETTURE:
Ger 31, 7-9;
Sal 125 – Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi;
Eb 5, 1-6;
Mc 10, 46-52
Il profeta Geremia, nella prima lettura, annuncia l’intervento di Dio che libera il suo popolo. Gesù, nel brano del Vangelo della guarigione del cieco, presta attenzione ad un popolo di poveri, di “mendicanti”, di ciechi, zoppi, donne bisognose: questi sono i protagonisti della Parola di oggi, questi sono il resto di Israele che sta a cuore a Dio, e che Egli sempre intende salvare. Attraverso di essi ci invita a riflettere sulla liberazione dell’umanità dal peccato. Accostiamoci con fede e gratitudine all’ascolto della Parola, sentiamoci oggetto di attenzione da parte di Gesù che, passando tra la folla, sa riconoscere e ascoltare il grido di ogni povero che lo implora e ricordiamo che la vera salvezza è di chi si affida al Signore; non è opera degli uomini e non deriva dai loro meriti. La vera salvezza è data dall’amore di Dio.
LETTURE:
Ger 31, 7-9;
Sal 125 – Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi;
Eb 5, 1-6;
Mc 10, 46-52
Il profeta Geremia, nella prima lettura, annuncia l’intervento di Dio che libera il suo popolo. Gesù, nel brano del Vangelo della guarigione del cieco, presta attenzione ad un popolo di poveri, di “mendicanti”, di ciechi, zoppi, donne bisognose: questi sono i protagonisti della Parola di oggi, questi sono il resto di Israele che sta a cuore a Dio, e che Egli sempre intende salvare. Attraverso di essi ci invita a riflettere sulla liberazione dell’umanità dal peccato. Accostiamoci con fede e gratitudine all’ascolto della Parola, sentiamoci oggetto di attenzione da parte di Gesù che, passando tra la folla, sa riconoscere e ascoltare il grido di ogni povero che lo implora e ricordiamo che la vera salvezza è di chi si affida al Signore; non è opera degli uomini e non deriva dai loro meriti. La vera salvezza è data dall’amore di Dio.
Traccia di riflessione
La Parola di Dio dona sempre luce: ci lasciamo guidare da due parole che ritornano più volte nelle Letture di questa domenica. Sono le parole “gioia” e “grido”. Spesso troviamo nei libri dei profeti e nel canto dei salmi, come oggi in Geremia e nel Salmo, la percezione e la consapevolezza di un fare molto paterno e materno di Dio. Egli ci considera e ci vuole tutti suoi figli, al cento per cento, santi al suo cospetto. Egli conosce la nostra indigenza e un popolo di gente che abita la strada, che vive alla sua presenza, che non ha pretese o prepotenze da rivendicare; Egli è colui che vuole asciugare le lacrime, che vuole consolare, eliminare il pianto generato da soprusi, discriminazioni, sofferenze di ogni genere. Proprio per questo il profeta, che intravede prima degli altri i segni di questi interventi salvifici e santificanti di Dio, invita a gioire, a esultare, ad abbandonare la tristezza; o, come esorta il salmista, a riempirsi la bocca di sorriso.
Nel dispiegarsi della storia, come ci spiega e ribadisce la lettera agli Ebrei, l’intervento di amore più totale e totalizzante di Dio è nel dono che Egli ci fa di Cristo, il suo Figlio prediletto, sacerdote per sempre, sacrificato una volta per tutte per noi. Rimaniamo edificati da Bartimeo, il giovane cieco così ben descritto nel Vangelo di Marco: la sua condizione sociale è quella di una persona scartata, emarginata, costretta a mendicare. Ma proprio a partire da questa sua condizione egli sa riconoscere in Gesù il Maestro, il Salvatore, il Figlio di Dio, non ha paura di gridargli il suo bisogno, la sua voglia di incrociare il suo guardo, di poterlo incontrare e vedere; c’è un grido costante dentro la storia umana, il grido dei poveri che implorano attenzione e salvezza. C’è un grido che arriva diretto alle orecchie e al cuore di Cristo, ed è il grido di chi sceglie di credere fino in fondo in Lui, di fidarsi ciecamente del suo amore e delle sue parole, di scoprirsi e restare povero, e quindi veramente libero di seguirlo.
La Parola di Dio dona sempre luce: ci lasciamo guidare da due parole che ritornano più volte nelle Letture di questa domenica. Sono le parole “gioia” e “grido”. Spesso troviamo nei libri dei profeti e nel canto dei salmi, come oggi in Geremia e nel Salmo, la percezione e la consapevolezza di un fare molto paterno e materno di Dio. Egli ci considera e ci vuole tutti suoi figli, al cento per cento, santi al suo cospetto. Egli conosce la nostra indigenza e un popolo di gente che abita la strada, che vive alla sua presenza, che non ha pretese o prepotenze da rivendicare; Egli è colui che vuole asciugare le lacrime, che vuole consolare, eliminare il pianto generato da soprusi, discriminazioni, sofferenze di ogni genere. Proprio per questo il profeta, che intravede prima degli altri i segni di questi interventi salvifici e santificanti di Dio, invita a gioire, a esultare, ad abbandonare la tristezza; o, come esorta il salmista, a riempirsi la bocca di sorriso.
Nel dispiegarsi della storia, come ci spiega e ribadisce la lettera agli Ebrei, l’intervento di amore più totale e totalizzante di Dio è nel dono che Egli ci fa di Cristo, il suo Figlio prediletto, sacerdote per sempre, sacrificato una volta per tutte per noi. Rimaniamo edificati da Bartimeo, il giovane cieco così ben descritto nel Vangelo di Marco: la sua condizione sociale è quella di una persona scartata, emarginata, costretta a mendicare. Ma proprio a partire da questa sua condizione egli sa riconoscere in Gesù il Maestro, il Salvatore, il Figlio di Dio, non ha paura di gridargli il suo bisogno, la sua voglia di incrociare il suo guardo, di poterlo incontrare e vedere; c’è un grido costante dentro la storia umana, il grido dei poveri che implorano attenzione e salvezza. C’è un grido che arriva diretto alle orecchie e al cuore di Cristo, ed è il grido di chi sceglie di credere fino in fondo in Lui, di fidarsi ciecamente del suo amore e delle sue parole, di scoprirsi e restare povero, e quindi veramente libero di seguirlo.
Preghiera dei fedeli
• Per la Chiesa, perché ovunque nel mondo faccia esperienza di essere popolo scelto e amato da Dio, Chiesa dei poveri, sempre in cammino verso la gioia, capace di allontanare da sé ogni pretesa di potere, di annunciare la salvezza che il Signore offre e di sapere andare incontro ai più deboli. Preghiamo
• Per Papa Francesco, i vescovi, i presbiteri e i diaconi che possano essere sempre più strumenti di conversione e divulgatori di amore, di giustizia e di pace. Preghiamo.
• Per i governanti e gli uomini che hanno responsabilità sociali, perché sappiano ascoltare il grido dei piccoli e dei poveri, si facciano attenti interpreti dei loro bisogni e sappiano aiutarli con interventi efficaci, preghiamo.
• Per tutti gli uomini e le donne che, come il cieco di Gerico, vivono una condizione di emarginazione sociale e spirituale, perché ci sia per loro un incontro salvifico, uno sguardo concreto di fraternità che generi vita nuova, testimonianza di amore e speranza, preghiamo.
• Per la pace nel mondo, perché popoli con ideologie e culture diverse sappiano convivere nel rispetto reciproco comprendendo che l’amore è l’unico bene che esalti e gratifichi l’uomo. Preghiamo.
• Per tutti noi che partecipiamo a questa Eucaristia, perché sappiamo fare tesoro del messaggio di gioia e speranza che riceviamo dalla Parola e dall’offerta sacrificale di Cristo e la nostra fede si rafforzi, per una risposta di santità sempre più grande, preghiamo.
• Per la Chiesa, perché ovunque nel mondo faccia esperienza di essere popolo scelto e amato da Dio, Chiesa dei poveri, sempre in cammino verso la gioia, capace di allontanare da sé ogni pretesa di potere, di annunciare la salvezza che il Signore offre e di sapere andare incontro ai più deboli. Preghiamo
• Per Papa Francesco, i vescovi, i presbiteri e i diaconi che possano essere sempre più strumenti di conversione e divulgatori di amore, di giustizia e di pace. Preghiamo.
• Per i governanti e gli uomini che hanno responsabilità sociali, perché sappiano ascoltare il grido dei piccoli e dei poveri, si facciano attenti interpreti dei loro bisogni e sappiano aiutarli con interventi efficaci, preghiamo.
• Per tutti gli uomini e le donne che, come il cieco di Gerico, vivono una condizione di emarginazione sociale e spirituale, perché ci sia per loro un incontro salvifico, uno sguardo concreto di fraternità che generi vita nuova, testimonianza di amore e speranza, preghiamo.
• Per la pace nel mondo, perché popoli con ideologie e culture diverse sappiano convivere nel rispetto reciproco comprendendo che l’amore è l’unico bene che esalti e gratifichi l’uomo. Preghiamo.
• Per tutti noi che partecipiamo a questa Eucaristia, perché sappiamo fare tesoro del messaggio di gioia e speranza che riceviamo dalla Parola e dall’offerta sacrificale di Cristo e la nostra fede si rafforzi, per una risposta di santità sempre più grande, preghiamo.
Dialogo eucaristico
Gesù Eucaristia, guida sicura che conduce al Padre, Luce che doni luce, carezza e soccorso di chi ti chiede aiuto, sei nel cuore e abiti la nostra debolezza e la nostra povertà. Possano i nostri occhi asciugare le lacrime e gioire del tuo sguardo, possa la nostra bocca riempirsi di sorriso.
Vogliamo poterti gridare come Bartimeo: guariscici dalla nostra cecità, risveglia e alimenta col tuo Amore la nostra fede che ci conduce, con cuore rinnovato, ad una vita nuova; abbi pietà di noi sempre e dona misericordia; abbi pietà e infondi coraggio, abbi pietà di noi e donaci la forza di ricominciare oggi, da qui e ora, un cammino che ha da te il suo inizio e in te il suo compimento.
Affidiamoci all’amore materno della Madonna della Fiducia perché ci guidi ad essere degni testimoni di Cristo e ci sostenga nel nostro cammino di santità.
Amen.
Vogliamo poterti gridare come Bartimeo: guariscici dalla nostra cecità, risveglia e alimenta col tuo Amore la nostra fede che ci conduce, con cuore rinnovato, ad una vita nuova; abbi pietà di noi sempre e dona misericordia; abbi pietà e infondi coraggio, abbi pietà di noi e donaci la forza di ricominciare oggi, da qui e ora, un cammino che ha da te il suo inizio e in te il suo compimento.
Affidiamoci all’amore materno della Madonna della Fiducia perché ci guidi ad essere degni testimoni di Cristo e ci sostenga nel nostro cammino di santità.
Amen.
Idea guida
Prendiamo coscienza della nostra cecità e andiamo incontro al Signore.
Sussidio preparato da Alberto Hermanin,
Valeria Angeloro, Mirella Scalia, Annamaria Garro.
Valeria Angeloro, Mirella Scalia, Annamaria Garro.
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