Idea luce
Ci ha scelti.
Ci ha scelti.
Introduzione
Una domenica che ci parla di risposte alla chiamata del Padre. Lui ci ha scelti. La liturgia scioglie oggi un magnifico inno di lode per colui che ci ha scelti “per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. È un preciso quanto poetico riassunto della chiamata del Padre, e ha un nome: santità.
Una domenica che ci parla di risposte alla chiamata del Padre. Lui ci ha scelti. La liturgia scioglie oggi un magnifico inno di lode per colui che ci ha scelti “per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. È un preciso quanto poetico riassunto della chiamata del Padre, e ha un nome: santità.
Liturgia della Parola
LETTURE
Am 7,12-15;
Sal 84 – Rit. Mostraci, Signore, la tua misericordia;
Ef 1, 3-14;
Mc 6, 7-13
La Parola oggi ci parla solo della nostra elezione, del nostro essere scelti a dispetto, si direbbe, delle nostre aspettative “ero un mandriano: il Signore mi prese mentre seguivo il gregge”. Il Signore Gesù “prese a mandarli”, con precise, quasi circostanziate istruzioni: anzi, ordini. Non limitiamoci ad ascoltare, ma meditiamo le caratteristiche della nostra chiamata.
LETTURE
Am 7,12-15;
Sal 84 – Rit. Mostraci, Signore, la tua misericordia;
Ef 1, 3-14;
Mc 6, 7-13
La Parola oggi ci parla solo della nostra elezione, del nostro essere scelti a dispetto, si direbbe, delle nostre aspettative “ero un mandriano: il Signore mi prese mentre seguivo il gregge”. Il Signore Gesù “prese a mandarli”, con precise, quasi circostanziate istruzioni: anzi, ordini. Non limitiamoci ad ascoltare, ma meditiamo le caratteristiche della nostra chiamata.
Traccia di riflessione
Siamo invitati dalla liturgia ad un esame della nostra esistenza, che è come dire a riflettere sul senso della nostra vita: non un esame moralistico fatto con la bilancia di una angusta dimensione casistica. Qui si parla di fulmini, non di lampadine elettriche. Il senso della nostra vita lo troviamo aprendoci al destino cui il Padre ci chiama: partecipare alla sua stessa santità, fare la verità, cioè essere come suo Figlio, per essere, come siamo diventati, suoi figli, immacolati. Singolare destino del cristiano, che sembra chiamato a cose eccelse, e comprensibilmente recalcitra di fronte ad esse: aiutato da una lunga tradizione di filosofia morale, conosce i propri errori, le ripetute, inestirpabili debolezze. Come è possibile che io sia inviato a proclamare la conversione come gli apostoli del racconto di Marco, come potrò mai io avere “potere sugli spiriti impuri” se sono io il primo ad esserne vittima e complice? Possiamo certamente imparare qualcosa dalla risposta di Amos ad Amasia: “Non ero profeta né figlio di profeta… il Signore mi prese”. Una espressione molto simile a quella di san Paolo in Fil, 3, 12 quando dice di essere stato ‘ghermito’, ‘afferrato’, ‘conquistato’ da Cristo. Ma il cristianesimo non è una emozione consolatoria: niente pane né sacca né denaro per gli apostoli “mandati”. Istruzioni dettagliate quanto austere, sia per loro che per i loro ‘catecumeni’: “se non vi ascoltano scuotete la polvere sotto i vostri piedi”. Bisogna dunque collocarsi in una dimensione di uscita dal nostro io? Notiamo prima di tutto che si è mandati a due a due, cioè in una dimensione comunitaria e sociale, che è sempre di conforto all’essere umano, e Dio lo sa. E ci soccorrono pure le parole del Santo Padre. “Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo”. (Gaudete et Exsultate, 6) Io, noi, siamo quel popolo.
Siamo invitati dalla liturgia ad un esame della nostra esistenza, che è come dire a riflettere sul senso della nostra vita: non un esame moralistico fatto con la bilancia di una angusta dimensione casistica. Qui si parla di fulmini, non di lampadine elettriche. Il senso della nostra vita lo troviamo aprendoci al destino cui il Padre ci chiama: partecipare alla sua stessa santità, fare la verità, cioè essere come suo Figlio, per essere, come siamo diventati, suoi figli, immacolati. Singolare destino del cristiano, che sembra chiamato a cose eccelse, e comprensibilmente recalcitra di fronte ad esse: aiutato da una lunga tradizione di filosofia morale, conosce i propri errori, le ripetute, inestirpabili debolezze. Come è possibile che io sia inviato a proclamare la conversione come gli apostoli del racconto di Marco, come potrò mai io avere “potere sugli spiriti impuri” se sono io il primo ad esserne vittima e complice? Possiamo certamente imparare qualcosa dalla risposta di Amos ad Amasia: “Non ero profeta né figlio di profeta… il Signore mi prese”. Una espressione molto simile a quella di san Paolo in Fil, 3, 12 quando dice di essere stato ‘ghermito’, ‘afferrato’, ‘conquistato’ da Cristo. Ma il cristianesimo non è una emozione consolatoria: niente pane né sacca né denaro per gli apostoli “mandati”. Istruzioni dettagliate quanto austere, sia per loro che per i loro ‘catecumeni’: “se non vi ascoltano scuotete la polvere sotto i vostri piedi”. Bisogna dunque collocarsi in una dimensione di uscita dal nostro io? Notiamo prima di tutto che si è mandati a due a due, cioè in una dimensione comunitaria e sociale, che è sempre di conforto all’essere umano, e Dio lo sa. E ci soccorrono pure le parole del Santo Padre. “Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo”. (Gaudete et Exsultate, 6) Io, noi, siamo quel popolo.
Preghiera dei fedeli
• Per la Chiesa, perché nel suo cammino terreno segua sempre il comando del suo Signore di non prendere né pane né sacca né denaro alla cintura, preghiamo
• Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri e i diaconi, perché sappiano proclamare la conversione e confortare i cuori malati nella carità, e non abbiano mai paura di scuotere la polvere dai loro piedi, preghiamo
• Per i fedeli laici e per tutti i cristiani perché sempre meglio comprendano di essere figli amati di Dio, inseriti nel suo piano di salvezza, chiamati ad essere santi come lui è santo, preghiamo
• Per coloro che sono divenuti tempio dello Spirito con il dono del Battesimo e della Confermazione, perché il dono di Dio li faccia crescere nella vita della Chiesa, preghiamo.
• Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri e i diaconi, perché sappiano proclamare la conversione e confortare i cuori malati nella carità, e non abbiano mai paura di scuotere la polvere dai loro piedi, preghiamo
• Per i fedeli laici e per tutti i cristiani perché sempre meglio comprendano di essere figli amati di Dio, inseriti nel suo piano di salvezza, chiamati ad essere santi come lui è santo, preghiamo
• Per coloro che sono divenuti tempio dello Spirito con il dono del Battesimo e della Confermazione, perché il dono di Dio li faccia crescere nella vita della Chiesa, preghiamo.
Dialogo eucaristico
Signore, tu vuoi mandarci nel mondo per essere come te e condividere il tuo destino: e questo è duro per noi, che non abbiamo il tuo coraggio, e siamo sempre affamati e stanchi. Ma ecco, tu stesso ti fai nostro nutrimento, nostro pane, nostra riserva di forza, nell’Eucaristia senza la quale non possiamo vivere. Grazie Signore Gesù! Con te, grazie a te, anche la nostra misera terra darà il suo frutto.
Signore, tu vuoi mandarci nel mondo per essere come te e condividere il tuo destino: e questo è duro per noi, che non abbiamo il tuo coraggio, e siamo sempre affamati e stanchi. Ma ecco, tu stesso ti fai nostro nutrimento, nostro pane, nostra riserva di forza, nell’Eucaristia senza la quale non possiamo vivere. Grazie Signore Gesù! Con te, grazie a te, anche la nostra misera terra darà il suo frutto.
Idea guida
Testimoniamo ai fratelli la ricchezza della grazia che ci ha scelto.
Testimoniamo ai fratelli la ricchezza della grazia che ci ha scelto.
Animazione liturgica preparata da Loretta Angelini, Valeria Angeloro,
Alberto Hermanin e Maria Francesca Ragusa.
Alberto Hermanin e Maria Francesca Ragusa.
© 2021 Aggancio – Movimento Pro Sanctitate – Tutti i diritti riservati