Idea Luce
La carità non fa alcun male al prossimo.
La carità non fa alcun male al prossimo.
Introduzione
Spesso siamo convinti che sia sufficiente per noi adottare una condotta personale irreprensibile. Non basta! La comunità cristiana è un corpo, e ogni peccato anche nella sfera personale, danneggia tutta la comunità. Per tale motivo il cristiano ha il dovere di “richiamare” il fratello che sbaglia. Ma il richiamo sarà peggio che inutile se non sarà fatto come un’opera di soccorso, un esercizio di amore: infatti, la carità non fa alcun male al prossimo.
Spesso siamo convinti che sia sufficiente per noi adottare una condotta personale irreprensibile. Non basta! La comunità cristiana è un corpo, e ogni peccato anche nella sfera personale, danneggia tutta la comunità. Per tale motivo il cristiano ha il dovere di “richiamare” il fratello che sbaglia. Ma il richiamo sarà peggio che inutile se non sarà fatto come un’opera di soccorso, un esercizio di amore: infatti, la carità non fa alcun male al prossimo.
Liturgia della Parola
LETTURE: Ez 33, 1.7-9;
Sal 94;
Rm 13, 8-10;
Mt 18, 15-20
Le letture di questa domenica ci invitano ad uscire dal nostro piccolo cerchio per allargare lo sguardo a coloro che ci stanno attorno. Ezechiele è costituito sentinella: egli ha il dovere di avvisare il peccatore dei suoi errori. Con questo non si elimina il male, ma non si diventa complici di esso. Il Vangelo estende questo compito di sentinella a tutti i membri della comunità cristiana. Spesso pensiamo che chiudere gli occhi sul male che ci circonda sia un modo per evitare le tensioni sociali. Per il cristiano è invece un peccato di omissione di cui Dio ci chiederà conto. Lasciamoci convertire dalla Parola.
LETTURE: Ez 33, 1.7-9;
Sal 94;
Rm 13, 8-10;
Mt 18, 15-20
Le letture di questa domenica ci invitano ad uscire dal nostro piccolo cerchio per allargare lo sguardo a coloro che ci stanno attorno. Ezechiele è costituito sentinella: egli ha il dovere di avvisare il peccatore dei suoi errori. Con questo non si elimina il male, ma non si diventa complici di esso. Il Vangelo estende questo compito di sentinella a tutti i membri della comunità cristiana. Spesso pensiamo che chiudere gli occhi sul male che ci circonda sia un modo per evitare le tensioni sociali. Per il cristiano è invece un peccato di omissione di cui Dio ci chiederà conto. Lasciamoci convertire dalla Parola.
Traccia di riflessione
Oggi il Vangelo sembra indicarci una sorta di metodologia pastorale, evidentemente familiare ai tempi in cui fu scritto, ma il cui insegnamento non perde la sua validità anche in un contesto culturale ed ecclesiale diverso. Osserviamo la gradualità con la quale ci si consiglia di agire: essa non è altro che la concretizzazione di quanto leggiamo nella lettera ai Romani: pienezza della Legge è la carità. E il magistero papale di questo tempo non si stanca di ripeterlo. Da una parte dunque siamo costituiti “sentinelle”, come Ezechiele: dall’altro dobbiamo esercitare questa chiamata nel segno della carità. Gesù sembra chiaramente rivolgersi proprio alla Chiesa come comunità, nell’indicarle questa linea di condotta: infatti ricorda, rivolgendosi a tutti, che quello che la Chiesa lega in terra sarà legato anche in cielo: sono quasi le stesse parole riportate nel capitolo 16 (19) con cui istituisce Pietro come suo capo. Sta dunque in primo luogo ad ognuno di noi esercitare la giustizia nella carità, ma verrebbe da dire anche esercitare la carità nella giustizia: e tanto più questo vale per tutta la comunità, la Chiesa. Il potere ad essa attribuito, infatti, che può certamente far tremare le vene ai polsi di chi lo esercita – forse non è un caso che sia chiamata stanza “delle lacrime” quella in cui il nuovo Papa indossa i paramenti della sua carica – è, come si dice, ordinato esclusivamente alla santificazione. Vogliamo però essere chiari con noi stessi e non restare in ambito teorico, anche se affascinante: il cuore del messaggio che oggi ci arriva è che non è il disegnare bene le linee di un confine quello che importa: importa invece che il peccatore si converta e viva.
Oggi il Vangelo sembra indicarci una sorta di metodologia pastorale, evidentemente familiare ai tempi in cui fu scritto, ma il cui insegnamento non perde la sua validità anche in un contesto culturale ed ecclesiale diverso. Osserviamo la gradualità con la quale ci si consiglia di agire: essa non è altro che la concretizzazione di quanto leggiamo nella lettera ai Romani: pienezza della Legge è la carità. E il magistero papale di questo tempo non si stanca di ripeterlo. Da una parte dunque siamo costituiti “sentinelle”, come Ezechiele: dall’altro dobbiamo esercitare questa chiamata nel segno della carità. Gesù sembra chiaramente rivolgersi proprio alla Chiesa come comunità, nell’indicarle questa linea di condotta: infatti ricorda, rivolgendosi a tutti, che quello che la Chiesa lega in terra sarà legato anche in cielo: sono quasi le stesse parole riportate nel capitolo 16 (19) con cui istituisce Pietro come suo capo. Sta dunque in primo luogo ad ognuno di noi esercitare la giustizia nella carità, ma verrebbe da dire anche esercitare la carità nella giustizia: e tanto più questo vale per tutta la comunità, la Chiesa. Il potere ad essa attribuito, infatti, che può certamente far tremare le vene ai polsi di chi lo esercita – forse non è un caso che sia chiamata stanza “delle lacrime” quella in cui il nuovo Papa indossa i paramenti della sua carica – è, come si dice, ordinato esclusivamente alla santificazione. Vogliamo però essere chiari con noi stessi e non restare in ambito teorico, anche se affascinante: il cuore del messaggio che oggi ci arriva è che non è il disegnare bene le linee di un confine quello che importa: importa invece che il peccatore si converta e viva.
Preghiera dei fedeli
• Per la Chiesa. Sia essa realmente corpo del Signore, pronta come lui all’estremo sacrificio di amore per l’umanità, messaggera della giustizia di Dio che è amore, preghiamo
• Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti e i diaconi chiamati alla guida della famiglia di Dio nella giustizia e nell’amore, sempre indivisibili. Perché il Signore sempre li sostenga e li guidi, preghiamo
• Per tutti fedeli e per noi qui riuniti, perché sempre meglio comprendiamo la verità ultima della nostra fede, che il Padre ci ama tutti, e ci chiama a sé, preghiamo.
• Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti e i diaconi chiamati alla guida della famiglia di Dio nella giustizia e nell’amore, sempre indivisibili. Perché il Signore sempre li sostenga e li guidi, preghiamo
• Per tutti fedeli e per noi qui riuniti, perché sempre meglio comprendiamo la verità ultima della nostra fede, che il Padre ci ama tutti, e ci chiama a sé, preghiamo.
Dialogo eucaristico
Gesù Eucaristia, sei in noi perché hai attuato la Legge fino in fondo, amandoci fino alla fine. Noi ti acclamiamo, roccia della nostra salvezza. Resta con noi quando dimentichiamo quanto noi stessi abbiamo da farci perdonare, quando il mondo ci trasforma in giudici impietosi. Solo Tu, Signore, sei giustizia perfetta e senza macchia. Il tuo amore è la vera giustizia. Grazie!
Idea guida
Sobrietà e discrezione siano sempre presenti in noi, nella nostra vita, nel nostro annuncio.
Sobrietà e discrezione siano sempre presenti in noi, nella nostra vita, nel nostro annuncio.
Animazione liturgica preparata da
don Giovanni Deiana, biblista, e da Alberto Hermanin
don Giovanni Deiana, biblista, e da Alberto Hermanin
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