Nato a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio) il 19 dicembre 1842, era il nono di tredici figli di Lorenzo, sindaco del paese, e di Maria Bianchi. Grazie a una borsa di studio, frequentò il collegio Gallio di Como e poi studiò nei seminari diocesani dove la formazione teologica dei chierici era di scarso contenuto culturale ma molto attenta agli aspetti pastorali. Questa impostazione concreta pose il giovane seminarista e sacerdote assai vicino al popolo e a contatto con la vita che esso conduceva. Quando tornava al paese per le vacanze, nella povertà delle valli alpine, s’interessava dei bambini, degli anziani e ammalati del paese. Ricevuta l’ordinazione sacerdotale il 26 maggio 1866, fu parroco prima a Prosto, in Valchiavenna, poi a Savogno dal 1867 al 1875. Conobbe san Giovanni Bosco andando a vivere presso di lui per tre anni a Torino; qui venne a contatto anche con l’opera fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Richiamato in diocesi di Como, è parroco a Traona dal 1878 al 1881, dove tentò di fondare un’istituzione che raccogliesse ragazzi bisognosi. Le autorità politiche anticlericali non vedevano di buon occhio l’iniziativa benefica, considerando don Guanella “un prete sovversivo venuto in Valtellina dalla scuola di don Bosco con l’idea di popolare la valle di preti, frati e monache”, per questo ottennero dal vescovo che lo relegasse in una parrocchia isolata dove potesse dar meno noia. Inviato per alcuni mesi a Olmo, è infine a Pianello del Lario, dal 1881 al 1890. Qui rilevò l’ospizio fondato dal Il santo del mese – ottobre suo predecessore, don Carlo Coppini, gestito da alcune suore, tra le quali Marcellina Bosatta e sua sorella Chiara, in seguito dichiarata beata. Guanella riorganizzò e diede nuovo impulso alla comunità religiosa che prese il nome di Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza e che si sviluppò rapidamente; al ramo femminile si affiancò presto quello maschile della Congregazione dei Servi della Carità, sostenuti dal futuro beato arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari. L’opera si estese nelle province di Milano (1891), Pavia, Sondrio, Rovigo, Roma (1903), Cosenza e all’estero, in Svizzera e negli Stati Uniti d’America (1912).
Il carisma di san Luigi Guanella sgorga dalla sua personale, profonda e mistica esperienza della paternità di Dio. Come sacerdote, il suo incontro con il Padre è partecipazione della carità immensa di Dio, dell’opera creatrice e provvidente, della sua misericordia incarnata in Cristo: la vocazione sacerdotale è il crocevia d’incontro degli uomini con l’amore provvidente di Dio. Gli Istituti da lui fondati si fanno carico di tutta l’ampia fascia intermedia tra i giovani di cui si occupò don Bosco e gli inabili di cui si prese cura il Cottolengo. Don Guanella si dedicò alle persone con problemi ma ancora capaci di una ripresa: bambini e giovani, anziani, emarginati, handicappati.
Il 27 settembre 1915 è colpito da paralisi nella Casa Madre di Como. Due giorni dopo riceveva la visita di san Luigi Orione, assieme al quale si era prodigato per le vittime del terremoto della Marsica. Morì il 24 ottobre 1915. Il solenne funerale, con grande partecipazione di popolo, si tenne il 28 ottobre nella Cattedrale di Como, presieduto dal beato cardinale Andrea Carlo Ferrari. Il corpo è custodito nel Santuario del Sacro Cuore di Como che don Guanella aveva voluto erigere accanto alla Casa Madre dell’Opera della Divina Provvidenza. Fu dichiarato beato da Paolo VI il 25 ottobre 1964. Il 23 ottobre 2011 è stato canonizzato da Benedetto XVI.
Scritti del Santo
La Santissima Comunione – La nostra vita è con Cristo in Dio
Il Signore è Padre che ci ha donato l’essere del corpo fragile, ci ha donato l’essere dell’anima immortale. Iddio è nostro Padre. Può egli un padre star lungi dal figliuol suo? Tanto meno il nostro Padre celeste può star lontano dai figli che ha creati su questa terra. Per questo mandò il suo Unigenito. Gesù Cristo Uomo Dio visse con noi, ci istruì, ci educò, ci porse la destra per ascendere al paradiso. La nostra vita è con Cristo in Dio. Oggigiorno, come al tempo degli apostoli, noi abbiamo Gesù nel Santissimo Sacramento. Egli vive con noi, conversa con noi, ci ammaestra e ci accompagna al celeste Padre. Scorgiamo parte a parte questo avvenimento ammirabile.
Gesù Cristo è la vita della nostra mente. Gesù nel Santissimo Sacramento ci ammaestra in tutti i giorni della vita così: “Beati sono non quelli che proclama il mondo, ma è beato il popolo che elegge per sua porzione il Signore. Beati sono i poveri di spirito, beati quelli che aspirano al paradiso, beati quelli che si assumono la croce dei patimenti quotidiani, più beati quelli che per amor di Gesù Cristo soffrono ben molte persecuzioni”. Intanto Gesù nel Santissimo Sacramento discopre a’ suoi i misteri di celeste sapienza e li guida al cielo. Interrogate Girolamo e Ambrogio, Tommaso e Bonaventura: “Ove attingeste la scienza che riempie quei vostri volumi ammirabili?”. E vi rispondono: “Abbiamo appreso ai piedi di Gesù nel Santissimo Sacramento”. [...]
Come è dolce pregare Gesù nel Santissimo Sacramento! Vale più un quarto d’ora dinanzi ai santi altari che molte prolisse orazioni recitate altrove. Ma specialmente è giovevole ricevere Gesù nella santissima Comunione. Allora è il Padre che con intima confidenza conversa con il figlio diletto. Allora è Gesù che, entrando nella casa del cuor nostro, ci educa come maestro paziente. Bontà del mio Dio! Voi adoperate con me quella dolcezza che per sì gran spazio usaste verso agli apostoli. Usate quella pazienza sì ammirabile che già adoperaste verso alle turbe del popolo di Giudea e di Galilea. Vero, vero. Gesù è vita della nostra mente. Comunicandoci a Gesù nel Santissimo Sacramento impariamo a pensare come pensa Gesù e volere come vuole Gesù. Or Gesù è vero Figlio di Dio, è Dio egli stesso come il Padre, dunque verissimo è che la vita nostra è con Cristo in Dio.
La vita nostra è con Cristo in Dio. Gesù è la vita del nostro cuore. Nella santissima Comunione noi siamo con il Figlio di Dio, che in un eccesso di amore prende stanza in seno a Maria santissima. Siamo con Gesù che dagli angeli è salutato nella capanna di Betlemme. Noi viviamo giorni lieti quando possiamo amare. Oh come si sta bene accanto a Gesù nella capanna di Betlemme! Più non ci rincresce la povertà perché Gesù è povero. Amiamo i patimenti perché Gesù è in un continuo soffrire. Ci burliamo della gloria mondana, perché Gesù la spregiò a quest’alto punto di nascere in una stalla e di ricevere le visite di poveri pastori. Gesù nel Santissimo Sacramento è ancora in una capanna, la piccola casa del sacro Tabernacolo.