Sono 40 anni che Aggancio si offre come piccolo dono a coloro che desiderano vivere come Gesù, il divino Maestro, e si propongono di accompagnare i fratelli in un cammino di santità e di fraternità. Sentiamo risuonare la voce del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, quando in un Consiglio Nazionale del Movimento Pro Sanctitate nel 1978, ci ha esortato a dare vita ad un mensile (poi bimestrale) di sussidi spirituali a sostegno del cammino di crescita personale e come strumento di animazione per le liturgie e la preghiera e per l’animazione dei gruppi. Una proposta che è presto diventata realtà grazie alla generosità e all’impegno di alcuni. Ricordiamo ancora le prime battute della rubrica testimoni di santità, ‘medaglioni biografici’ che desiderano proporre l’esempio virtuoso dei santi… il santo del mese, poi i beati, i testimoni del nostro tempo. Pian piano la Rivista ha preso corpo nel desiderio di rispondere alle esigenze dei lettori. Ben presto negli anni ’90 si è individuato nel tema della Giornata della Santificazione Universale il fulcro tematico che ha dato vita ad approfondimenti sulla chiamata universale alla santità. Poi il primo decennio del 2000 ha visto coinvolte anche l’arte, la cultura e la relazione con il mondo contemporaneo.
Da una memoria carica di gratitudine nascono queste poche righe che introducono il numero di maggio-giugno 2019 in cui ricordiamo in maniera speciale Guglielmo Giaquinta e proponiamo la Vergine Maria a suggello dei tanti santi e sante fino ad ora descritti. Vogliamo anche aprire ad una luminosa entusiasmante prospettiva, sfida anche per noi nel dialogo con un pubblico più ampio, non sempre decifrabile: l’edizione online della Rivista. Ci anima lo spirito di servizio della prima ora, aggiornato al linguaggio comune in uso ormai anche nella pastorale e sintonizzato con i mezzi che lo stesso Papa Francesco utilizza per raggiungerci.
Potremmo finire qui: le intenzioni sono chiare, la prospettiva bella, la novità in costruzione.
Ci piace regalarvi ancora alcune parole del nostro amato Fondatore padre Guglielmo, nel rileggerle proprio adesso troviamo il senso vero di questo passaggio della Rivista da cartacea ad online e condividerle con tutti, operatori attuali e futuri, lettori di oggi e di domani, ci sembra un bel modo di dirci “arrivederci a presto”.
Da una memoria carica di gratitudine nascono queste poche righe che introducono il numero di maggio-giugno 2019 in cui ricordiamo in maniera speciale Guglielmo Giaquinta e proponiamo la Vergine Maria a suggello dei tanti santi e sante fino ad ora descritti. Vogliamo anche aprire ad una luminosa entusiasmante prospettiva, sfida anche per noi nel dialogo con un pubblico più ampio, non sempre decifrabile: l’edizione online della Rivista. Ci anima lo spirito di servizio della prima ora, aggiornato al linguaggio comune in uso ormai anche nella pastorale e sintonizzato con i mezzi che lo stesso Papa Francesco utilizza per raggiungerci.
Potremmo finire qui: le intenzioni sono chiare, la prospettiva bella, la novità in costruzione.
Ci piace regalarvi ancora alcune parole del nostro amato Fondatore padre Guglielmo, nel rileggerle proprio adesso troviamo il senso vero di questo passaggio della Rivista da cartacea ad online e condividerle con tutti, operatori attuali e futuri, lettori di oggi e di domani, ci sembra un bel modo di dirci “arrivederci a presto”.
Ci sono tanti santi, quanti sono conosciuti, quanti sono amati, quanti sono seguiti?
Non pensate che noi, in quanto Movimento, con le nostre edizioni potremmo dare un contributo non indifferente a questo mondo quasi inesplorato dei santi passati?
E poi ancora un aspetto, il futuro. Direte: che cosa possiamo fare per il futuro? Molto. Dobbiamo fare molto, perché possiamo fare molto. Indicherei tre punti: la cultura, la mentalità, la civiltà.
L’espressione “santi insieme” non ha solo un significato esistenziale – e cioè oggi insieme, la coppia insieme, la famiglia insieme, il condominio insieme, il paese insieme e indubbiamente questo è valido, ma forse che il domani è avulso da noi, non è composto dai nostri figli? E allora, perché non pensare anche a loro, perché non pensare ad una cultura della santità per loro? E qui, ecco, il discorso si salda con quello di prima circa il passato: bisogna fare in modo che nel domani possano essere conosciute le figure dei santi, che noi diffondiamo il culto della santità, l’agiografia…
E dalla cultura passiamo alla mentalità. La cultura può sempre essere qualche cosa distaccata da noi, la mentalità no: si tratta della nostra mentalità, della mentalità che i giovani del domani, gli uomini del domani devono avere. Il che significa un comportamento personale tale che i valori essenziali siano quelli della santità, del soprannaturale, dell’apostolato della santità. Non lavoriamo solo per noi, figli miei, ma anche per il nostro domani, per quelli che verranno dopo di noi ai quali dobbiamo dare e trasmettere qualche cosa.
Il passato, il futuro, la cultura, la mentalità, la civiltà addirittura …
Io parlerei di una civiltà della santità dove le singole mentalità diventano mentalità diffuse: non più io, non più tu, non più quell’altro, ma tutti insieme. Tutti insieme, santi insieme…
Vorrei tanto che in questo scorcio1 avessimo dei grandi progetti, dei progetti ambiziosi, che voi, più che io, pensaste al domani, che foste attenti all’oggi, che studiaste l’ieri per proiettarlo nel domani.
Sarebbe importante che riuscissimo a far diventare santo il mondo di oggi…
Non pensate che noi, in quanto Movimento, con le nostre edizioni potremmo dare un contributo non indifferente a questo mondo quasi inesplorato dei santi passati?
E poi ancora un aspetto, il futuro. Direte: che cosa possiamo fare per il futuro? Molto. Dobbiamo fare molto, perché possiamo fare molto. Indicherei tre punti: la cultura, la mentalità, la civiltà.
L’espressione “santi insieme” non ha solo un significato esistenziale – e cioè oggi insieme, la coppia insieme, la famiglia insieme, il condominio insieme, il paese insieme e indubbiamente questo è valido, ma forse che il domani è avulso da noi, non è composto dai nostri figli? E allora, perché non pensare anche a loro, perché non pensare ad una cultura della santità per loro? E qui, ecco, il discorso si salda con quello di prima circa il passato: bisogna fare in modo che nel domani possano essere conosciute le figure dei santi, che noi diffondiamo il culto della santità, l’agiografia…
E dalla cultura passiamo alla mentalità. La cultura può sempre essere qualche cosa distaccata da noi, la mentalità no: si tratta della nostra mentalità, della mentalità che i giovani del domani, gli uomini del domani devono avere. Il che significa un comportamento personale tale che i valori essenziali siano quelli della santità, del soprannaturale, dell’apostolato della santità. Non lavoriamo solo per noi, figli miei, ma anche per il nostro domani, per quelli che verranno dopo di noi ai quali dobbiamo dare e trasmettere qualche cosa.
Il passato, il futuro, la cultura, la mentalità, la civiltà addirittura …
Io parlerei di una civiltà della santità dove le singole mentalità diventano mentalità diffuse: non più io, non più tu, non più quell’altro, ma tutti insieme. Tutti insieme, santi insieme…
Vorrei tanto che in questo scorcio1 avessimo dei grandi progetti, dei progetti ambiziosi, che voi, più che io, pensaste al domani, che foste attenti all’oggi, che studiaste l’ieri per proiettarlo nel domani.
Sarebbe importante che riuscissimo a far diventare santo il mondo di oggi…
E allora… INSIEME ANCHE DOMANI!
Teresa Carboni
1 Questo testo è parte dell’omelia del 1 novembre 1991, il Servo di Dio si riferisce agli anni della sua vita.
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