San Paolo VI (Giovanni Battista Montini)


“Noi, Aldo lo rivedremo”. È il grido di dolore e di fede per un caro amico dei tempi giovanili della FUCI: un’amicizia che ha legato per tanto tempo due grandi uomini. Da poco era stato ritrovato il corpo esanime dell’onorevole Aldo Moro, vicino alla chiesa di Gesù, ucciso barbaramente dalle Brigate rosse.
Giovanni Battista Montini, nato in una famiglia borghese A Concesio (BS) il 26 settembre 1897, ha iniziato la sua azione sacerdotale nella curia di papa Pio XII, dove, come si dice in termini scherzosi, “si è fatto le ossa”. Ha servito la Chiesa di Roma nella curia romana, per circa trenta anni in tempi di sanguinose guerre.
Il primo Novembre 1954, Pio XII lo nominò arcivescovo di Milano, l’ingresso nella prestigiosa Cattedra di Ambrogio avvenne il 6 gennaio 1955. La Diocesi stessa, su richiesta del nuovo arcivescovo, gli aveva affiancato come segretario privato, don Pasquale Macchi, che lo servirà come figlio devoto, e poi, dopo la morte, fu biografo fedele e attendibile. La barca di Pietro stava affrontando tempi nuovi; Giovanni XXIII aveva indotto un Concilio (1959) intuendo i segni di un passaggio epocale. Non fece in tempo a dare una virata, ma il Concilio era stato indetto e l’arcivescovo Montini abbracciò con fede, mitezza e umiltà la nuova storia.
Il Conclave si celebrò in Vaticano dal 19 al 21 giugno 1963; un Conclave breve e al terzo giorno nel pomeriggio del 21 giugno, il card. Montini venne eletto papa. Per amore verso l’Apostolo delle Genti e per promettere un programma di Pontificato, assunse come nome Paolo e a Paolo di Tarso si ispirò nel suo pontificato. Uno dei primi gesti: la rinuncia alla tiara che gli era stata regalata dai fedeli milanesi. La usò una sola volta e poi fu messa all’asta per dare il ricavato ai poveri. Mite e forte, Paolo VI fu in ogni istante “costruttore di futuro”, teso profeticamente verso la “civiltà dell’amore”, termine poi ripreso anche dal Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
Un uomo tanto sensibile e vissuto fra marosi di ogni tipo, scrisse un’esortazione apostolica, Gaudete in Domino, tutta imperniata sulla gioia, “una specie di inno alla gioia divina”. È stato il primo papa del Novecento a varcare i confini italiani, a tornare dopo duemila anni in Terra Santa, a viaggiare in Africa, America, Oceania, Australia e Asia, fino ai confini della Cina. Famosissimo il suo discorso nella sede dell’ONU. Dicevamo dei tanti viaggi da lui intrapresi, parleremo delle sue Encicliche, ma adesso è il momento di presentare una coraggiosa Enciclica che tanto dolore gli creò. Humanae Vitae, è l’ultima Enciclica da lui scritta e pubblica il 25 luglio 1968, volta a specificare la dottrina sul matrimonio e sulla procreazione.
Fu una Enciclica accolta e contestata che mise a dura prova l’animo di Paolo VI. “Venerati fratelli, dilettissimi figli, e voi tutti, uomini di buona volontà, grande è l’opera di educazione, di progresso e di amore alla quale vi chiamiamo, basati sulla fermissima dottrina della chiesa, di cui il successore di Pietro è, con i suoi fratelli nell’episcopato cattolico, fedele depositario e interprete. Opera grande in verità, ne abbiamo l’intima convinzione, per il mondo come per la chiesa, giacché l’uomo non può trovare la vera felicità, alla quale aspira con tutto il suo essere, se non nel rispetto delle leggi iscritte da Dio nella sua natura e che egli deve osservare con intelligenza e amore” (n.31).
Paolo VI emanò inoltre altre Encicliche fra cui quella importantissima dal titolo Ecclesiam Suam. Le altre encicliche, sempre in sintonia con il segno, sono: Populorum Progressio, Mense Maio, Mysterium Fidei, Christi Matri, Sacerdotalis Celibatus.
A causa delle prove fisiche e morali le sue forze fisiche declinavano e dalla sede di Castel Gandolfo, il 6 agosto 1978, Paolo VI raggiungeva il Cielo. Le sue ultime ore sono state scandite dalla preghiera del Pater noster: alle 21.40 del giorno della Trasfigurazione Giovanni Battisti Montini prendeva possesso della “eredità” nel mistero dell’adorazione divina. Vogliamo terminare questi cenni della vita di Paolo VI con una sua preghiera mariana: La tua nascita, Maria

Oggi è la tua nascita, Maria.
Tu porterai il Verbo Incarnato
Gesù Cristo
Figlio di Dio e Figlio tuo nel mondo.
È questo il momento beato e incomparabile
che prelude all’entrata del mistero
dell’Incarnazione e della Redenzione
nella storia di noi uomini.
Tu, Maria, sei la Donna benedetta fra tutte
“dalla quale è nato Gesù colui che si chiamò il Cristo”.

Tu ti presenti, nostra umana sorella,
come la Vergine per eccellenza
la Madre privilegiata
il modello sublime della femminilità
tutta purezza, tutta bellezza, tutta dolcezza,
tutta fortezza, tutta bontà, tutta amore.
In te la donna appare ricondotta
alla sua ideale e spirituale perfezione
sovrabbondante di intimo gaudio e di irradiante felicità
per la nostra consolazione per la nostra speranza.
9 settembre 1973 – Angelus

Paolo VI è stato canonizzato il 14 ottobre 2018.

Maria Mazzei


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