Modesto vademecum

Mah!! Si vorrebbe offrire una piccola panoramica pur nei ristretti limiti di spazio resi obbligatori dal contesto. Ne esce fuori un minestrone forse indigeribile ...

Mah!! Si vorrebbe offrire una piccola panoramica pur nei ristretti limiti di spazio resi obbligatori dal contesto. Ne esce fuori un minestrone forse indigeribile, ce ne scusiamo con i lettori.
Ecco che un premio Nobel – ah, la mai abbastanza lodata accademia svedese del Nobel, emblema del mainstream politicamente corretto! – si duole perché in Argentina è stata respinta la proposta di legalizzare l’aborto, a causa, dice lui, di “una Chiesa cattolica molto incline ad un cupo oscurantismo”. Poi aggiunge che “una istituzione (la Chiesa) oggetto di rivelazioni così orribili come l’abuso sessuale di bambini… dovrebbe essere meno intollerante”. Si noti l’uso spregiudicato della logica: siccome tuoi esponenti hanno abusato di bambini, tu devi consentire, anzi “tollerare”, che altri invece li ammazzino con la protezione della legge. Mah!
E siamo un po’ tramortiti, sarebbe inutile negarlo, da quanto si legge sulle rivelazioni di tale Viganò. Tramortiti da ciò di cui si parla e non di meno per come se ne parla, dai mezzi scelti per parlarne, per l’assalto mediatico al Papa – comunista e contrario alla dottrina cattolica, e nello stesso tempo complice dei pedofili – e spesso anche dai teoremi di chi presume di difenderlo addebitando tutto ad un complotto della destra cattolica (??!!). Chi si mostra impegnato per esempio nella difesa della vita (come la deprecabile Chiesa argentina secondo il premio Nobel) viene senz’altro iscritto d’ufficio negli “antibergogliani” e ritenuto complice sia dei pedofili veri sia di quelli che li avrebbero coperti. E insistenti, saccenti analisi che legano questi fenomeni alla lotta politica in corso in Italia o magari in tutto il mondo…. un bailamme, un patatrac, una ammuina, come dicono a Napoli, da far drizzare i capelli in testa.
La situazione politica invece, nel nostro Paese e nel nostro continente (che sarebbe l’Europa, se è lecito usare questa parola senza scongiuri preventivi) è tutto meno che calma, chiara e per nulla preoccupante, come lo è anche altrove, in America per esempio. Non si può dire, infatti, che tutti siano benevolmente tolleranti delle altrui opinioni, felicemente dubbiosi sulle proprie, aperti al confronto e al dialogo con chi diversamente la pensa. Né si può dire che manchi invidia sociale, un clima di odio e rivendicazione rancorosa, o estremismi urlati, che anzi di quelli abbondiamo! In realtà quello che sembra completamente persa è la capacità di sviluppare una pacifica discussione fondata sul comune sentire dei valori della libertà e della pace. (!!). I mai abbastanza lodati social media sono uno specchio preciso di tutto questo.
Non prenderemo certo partito qui, su questi temi o altri, in un giornale che è di sussidi spirituali e non vuole essere altro. Però, nel cammino di santificazione che è la ratio del Movimento Pro Sanctitate, la sua ragion d’essere, situazioni come quelle accennate non possono essere ignorate. Non per indicare soluzioni politiche, ovviamente; né per dare consigli al Papa su quale sia il metodo migliore per districarsi dai guai che apparentemente lo circondano. Del resto quei ragazzi là, nella sede romana, ne hanno fatte, nella storia, ne hanno viste… da Papa Formoso a papa Borgia, e prima e dopo, quante se ne sono viste…
Far finta di ignorare, dunque, no. Provare a dare qualche suggerimento per quanto riguarda noi stessi, invece, sì. E allora, chi scrive si scusa in anticipo di un contributo insufficiente e improprio come quello che segue, che viene offerto in piena e dichiarata umiltà.
In primis, il suggerimento è quello di non rinunciare all’uso della logica. La logica è stato il mio tormento, scrive Abelardo nel XII secolo: lo sia anche per noi. Sembra che siamo stretti da una sorta di duplice assalto. Da una parte adoratori di una supposta verità “scientifica” che, ignorandone i limiti propri, ne fanno un feticcio con il quale misurare la realtà in modo esclusivo, disprezzando qualunque osservazione proveniente da altri settori della conoscenza. Dall’altra, l’eruzione di una specie di verità relativa la quale sarebbe tale quando fosse approvata dalla maggioranza: una specie di democratizzazione della realtà. Guardiamoci da Scilla, e non cadiamo in bocca a Cariddi.
E poi: richiamiamo incessantemente alla nostra memoria le virtù cardinali (che scoperta straordinaria, eh? Eppure sembra che mai come di questi tempi si tratti di raccomandazioni attuali): prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ci permettiamo di evidenziare, sul piano della laicità, in particolare la prima e l’ultima.
La prudenza, “è detta «auriga virtutum – cocchiere delle virtù»: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura”. (CCC 1806). Una conclusione logica e certa che si può intanto trarre da fenomeni quali quelli sopra descritti è l’abbondare della menzogna, figlia del Diavolo: sissignore, del Diavolo e di chi se ne rende servo, magari usando i “social”, ma certo non solo quelli. Dunque, prudenza, dubbio sistematico, tenace applicazione della logica nel prevalente “mercato mediatico”.
La temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati. (CCC 1809) Equilibrio nell’uso dei beni creati, certamente: vale a dire di quelli “naturali” La temperanza è stata però per troppo tempo interpretata solo come invito alla sobrietà per quanto riguarda, che so, l’uso dei cibi o delle bevande, o al più come appello ad una sana morale sessuale. Va bene; ma è il caso di farne uso costante “perseverante e sempre rinnovato nello sforzo” (CCC 1810) anche nell’uso di altri beni, fra i quali la nostra stessa volontà di “giustizia”: la temperanza ci serva a comprendere che per quanto possiamo essere convinti della bontà di una soluzione, essa non è “la” soluzione. Quindi calma, pazienza, costante verifica logica, uso limitato e se possibile assente delle metaforiche pietre che volano da ogni parte, e purtroppo anche nella Chiesa, cioè in noi.
Infine l’acqua calda più calda di tutte, che è sempre indispensabile: la preghiera. Ai molti che si indignano – e l’indignazione non è di per se stessa un male, chi scrive ne è afflitto in modo quasi permanente – raccomandiamo fraternamente: prima di esternare, prega. Se non ci riesci perché ti sembra di scoppiare, prenditi il tempo necessario, e prima prega: se non sempre sarà così, capiterà diverse volte che poi quello che hai da dire o da fare sarà un contributo: magari sgradito criticato e odiato, ma un contributo e non un lancio di pietre in bocca.
Si conclude, ancora con scuse per la pochezza di quanto si è scritto, al solito niente di nuovo o particolarmente rivoluzionario. E prima di licenziare questo non epocale contributo, si assicura che si è pregato, sostenuti dalla fede. La quale ci assicura, come scritto in Mt 16, 18, che “portae inferi non praevalebunt adversus eam”. Piace ricordare che i versetti sono riportati nel fregio interno della Basilica di San Pietro. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.

Alberto Hermanin


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