Ama le persone. Amale ad una ad una. Rispetta il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia, perché ognuno ha la sua storia da raccontare. Anche ognuno di noi ha la propria storia da raccontare. (Papa Francesco)
… perché l’uno + uno è una questione di amore
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)” e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”. Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Natanaèle esclamò: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”. Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”. (Gv 1, 35-51)
• Indicare Gesù: una esperienza di sguardi, di mani protese, di desiderio
• Un invito: venite e vedete
• Una esperienza di Gesù che attraversa l’anima: ecco l’Agnello di Dio
• La sollecitudine nel condividere la verità e la bellezza incontrate
• La gioia sorprendente di sentirsi conosciuti e amati, di partecipare ad un progetto grande
• Mettersi in cammino, seguire il Maestro
• Un invito: venite e vedete
• Una esperienza di Gesù che attraversa l’anima: ecco l’Agnello di Dio
• La sollecitudine nel condividere la verità e la bellezza incontrate
• La gioia sorprendente di sentirsi conosciuti e amati, di partecipare ad un progetto grande
• Mettersi in cammino, seguire il Maestro
Quale stile usare?
Essere fratelli, camminare accanto
Non camminare davanti a me, potrei non seguirti,
non camminare dietro di me, potrei non saper dove andare,
cammina accanto a me e sii per me un amico. (Albert Camus)
Essere fratelli, camminare accanto
Non camminare davanti a me, potrei non seguirti,
non camminare dietro di me, potrei non saper dove andare,
cammina accanto a me e sii per me un amico. (Albert Camus)
* La gioia vera sta nell’incontrare l’altro, conoscerlo, accoglierlo nella nostra vita, sentirlo …
Non vivere su questa terra
come un inquilino oppure in villeggiatura nella natura vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre credi al grano al mare alla terra ma soprattutto all’uomo. Ama la nuvola la macchina il libro ma innanzi tutto ama l’uomo. Senti la tristezza del ramo che si secca |
del pianeta che si spegne
dell’animale infermo ma innanzitutto la tristezza dell’uomo. Che tutti i beni terrestri ti diano gioia, che l’ombra e il chiaro che le quattro stagioni ti diano gioia, ma che soprattutto, l’uomo ti dia gioia. (Nazim Hikmet)
|
* Dargli spazio in noi, conoscere la sua fame vera … donare l’amore incontrato e ricevuto
Cosa dai al tuo fratello?
Gli dò un pezzo di pane! Ma egli ancora ha fame. Cosa dai al tuo fratello?
Una giacca d’inverno! Ma egli ancora ha freddo. Cosa dai al tuo fratello?
Un saluto d’augurio! |
Ma egli è ancora triste
Cosa manca al tuo fratello?
Cosa devi tu dargli? Ha bisogno d’amore,
a lui manca la gioia, sente il vuoto di Dio: dagli tu queste cose. (G. Giaquinta, Cosa manca al tuo fratello)
|
Da La formazione nel Movimento Pro Sanctitate, G. Giaquinta
La socialità va esercitata al massimo. È da essa che dipende: il buon esito della tecnica 1+1, la formazione dei vari nuclei (oranti, di formazione, operativi), la diffusione del Movi mento, ecc.
Il pericolo della fretta può impedire la maturazione di un rapporto che, se condotto con prudenza e intelligenza, può essere positivo. Si dà qui una linea operativa ascendente che desidera aiutare in tale lavoro.
Aggancio:
- contatto personale
- proposta
- contatto con l’ambiente Pro Sanctitate: equivalente al “vieni e vedi” evangelico
- formazione
- inserimento apostolico
- revisione sistematica
Solo se si riesce a seguire e rispettare questi vari passaggi si può sperare che, soprat tutto i nuclei, diventino matrici di membri “associati”.
L’esperienza dimostra che soprattutto i nuclei rischiano facilmente di rimanere la cattedra di colti insegnanti, ascoltati da un gruppo di eterni scolari. La prospettiva deve essere invertita. È buon maestro chi riesce a formare, nel tempo giusto, ma il più breve possibile, degli insegnanti che sappiano, a loro volta, agire e insegnare. Anche il passaggio tra l’aggancio personale e la proposta va curato con molta attenzione. Bisogna prima acquistare la fiducia di una persona e, poi, fare la proposta di conoscere il Movimento e di fare una esperienza di famiglia Pro Sanctitate.
[...] La socialità non si esaurisce nell’annuncio del messaggio ma deve portare, quando sia possibile, a una continuazione e a uno sviluppo graduale del contatto.
Accanto alla socialità si richiede la cura dei rapporti sociali. Quante persone sono passa te accanto a noi, ci hanno sorriso, forse anche aiutato e poi sono scomparse nel nulla perché non le abbiamo né curate, né cercate. L’attenzione a questi, che forse sono stati gli amici di un’ora, avrebbe potuto ampliare e rafforzare la nostra area di influenza. (Natura del Movimento pp.15-17)
L’operazione “dall’uno i più” è forse la più difficile che possa esserci ma è, anche, la più necessaria nella vita del Movimento. È infatti attraverso essa che si può giungere alle aggregazioni. Ma come attuare tale operazione? Il metodo di individuare singole persone a cui si pensa di potersi avvicinare per una proposta, anche se a volte può presentarsi come rischioso, è sempre valido ed ha i suoi vantaggi. La via migliore, però, rimane quella della proposta da fare dopo una qualche occasione di riunioni varie. Ci si può incontrare per una festa famigliare, o per un itinerario turisti co, o per una conferenza, o per una liturgia, o per una missione, o per mille altri motivi. La conclusione, in genere, dovrebbe essere sempre quella della proposta. (Le aggregazioni p. 34)
La socialità va esercitata al massimo. È da essa che dipende: il buon esito della tecnica 1+1, la formazione dei vari nuclei (oranti, di formazione, operativi), la diffusione del Movi mento, ecc.
Il pericolo della fretta può impedire la maturazione di un rapporto che, se condotto con prudenza e intelligenza, può essere positivo. Si dà qui una linea operativa ascendente che desidera aiutare in tale lavoro.
Aggancio:
- contatto personale
- proposta
- contatto con l’ambiente Pro Sanctitate: equivalente al “vieni e vedi” evangelico
- formazione
- inserimento apostolico
- revisione sistematica
Solo se si riesce a seguire e rispettare questi vari passaggi si può sperare che, soprat tutto i nuclei, diventino matrici di membri “associati”.
L’esperienza dimostra che soprattutto i nuclei rischiano facilmente di rimanere la cattedra di colti insegnanti, ascoltati da un gruppo di eterni scolari. La prospettiva deve essere invertita. È buon maestro chi riesce a formare, nel tempo giusto, ma il più breve possibile, degli insegnanti che sappiano, a loro volta, agire e insegnare. Anche il passaggio tra l’aggancio personale e la proposta va curato con molta attenzione. Bisogna prima acquistare la fiducia di una persona e, poi, fare la proposta di conoscere il Movimento e di fare una esperienza di famiglia Pro Sanctitate.
[...] La socialità non si esaurisce nell’annuncio del messaggio ma deve portare, quando sia possibile, a una continuazione e a uno sviluppo graduale del contatto.
Accanto alla socialità si richiede la cura dei rapporti sociali. Quante persone sono passa te accanto a noi, ci hanno sorriso, forse anche aiutato e poi sono scomparse nel nulla perché non le abbiamo né curate, né cercate. L’attenzione a questi, che forse sono stati gli amici di un’ora, avrebbe potuto ampliare e rafforzare la nostra area di influenza. (Natura del Movimento pp.15-17)
L’operazione “dall’uno i più” è forse la più difficile che possa esserci ma è, anche, la più necessaria nella vita del Movimento. È infatti attraverso essa che si può giungere alle aggregazioni. Ma come attuare tale operazione? Il metodo di individuare singole persone a cui si pensa di potersi avvicinare per una proposta, anche se a volte può presentarsi come rischioso, è sempre valido ed ha i suoi vantaggi. La via migliore, però, rimane quella della proposta da fare dopo una qualche occasione di riunioni varie. Ci si può incontrare per una festa famigliare, o per un itinerario turisti co, o per una conferenza, o per una liturgia, o per una missione, o per mille altri motivi. La conclusione, in genere, dovrebbe essere sempre quella della proposta. (Le aggregazioni p. 34)
È nota la similitudine di Gesù: il regno dei cieli è simile a un pizzico di lievito che una massaia mette in una certa quantità di farina per farla fermentare. È possibile trarre da questo insegnamento delle conseguenze operative? Certamente, purché si tengano presenti alcune condizioni essenziali:
- la farina indica una realtà che può essere fermentata ma che di per sé è amorfa
- la nostra presenza solo passiva può, teoricamente, attraverso il buon esempio, operare una certa lievitazione ma quasi sempre assai relativa
- è necessaria una presenza apostolicamente operativa e programmata affinché ci sia la possibilità di una abbondante lievitazione.
Si tenga però presente l’altra parabola del Maestro, quella del seminatore. Accanto ai terreni infecondi ci sono quelli fruttuosi, ma questi danno rendimenti diversi. Inoltre, in ogni caso, ci vuole il tempo di crescita e di fermentazione. Traducendo tutto questo in termini apostolici vuole dire che noi dobbiamo seminare e cioè cercare di fermentare ma senza illuderci di poter ottenere subito effetti prodigiosi e, soprattutto, sapendo rispettare i tempi di maturazione delle persone sulle quali vogliamo agire.
Concretamente ogni ambiente con cui veniamo a contatto dovrebbe essere luogo di fermentazione. Per esempio: la amicizia, le strutture di abitazione e di vicinato, i gruppi che avviciniamo, l’ambiente parrocchiale, le strutture sociali del lavoro professionale. Ognuno di questi ambiti meriterebbe un discorso specifico. (La lievitazione pp. 102- 104)
- la farina indica una realtà che può essere fermentata ma che di per sé è amorfa
- la nostra presenza solo passiva può, teoricamente, attraverso il buon esempio, operare una certa lievitazione ma quasi sempre assai relativa
- è necessaria una presenza apostolicamente operativa e programmata affinché ci sia la possibilità di una abbondante lievitazione.
Si tenga però presente l’altra parabola del Maestro, quella del seminatore. Accanto ai terreni infecondi ci sono quelli fruttuosi, ma questi danno rendimenti diversi. Inoltre, in ogni caso, ci vuole il tempo di crescita e di fermentazione. Traducendo tutto questo in termini apostolici vuole dire che noi dobbiamo seminare e cioè cercare di fermentare ma senza illuderci di poter ottenere subito effetti prodigiosi e, soprattutto, sapendo rispettare i tempi di maturazione delle persone sulle quali vogliamo agire.
Concretamente ogni ambiente con cui veniamo a contatto dovrebbe essere luogo di fermentazione. Per esempio: la amicizia, le strutture di abitazione e di vicinato, i gruppi che avviciniamo, l’ambiente parrocchiale, le strutture sociali del lavoro professionale. Ognuno di questi ambiti meriterebbe un discorso specifico. (La lievitazione pp. 102- 104)
Quale santità è contagiosa?
Di quale santità i nostri fratelli hanno bisogno?
Di quale santità i nostri fratelli hanno bisogno?
Andrò in giro per le strade sorridendo,
finché gli altri diranno: è pazzo! E mi fermerò soprattutto coi bambini a giocare in periferia, poi lascerò un fiore ad ogni finestra e saluterò chiunque incontrerò per via, stringendogli la mano. |
E poi suonerò con le mie mani
le campane della torre a più riprese finché sarò esausto, e dirò a tutti: PACE! Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso, ma tutti capiranno. (David Maria Turoldo, Lo dirò con un sorriso)
|
Una santità ordinaria … quotidiana … semplice … perciò:
• Una grande passione per il Vangelo
• Una relazione feconda con Dio: trovare spazi per conoscerlo, incontrarlo, ascoltarlo
• Amore per il luogo in cui Dio ci ha posto: città, ambiente di lavoro, famiglia, amici, quartiere
• Una preghiera viva: non fuori dal caos quotidiano ma in esso e attraverso di esso
• Uno stato contemplativo: scorgere i segni di Dio nel banale quotidiano e amare la sua presenza.
• Esercizio di una grande umanità: cuore, mente dilatati e mani aperte … tutto è una meravigliosa scoperta
• Interesse sincero per gli altri, mai strumentale … e generosità
• Gratitudine e lode per i doni di Dio nella nostra vita
• Dignità nella prova e nella sofferenza: la croce non è un optional per un cristiano
• Esercizio delle virtù nelle piccole e banali situazioni: costanza
• Lavorio dei propri doni … essi sono una grande via di santificazione: metterli a servizio
• Coraggio nelle scelte evangeliche: radicalità, coerenza, affidabilità
• Attingere e ricevere grazia dai Sacramenti.
• Una relazione feconda con Dio: trovare spazi per conoscerlo, incontrarlo, ascoltarlo
• Amore per il luogo in cui Dio ci ha posto: città, ambiente di lavoro, famiglia, amici, quartiere
• Una preghiera viva: non fuori dal caos quotidiano ma in esso e attraverso di esso
• Uno stato contemplativo: scorgere i segni di Dio nel banale quotidiano e amare la sua presenza.
• Esercizio di una grande umanità: cuore, mente dilatati e mani aperte … tutto è una meravigliosa scoperta
• Interesse sincero per gli altri, mai strumentale … e generosità
• Gratitudine e lode per i doni di Dio nella nostra vita
• Dignità nella prova e nella sofferenza: la croce non è un optional per un cristiano
• Esercizio delle virtù nelle piccole e banali situazioni: costanza
• Lavorio dei propri doni … essi sono una grande via di santificazione: metterli a servizio
• Coraggio nelle scelte evangeliche: radicalità, coerenza, affidabilità
• Attingere e ricevere grazia dai Sacramenti.
Una Proposta
Piano personale
Socialità con chiunque ci passi accanto…
Interesse, vicinanza, accoglienza di tutti, simpatici e “pesanti- emarginati” Cura dei rapporti di amicizia Piano familiare
Dai familiari, i parenti più prossimi …
Tra le famiglie (per es. attraverso i figli, amici dei figli, gli “amici di famiglia”) Per le famiglie (che ci vivono accanto…) Piano sociale
Lavoro (dove opero)
Hobby (dove mi piace stare) Condominio, quartiere (dove vivo) Piano ecclesiale
Parrocchia, diocesi
Tra i movimenti, le associazioni Con i sacerdoti |
Loredana Reitano
Co-Presidente internazionale del Movimento Pro Sanctitate
Co-Presidente internazionale del Movimento Pro Sanctitate
© 2018 Aggancio – Movimento Pro Sanctitate – Tutti i diritti riservati