Mentre desideriamo contemplare infinite distese di acqua marina che lambiscono l’orizzonte o verdi vallate profumate, mute eppure ricche di misteriosi suoni, siamo richiamati alla realtà.
Desideri contrastanti si alternano nel tempo d’estate, ci conducono ad un viaggio che mentre mette in cammino le nostre vite le trasporta dolcemente ‘dentro’, dove c’è sempre una gran sete di libertà, di bellezza, di infinito.
Giunta alla fine della lettura di “Gaudete et exsultate” mi commuove e mi coinvolge la speranza di papa Francesco: “Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere.”.
Si può promuovere un desiderio? E se sì, come?
Il desiderio: “sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale” o “sentimento della mancanza di cosa necessaria al nostro interesse fisico o spirituale”1.
Tutta la nostra persona è desiderio, passione per qualcosa e/o per qualcuno. La percezione del nostro limite ci proietta instancabilmente oltre, in cerca di infinito, in attesa del di più, ad inseguire il compimento di noi, nella verità e nella libertà.
Mi piace pensare che senza desiderio non c’è vita, né arte, né dinamismo, né santità.
Uno sguardo storico e artistico, ma anche immediato al nostro oggi, individua nel desiderio la molla capace di cose grandi, brutte e belle. Così assistiamo alla negazione della libertà di vivere, e godiamo della straordinaria bellezza di opere maestose e imperiture.
Torniamo a papa Francesco. “Promuovere il desiderio della santità”: una prospettiva pastorale che ci coinvolge in prima persona, come Chiesa e come Movimento Pro Sanctitate.
Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta ha dedicato a questo tutta la sua vita e, docile allo Spirito e attento alle necessità del suo tempo, ha dato vita ad una famiglia ecclesiale che facesse di questo prezioso obiettivo il senso della sua esistenza. Adesso, dopo che questo obiettivo si delinea sempre più come prospettiva pastorale di tutta la Chiesa, a noi “coltivare il desiderio della santità”, condividerlo, prenderci per mano per camminare insieme.
È indispensabile tornare al Cenacolo, a Cristo Gesù con il suo “desiderio desideravi – ho desiderato ardentemente, ho desiderato con desiderio”2. “La ripetizione del verbo con valore intensificativo dimostra che si trattava di un desiderio che il Signore aveva cullato in sé da tempo. … È logico quindi che Gesù avesse un particolare desiderio, forse in una intensa attesa di giungere a quel giorno perché in esso avrebbe realizzato il piano massimo di amore concepito per l’umanità: darsi a noi come nostro cibo, darsi come sangue da bere.”3.
Tutta la vita di Gesù è attraversata dal desiderio di piacere al Padre e compiere il suo disegno di amore, dal desiderio di restituire ad ogni uomo dignità, libertà, verità, vita in abbondanza.
Chi pone i suoi passi sulle orme di Gesù diventa pellegrino colmo di desiderio. Così è stato san Rocco, pellegrino in armonia con il creato, desideroso di guarire gli ammalati, attento ad ogni loro esigenza. Forte e determinata ci appare Maria Goretti, desiderosa di piacere a Dio e pronta al martirio, eroica nel perdono.
La Passione del Cuore di Cristo condivisa dai cristiani li porta a salvare il mondo dal di dentro, a vivere uniti in fraternità, ad essere chiesa sempre in uscita.
A noi è donato ed è chiesto anche in questi mesi estivi di “desiderare”. L’etimologia della parola deriva dalla composizione della particella privativa “de” con il termine latino sidus, sideris, che significa stella, quindi letteralmente desiderio significa “mancanza di stelle” ma si potrebbe anche dire “de” come valore di origine e di provenienza e quindi “proveniente dalle stelle”.
Desiderio ha a che fare con il piacere e con il dolore. Una dialettica continua di ansia, di inseguimento, di ferite, di pace mai per sempre raggiunta. Il senso etimologico quindi si concretizza in un vissuto spesso tormentato, pronto a creare delusioni, insoddisfazioni, ma anche tensione senza sosta ad una pacificazione che ci consenta di vivere il desiderio in armonia.
Anelare al Cielo, desiderare le proprie origini, guardare le stelle: identificare Maria, che celebriamo assunta in Cielo, come stella della nostra vita e i santi, nostri fratelli, come il cielo stellato che tanto ci attrae, ci custodisce, ci riposa.
Un viaggio interiore che si alimenta di sguardi ininterrotti al Cielo! Sì, la santità che è oggetto del nostro desiderio è già dentro di noi, dono gratuito di Dio che ci ha scelti per essere “santi e immacolati”, partecipi della sua stessa vita. Il tempo e lo spazio ci sono donati per cercare stelle, per trovare stelle… per diventare stelle. Buon cammino!
Desideri contrastanti si alternano nel tempo d’estate, ci conducono ad un viaggio che mentre mette in cammino le nostre vite le trasporta dolcemente ‘dentro’, dove c’è sempre una gran sete di libertà, di bellezza, di infinito.
Giunta alla fine della lettura di “Gaudete et exsultate” mi commuove e mi coinvolge la speranza di papa Francesco: “Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere.”.
Si può promuovere un desiderio? E se sì, come?
Il desiderio: “sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale” o “sentimento della mancanza di cosa necessaria al nostro interesse fisico o spirituale”1.
Tutta la nostra persona è desiderio, passione per qualcosa e/o per qualcuno. La percezione del nostro limite ci proietta instancabilmente oltre, in cerca di infinito, in attesa del di più, ad inseguire il compimento di noi, nella verità e nella libertà.
Mi piace pensare che senza desiderio non c’è vita, né arte, né dinamismo, né santità.
Uno sguardo storico e artistico, ma anche immediato al nostro oggi, individua nel desiderio la molla capace di cose grandi, brutte e belle. Così assistiamo alla negazione della libertà di vivere, e godiamo della straordinaria bellezza di opere maestose e imperiture.
Torniamo a papa Francesco. “Promuovere il desiderio della santità”: una prospettiva pastorale che ci coinvolge in prima persona, come Chiesa e come Movimento Pro Sanctitate.
Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta ha dedicato a questo tutta la sua vita e, docile allo Spirito e attento alle necessità del suo tempo, ha dato vita ad una famiglia ecclesiale che facesse di questo prezioso obiettivo il senso della sua esistenza. Adesso, dopo che questo obiettivo si delinea sempre più come prospettiva pastorale di tutta la Chiesa, a noi “coltivare il desiderio della santità”, condividerlo, prenderci per mano per camminare insieme.
È indispensabile tornare al Cenacolo, a Cristo Gesù con il suo “desiderio desideravi – ho desiderato ardentemente, ho desiderato con desiderio”2. “La ripetizione del verbo con valore intensificativo dimostra che si trattava di un desiderio che il Signore aveva cullato in sé da tempo. … È logico quindi che Gesù avesse un particolare desiderio, forse in una intensa attesa di giungere a quel giorno perché in esso avrebbe realizzato il piano massimo di amore concepito per l’umanità: darsi a noi come nostro cibo, darsi come sangue da bere.”3.
Tutta la vita di Gesù è attraversata dal desiderio di piacere al Padre e compiere il suo disegno di amore, dal desiderio di restituire ad ogni uomo dignità, libertà, verità, vita in abbondanza.
Chi pone i suoi passi sulle orme di Gesù diventa pellegrino colmo di desiderio. Così è stato san Rocco, pellegrino in armonia con il creato, desideroso di guarire gli ammalati, attento ad ogni loro esigenza. Forte e determinata ci appare Maria Goretti, desiderosa di piacere a Dio e pronta al martirio, eroica nel perdono.
La Passione del Cuore di Cristo condivisa dai cristiani li porta a salvare il mondo dal di dentro, a vivere uniti in fraternità, ad essere chiesa sempre in uscita.
A noi è donato ed è chiesto anche in questi mesi estivi di “desiderare”. L’etimologia della parola deriva dalla composizione della particella privativa “de” con il termine latino sidus, sideris, che significa stella, quindi letteralmente desiderio significa “mancanza di stelle” ma si potrebbe anche dire “de” come valore di origine e di provenienza e quindi “proveniente dalle stelle”.
Desiderio ha a che fare con il piacere e con il dolore. Una dialettica continua di ansia, di inseguimento, di ferite, di pace mai per sempre raggiunta. Il senso etimologico quindi si concretizza in un vissuto spesso tormentato, pronto a creare delusioni, insoddisfazioni, ma anche tensione senza sosta ad una pacificazione che ci consenta di vivere il desiderio in armonia.
Anelare al Cielo, desiderare le proprie origini, guardare le stelle: identificare Maria, che celebriamo assunta in Cielo, come stella della nostra vita e i santi, nostri fratelli, come il cielo stellato che tanto ci attrae, ci custodisce, ci riposa.
Un viaggio interiore che si alimenta di sguardi ininterrotti al Cielo! Sì, la santità che è oggetto del nostro desiderio è già dentro di noi, dono gratuito di Dio che ci ha scelti per essere “santi e immacolati”, partecipi della sua stessa vita. Il tempo e lo spazio ci sono donati per cercare stelle, per trovare stelle… per diventare stelle. Buon cammino!
Teresa Carboni
1 Dizionario Treccani
2 Lc 22, 15
3 da G. Giaquinta, Il Cenacolo, 16-17.
2 Lc 22, 15
3 da G. Giaquinta, Il Cenacolo, 16-17.
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