Beato Fra’ Nicola da Gesturi

Mirabile è Dio nei suoi santi

Giovanni Medda, cappuccino, nato a Gesturi (Cagliari) il 5 agosto 1882 e morto a Cagliari l’8 giugno 1958, è universalmente noto per il suo spirito di preghiera e per la sua grande carità. In religione assunse il nome di Fra Nicola.

Per un cappuccino “questuare” significa bussare a tutte le porte, stendere la mano e ripetere infinite volte “la carità”; significa camminare ore e ore, d’estate e d’inverno, per donare e ricevere la carità. C’è chi vede nel frate l’uomo di Dio e chi invece un buono a nulla e un fannullone; chi gli fa di buon grado la carità e chi lo ricopre di ingiurie.

Figlio di contadini, Giovanni fu un uomo rude e generoso, e ricoprì tutta la sua vita di un manto di silenzio. In lui il popolo, di naso fino, cominciò a vedere qualcosa di “diverso” dagli altri frati. Difficilmente alzava lo sguardo da terra e quando lo faceva si scoprivano bellissimi occhi celesti innocenti e puri, e un sorriso segno di una grande serenità interiore.

Parlava con Dio, ma incontrava anche fratelli ai quali donava un gesto di amore, ascoltava sofferenze, assicurava preghiere.

Fra Nicola, con la bisaccia in spalla, il rosario intrecciato fra le dita, lo sguardo sempre basso, percorreva a piedi, chilometri e chilometri di strade in città e nel vicino campidano, chiedendo l’elemosina “in nome di San Francesco”, come soleva dire lui in sardo “A Santu Franciscu”.

Ben presto, grazie al suo modo di approcciarsi, umile e servizievole, quasi non dovette mendicare più nulla, perché la gente, avendo ormai percepito la sua “santità” spontaneamente gli offriva quel che poteva. Di certo il suo arrivo non passava inosservato: al suo passaggio la gente gli veniva incontro, per chiedergli una benedizione ma anche solo per incrociare un suo sguardo, talmente prezioso da non poter più essere dimenticato.

Il suo incedere era lento e silenzioso, sempre assorto nelle “cose celesti”; uomo di poche parole, sia in convento che fuori, si esprimeva solo per lodare il Signore e portare il suo messaggio e ciò gli valse il soprannome di “Frate Silenzio”[1].

Scoppiò la guerra e Cagliari divenne la città più martoriata d’Italia per i continui bombardamenti: ovunque morti e feriti. I frati da Cagliari furono inviati in altri conventi, in città rimasero il superiore e quattro fratelli fra cui fra Nicola, il quale in mezzo ad una folla di affamati e cenciosi fu misericordioso soccorritore. Fu allora che apparve ancora più santo. Ritorniamo ad una sua caratteristica, il silenzio. Erano rare le sue parole, solo per una benedizione. Fu uomo della misericordia di Dio.

Ovviamente non ha lasciato scritti, il suo scritto magistrale è stata la testimonianza di una profonda unione con Dio e di una grande umiltà – si sentiva così piccolo di fronte a Dio e ignorante di fronte ai fratelli. Nonostante la grande umiltà molti si rivolgevano a lui, per una preghiera, per una benedizione, per mettere nelle sue mani bisogni e difficoltà.

Il 1° giugno 1958 stremato nel fisico si presentò al Guardiano e gli disse: “Padre, non ne posso più”, chiedendo di essere esonerato dalla questua. Il giorno dopo fu ricoverato in clinica e operato d’urgenza ma fu tutto inutile.

Il funerale per la sua fama di santità fu un’apoteosi; imponente la partecipazione del popolo, si parla di circa 60.000 persone.

È stato beatificato da S. Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999. La sua commemorazione liturgica è l’8 giugno.

“La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo” (Mt 21, 42).

Queste parole, che Gesù nel Vangelo applicava a se stesso, richiamano il mistero dell’abbassamento e dell’umiliazione del Figlio di Dio, fonte della nostra salvezza. Ed il pensiero va, naturalmente, al Beato Nicola da Gesturi, cappuccino, che ha incarnato in modo singolare nella sua esistenza questa misteriosa realtà. Uomo del silenzio, egli spandeva attorno a sé un alone di spiritualità e di forte richiamo all’Assoluto. Denominato dalla gente con l’affettuoso appellativo di Frate Silenzio, Nicola da Gesturi si presentava con un atteggiamento che era più eloquente delle parole: liberato dal superfluo e alla ricerca dell’essenziale, non si lasciava distrarre dalle cose inutili o dannose, volendo essere testimonianza della presenza del Verbo Incarnato accanto ad ogni uomo. In un mondo troppo spesso saturo di parole e povero di valori, c’è bisogno di uomini e di donne che, come il Beato Nicola da Gesturi, sottolineino l’urgenza di recuperare la capacità del silenzio e dell’ascolto, affinché tutta la vita divenga un cantico di lode a Dio e di servizio verso i fratelli. Possa il suo esempio e la sua intercessione spingerci ad imitarlo perché anche noi, con la nostra fedeltà al Vangelo, rendiamo gloria a colui che è “fonte di ogni bene”.

Interceda per noi Maria, Regina di tutti i Santi; ci sorregga e incoraggi il

Beato Nicola da Gesturi, che contempliamo nella tua gloria celeste. Amen!

 

(Omelia di Papa Giovanni Paolo II, Piazza San Pietro 3.10.1999)

Maria Mazzei


[1] http://www.beatonicoladagesturi.org

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