Lo sguardo rivolto a Gesù: le sfide della famiglia
Nel terzo capitolo dell’Amoris Laetitia, l’attenzione del Santo Padre è rivolta alla famiglia, o meglio allo sguardo misericordioso che Cristo rivolge ad ogni famiglia: “non si può neppure comprendere il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre che si è manifestato in Cristo” (AL n. 59).
Ogni famiglia è specchio e riflesso del mistero trinitario
Secondo questa considerazione, il matrimonio non può essere considerato se non un “dono” che manifesta l’appartenenza dei coniugi tra loro ed è di fatto la rappresentazione del rapporto sponsale che Cristo ha con la sua Chiesa. Rapporto indissolubile come deve essere quello tra marito, moglie e figli.
Tutta la vita coniugale, i rapporti tra genitori e figli, i rapporti tra i componenti della stessa famiglia e il mondo sociale che li circonda, è fortificata dalla grazia del sacramento, “impregnata e irrobustita dalla grazia che sgorga dal mistero dell’Incarnazione e della Pasqua di Cristo” (n.74).
Gli sposi cristiani sono chiamati a rispondere pienamente al “dono” che Dio ha fatto loro, con impegno, creatività e perseveranza, accompagnati dallo Spirito che ha fortificato la loro unione. La presenza di Cristo nell’amore coniugale, consacrato mediante il sacramento del matrimonio, diviene la fonte inesauribile dell’indissolubilità, della fedeltà e della fecondità. Il Santo Padre chiarisce una volta per tutte il senso e l’importanza dell’unione sessuale, come dono reciproco dei coniugi, un dono che dura tutta la vita.
Fine ultimo della relazione coniugale è certamente la generazione e la cura dei figli. Ogni figlio “non è un complemento o una soluzione per un’aspirazione personale”. Ogni bambino ha il diritto naturale ad avere una famiglia, dunque un padre e una madre che lo amino nella reciprocità. In questo amore reciproco è possibile scorgere il volto di Padre e Madre del Signore.
Ma l’impossibilità ad avere figli non toglie certamente alcun senso o valore al matrimonio. La fecondità dell’amore coniugale si riconosce anche nelle cosiddette famiglie aperte, sempre accoglienti e solidali soprattutto con chi ha bisogno.
È necessario a questo punto porre un’attenzione sulla cosiddetta “sfida educativa”. Questa richiede oggi un impegno ed un’attenzione particolari da parte di ogni componente della famiglia per contrastare i grandi sconvolgimenti sociali che marcano il nostro tempo.
La vocazione coniugale degli sposi cristiani deve portarli ad essere “ministri” dell’educazione cristiana, il compito è fondamentale e gravoso, spetta al genitore cristiano l’educazione dei figli, senza alibi e senza deleghe alla scuola o alle parrocchie.
Francesco non dimentica nessuno e suggerisce che la luce dello sguardo di Cristo rischiara ogni uomo, anche quelli che hanno contratto matrimonio solo civile o semplicemente convivono e anche i divorziati
risposati; questi partecipano alla vita della Chiesa in modo imperfetto ma l’unione, quando è connotata da affetto e responsabilità, può essere l’occasione per accompagnare, se possibile, l’unione verso il Sacramento (n. 79). Il discernimento in questi casi è affidato ai pastori.
Il terzo capitolo si conclude con una riflessione sul rapporto tra famiglia e Chiesa: la Chiesa è una famiglia di famiglie, ogni famiglia è una “chiesa domestica” (n. 86), che riflette il volto trinitario di Dio, “la Chiesa è un bene per la famiglia e la famiglia è un bene per la Chiesa” (n.87), dunque tutta la società trae beneficio dall’amore indissolubile che lega Chiesa e famiglia.
Per riflettere:
- Senso e importanza dell’unione sessuale: dialoghiamone insieme nella coppia e nel gruppo.
- Quali modifiche ha subito la famiglia di oggi rispetto a 20/30 anni fa?
- In che modo queste modifiche stanno influenzando la moderna società e i valori che in essa si diffondono?
- Si parla di sfida educativa: quale attenzione e quale impegno è richiesto per affrontare questa sfida?
- Nell’Amoris Laetitia abbiamo sentito parlare di “situazioni imperfette”: come ci poniamo davanti ad esse?
a cura di Germana e Gianluca Ludovici