La Giornata della Santificazione Universale 2016

 

Quando penso alle situazioni negative che ci sono nel mondo, nella Chiesa, nelle nostre anime, come reazione, piuttosto che abbandonarmi al pessimismo, cerco dei punti di appoggio verso i quali orientare e con i quali nutrire la mia speranza Alla luce della speranza, che è lo sguardo della fede nel domani, l’anima si apre alla serenità, alla gioia, alla certezza. La speranza è virtù che dilata le potenze dell’anima e le fibre del cuore. (Guglielmo Giaquinta, La speranza, 1967)

Il deserto è un luogo fisico concreto. Facile da immaginare. È il luogo della privazione, del bisogno, della fatica, della miseria, della sofferenza e, talvolta, della morte.

Ce lo insegna la memoria biblica del popolo di Israele che per 40 anni ha vissuto e vagato nel deserto; ce lo potrebbero raccontare le 120.000 persone, che secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), nel 2015 hanno attraversato la rotta del Niger che collega l’Africa sub-sahariana all’Algeria. Ce lo potrebbero descrivere, il deserto, quelli di loro che sono sopravvissuti, perché un numero ignoto di essi, nel deserto ha trovato la morte.

Nel deserto, semi di speranza. È il tema della Giornata della Santificazione Universale 2016. Non è difficile immaginare il deserto. È difficile invece accostarlo alla seminagione. Che senso ha spargere semi nel deserto, dove il vento disperde ogni semente e la siccità rende arida ogni zolla? Nessuno.

Ma il seme della speranza ha una germinazione particolare. Le sue radici si innestano sulle promesse di un Dio fedele, i suoi germogli prendono vigore dalle sorgenti della grazia. La speranza è una virtù, non ha origini umane, sgorga direttamente dal cuore di Dio. È un seme che non segue le leggi della natura terrena perché porta in sé germogli di Paradiso.

Dove cercare dunque i semi della speranza? Quali deserti attendono di essere esplorati dagli uomini di fede, disposti a sperimentare un esodo contemporaneo che li conduca verso gli orizzonti tracciati da Dio?

È deserto il peccato che distrugge l’uomo quando non è risollevato dal perdono. È deserto l’egoismo che condanna alla solitudine, l’indifferenza che pietrifica i cuori, la povertà quando ruba la dignità della persona. È deserto la malattia quando conduce alla disperazione, la fragilità che non trova il sostegno adeguato.

È deserto una casa quando manca il dialogo, è deserto una comunità quando si spegne la carità, è deserto la relazione quando si rompono i legami, è deserto la società quando regna l’indifferenza, è deserto una generazione quando perde la fiducia nel domani.

Ovunque è deserto attorno a noi, spesso è deserto dentro di noi, nelle nostre case, negli ambienti del nostro lavoro, nelle nostra comunità. E la desertificazione sembra avanzare inesorabilmente, rubando spazio ai giardini dell’umanità che piano piano inaridiscono nel degrado di una società che appare ormai smarrita nel labirinto di logiche autodistruttive e che fatica ormai a governare i processi che essa stessa ha generato.

Nel deserto, ne siamo certi, Dio sparge i semi della speranza. Essi fioriscono nei sentimenti, nei gesti e nella storia degli uomini.

Nelle esperienze di riconciliazione, nei gesti di pace, nei segni di vicinanza, nelle opere di carità. In una mano tesa a sostenere un fratello, in una parola di incoraggiamento, in un segno di rinnovata fiducia, in un passo di ritrovata amicizia.

È seme di speranza la fatica di educare un giovane che si affaccia alla vita, quella di accompagnare un anziano che porta in sé la ricchezza della storia, quella di affrontare le avversità del vivere senza perderne di vista il senso. È seme di speranza la logica della gratuità che si oppone a quella dell’interesse e del profitto, è seme di speranza la promozione della legalità quando regna sovrana la corruzione, è seme di speranza un gesto di onestà che accetta di scontare la sconfitta di un risultato immediato, ma non è disposto a cedere il passo alla dittatura del compromesso.

È seme di speranza ogni gesto di fraternità, che incontra, abbraccia, sostiene, consola, perdona, offre sempre nuove opportunità.

Sul deserto del mondo, ogni giorno, il cielo si apre e fa piovere semi di speranza. Essi non sono effimera, ottimistica illusione, ma manifestazione visibile di un Dio che cammina con l’uomo.

I semi di speranza sono esperienze semplici di santità quotidiana, capaci di innescare una rivoluzione, di indirizzare il corso della storia.

Giulia Sergiacomo   Associata Pro Sanctitate, Direzione Nazionale.


La Giornata della Santificazione Universale (GSU) è una iniziativa caratteristica del Movimento Pro Sanctitate, ideata dal suo Fondatore il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta e celebrata fin dal 1957.

Di anno in anno propone temi di approfondimento sulla vocazione universale alla santità nella dimensione personale, familiare, ecclesiale e sociale.

Nell’anno il tema è sviluppato sia nell’itinerario di formazione permanente che nella proposta di evangelizzazione che il Movimento offre negli ambiti ecclesiali e sociali.

La G.S.U. è un momento di intensa preghiera, di annuncio e quindi di inizio di dialogo con nuove persone disponibili ad intraprendere un cammino che renda sempre più profondo e vitale l’anelito alla santità, unica vera realizzazione dell’uomo.

Il Fondatore ci ha proposto di vivere questo evento in quattro aspetti:

quello ascetico, cioè il cammino di conversione continua al Vangelo attraverso una spiritualità quotidianamente attiva;

quello celebrativo, per lodare Dio Tre volte Santo e chiedere a lui il dono della santità e di santi per il nostro tempo;

quello culturale per ampliare la nostra conoscenza di questo divino disegno e scoprirne risvolti nuovi, profondi, attuali e creare mentalità, costume di santità;

infine l’aspetto missionario che impegna ciascun battezzato ad essere ‘missionario’ della santità con la vita, con l’annuncio, con la catechesi utilizzando ogni ambito e strumento di comunicazione.

I commenti sono chiusi.