Questo itinerario può essere utilizzato in preparazione alla celebrazione della Giornata della Santificazione Universale o anche può essere proposto a chi vi partecipa come un sussidio che concretizza e accompagna la continuità dell’evento (mese della santità).
Il deserto non è soltanto un luogo dove la vita fa fatica a germogliare, dove l’acqua non ha una sorgente, non è soltanto un luogo dove se non provvedi e prevedi tutto muori bruciato dal sole e dalla solitudine, il deserto non è soltanto un luogo dove si perde facilmente la strada, la meta, ma è anche una condizione del cuore: arido, indurito, screpolato, incapace di battere per un’esistenza ricca, feconda, vera, dove il dolore schiaccia e tormenta e la sfiducia ingarbuglia la mente e non fa riconoscere ciò che veramente vale.
L’uomo, anche se circondato da tante persone e cose, fa esperienza di deserto, forse perché ha perso Dio, ha perso il contatto con gli altri, è diventato individualista ed egoista. Immersi in questo deserto, che è attorno e dentro di noi, cosa fare? La tentazione sarebbe quella di scappare ma, altri deserti si farebbero strada. E allora? Nel deserto vogliamo STARE – PRENDERCI CURA – TESTIMONIARE – RIPARTIRE. Questo sarà il cammino del mese per la GSU 2016 e ne esprime la concretezza nel quotidiano della nostra vita. Questo sarà il percorso che faremo insieme per non lasciarci rubare la speranza.
“Ma è proprio partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che nuovamente possiamo scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne” (Benedetto XVI, citato in Evangelii Gaudium, 86).
I settimana | STARE… come Maria ai piedi della Croce Gv 19, 25-42 |
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Stare, prendere consapevolezza della realtà in cui siamo immersi. Stare nella certezza che abbracciare il deserto significa sporcarsi le mani per seminare speranza. Stare per far germogliare, perché il dolore condiviso con Gesù e con i fratelli è offerta che rimette in cammino, che dona sguardo verso il cielo, parla di compagnia e rinascita, di amicizia e coinvolgimento del cuore. Stare per consegnare fede, valori che non tramontano mai, albe di risurrezione, stare e lottare contro ogni scoraggiamento personale e comunitario e, riversare nei fratelli, la gioia di vivere in Cristo e il bisogno di essere vivificati e trasformati continuamente da Lui.
Cosa manca al tuo fratello? Cosa tu devi dargli? Ha bisogno di amore, a lui manca la gioia, sente il vuoto di Dio: dagli tu queste cose. (G. Giaquinta, Preghiere)
Ci impegneremo ad ascoltare il silenzio incartato di vuoto, che grida e interpella la nostra coscienza, non ci lasceremo avvolgere e scoraggiare da tutto ciò che sottolinea morte e deserto, con la preghiera ci riempiremo di vita, di Dio, sussurreremo parole cariche di pienezza e di senso e con i nostri gesti cercheremo di comunicare il Vangelo.
II settimana | PRENDERSI CURA… come il buon Samaritano Lc 10, 29-37 |
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fa’ lo stesso».
Prendersi cura di chi non è caro a nessuno, di chi è nel dolore della malattia o dell’anima, di chi è schiacciato dalla solitudine, dove gli occhi non incrociano sguardi ma polvere di terra, di asfalto, di marciapiedi calpestati da uomini che corrono, che non sanno fermarsi e passano oltre la sofferenza, oltre i bisogni, oltre l’umanità che grida aiuto. Prendersi cura è una decisione del cuore. È dire: io ci sono per te, tu mi interessi.
Sono una piccola cosa senza né forza né voce ma se mi guardi Signore sboccia più forte l’amore. (G. Giaquinta, Preghiere)
Ci lasceremo coinvolgere dalla vita dei fratelli, non permetteremo che il dolore non abbia chi lo ascolta e se ne fa carico, ci prenderemo cura, staremo accanto e doneremo ad ognuno preghiera e servizio, attenzione e disponibilità.
III settimana | TESTIMONIARE… come la Samaritana Gv 4, 27-30 |
La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
Testimonieremo che il Signore Gesù si è incarnato ed ha abitato una terra arida di santità, di bellezza, di giustizia. Si è incarnato per amore e per consegnare all’uomo fragile la possibilità di bene, all’uomo peccatore la certezza della misericordia, all’uomo imbruttito dall’egoismo la consapevolezza di far parte della famiglia di Dio. Testimonieremo che Lui non lascia mai soli: la sua Parola guida, l’Eucaristia nutre. Nel deserto privo di valori, di cibo spirituale, di acqua pura abbiamo bisogno di Lui che dona tutto ciò che serve per vivere e per costruire un mondo di tutti santi tutti fratelli.
Noi desideriamo compiere la missione che ci hai affidato e parlare di amore e di fraternità. Per questo Signore dacci il dono della parola e il coraggio della testimonianza. (G. Giaquinta, Preghiere)
Innamorati della nostra fede andremo dai nostri fratelli, quelli che nessuno cerca, ad annunciare Gesù unico Salvatore del mondo; peccatori perdonati quali siamo andremo e condivideremo ciò che abbiamo ricevuto senza prediche o catechesi sterili, ma avvicinando il nostro cuore al cuore dell’altro.
IV settimana | RIPARTIRE… come Pietro Gv 21, 15-17 |
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: Pasci le mie pecorelle.
Possiamo ripartire nel bene se ci lasciamo avvolgere dalla misericordia di Dio e guardiamo con misericordia i fratelli. Crediamo che il deserto fiorirà se saremo capaci di spargere semi di speranza, di verità, di gentilezza. Il deserto fiorirà se con Cristo condivideremo il dolore del mondo e lo offriremo al Padre. Il deserto fiorirà se crederemo che l’ultima parola è la Risurrezione.
Spirito Santo, fuoco d’amore, brucia il mio cuore perché io infiammi i miei fratelli. (G. Giaquinta, Preghiere)
Riconosceremo il Tuo amore in ogni situazione di vita. Ricominceremo a camminare dopo ogni fragilità e peccato. Ripartiremo dopo ogni durezza e aridità del cuore. Risolleveremo la nostra anima con la preghiera e l’aiuto ai fratelli… quelli che nessuno aiuta.
Sussidio preparato da Maria Francesca Ragusa