Il Santo Padre ci ha donato nelle udienze del mercoledì riflessioni che sono vere catechesi sistematiche. Lo scorso aprile ha iniziato ad affrontare la tematica dei doni dello Spirito Santo, dedicando poi un lungo periodo alla Chiesa, che è vista come popolo voluto da Dio, nell’Alleanza, Madre e Sposa, composta dalla Gerarchia e dal popolo, nella universale vocazione alla santità (e di questa udienza in particolare abbiamo dato notizia con gioia perché ci ha richiamato alla sorgente del nostro carisma).
Dal 17 dicembre 2014, Francesco ha aperto un ciclo di approfondimenti sul tema della famiglia. Non è un caso che al tema della Chiesa segua il tema della famiglia, in questo nostro tempo in cui ogni forma comunitaria e sociale è minata dall’esaltazione dell’individualismo e della libertà a tutti i costi.
Riportiamo qui il testo integrale dell’udienza che ha come tema la fedeltà: fedeltà ad una promessa, fedeltà nella libertà, che diventa obbedienza alla parola data.
“Nessun rapporto d’amore – nessuna amicizia, nessuna forma del voler bene, nessuna felicità del bene comune – giunge all’altezza del nostro desiderio e della nostra speranza, se non arriva ad abitare questo miracolo dell’anima”. “Non per caso, questo principio della fedeltà alla promessa dell’amore e della generazione è scritto nella creazione di Dio come una benedizione perenne, alla quale è affidato il mondo”. La fedeltà tra uomo e donna è lo specchio della fedeltà di Dio verso l’umanità, in un’alleanza che, ci suggeriva il vescovo Giaquinta, “va amata nel senso più completo, con pienezza del proprio essere, non semplicemente con il cuore, ma con la intelligenza, con la volontà” per essere vissuta “come esperienza, come rapporto vitale con Dio non di un momento, ma costante, definitivo, ritenuto irreversibile, … una fedeltà gioiosa che sola può consentire un andamento armonioso al nostro vivere”.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella scorsa meditazione abbiamo riflettuto sulle importanti promesse che i genitori fanno ai bambini, fin da quando essi sono pensati nell’amore e concepiti nel grembo.
Possiamo aggiungere che, a ben guardare, l’intera realtà familiare è fondata sulla promessa – pensare bene questo: l’identità familiare è fondata sulla promessa -: si può dire che la famiglia vive della promessa d’amore e di fedeltà che l’uomo e la donna si fanno l’un l’altra. Essa comporta l’impegno di accogliere ed educare i figli; ma si attua anche nel prendersi cura dei genitori anziani, nel proteggere e accudire i membri più deboli della famiglia, nell’aiutarsi a vicenda per realizzare le proprie qualità ed accettare i propri limiti. E la promessa coniugale si allarga a condividere le gioie e le sofferenze di tutti i padri, le madri, i bambini, con generosa apertura nei confronti dell’umana convivenza e del bene comune. Una famiglia che si chiude in se stessa è come una contraddizione, una mortificazione della promessa che l’ha fatta nascere e la fa vivere. Non dimenticare mai: l’identità della famiglia è sempre una promessa che si allarga, e si allarga a tutta la famiglia e anche a tutta l’umanità.
Ai nostri giorni, l’onore della fedeltà alla promessa della vita familiare appare molto indebolito. Da una parte, perché un malinteso diritto di cercare la propria soddisfazione, a tutti i costi e in qualsiasi rapporto, viene esaltato come un principio non negoziabile di libertà. D’altra parte, perché si affidano esclusivamente alla costrizione della legge i vincoli della vita di relazione e dell’impegno per il bene comune. Ma, in realtà, nessuno vuole essere amato solo per i propri beni o per obbligo. L’amore, come anche l’amicizia, devono la loro forza e la loro bellezza proprio a questo fatto: che generano un legame senza togliere la libertà. L’amore è libero, la promessa della famiglia è libera, e questa è la bellezza.
Senza libertà non c’è amicizia, senza libertà non c’è amore, senza libertà non c’è matrimonio.
Dunque, libertà e fedeltà non si oppongono l’una all’altra, anzi, si sostengono a vicenda, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali. Infatti, pensiamo ai danni che producono, nella civiltà della comunicazione globale, l’inflazione di promesse non mantenute, in vari campi, e l’indulgenza per l’infedeltà alla parola data e agli impegni presi! Sì, cari fratelli e sorelle, la fedeltà è una promessa di impegno che si autoavvera, crescendo nella libera obbedienza alla parola data. La fedeltà è una fiducia che “vuole” essere realmente condivisa, e una speranza che “vuole” essere coltivata insieme. E parlando di fedeltà mi viene in mente quello che i nostri anziani, i nostri nonni raccontano: “A quei tempi, quando si faceva un accordo, una stretta di mano era sufficiente, perché c’era la fedeltà alle promesse”. E anche questo, che è un fatto sociale, ha origine nella famiglia, nella stretta di mano dell’uomo e della donna per andare avanti insieme, tutta la vita.
La fedeltà alle promesse è un vero capolavoro di umanità! Se guardiamo alla sua audace bellezza, siamo intimoriti, ma se disprezziamo la sua coraggiosa tenacia, siamo perduti. Nessun rapporto d’amore – nessuna amicizia, nessuna forma del voler bene, nessuna felicità del bene comune – giunge all’altezza del nostro desiderio e della nostra speranza, se non arriva ad abitare questo miracolo dell’anima. E dico “miracolo”, perché la forza e la persuasione della fedeltà, a dispetto di tutto, non finiscono di incantarci e di stupirci. L’onore alla parola data, la fedeltà alla promessa, non si possono comprare e vendere. Non si possono costringere con la forza, ma neppure custodire senza sacrificio.
Nessun’altra scuola può insegnare la verità dell’amore, se la famiglia non lo fa. Nessuna legge può imporre la bellezza e l’eredità di questo tesoro della dignità umana, se il legame personale fra amore e generazione non la scrive nella nostra carne.
Fratelli e sorelle, è necessario restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore: restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore! È necessario sottrarre alla clandestinità il quotidiano miracolo di milioni di uomini e donne che rigenerano il suo fondamento familiare, del quale ogni società vive, senza essere in grado di garantirlo in nessun altro modo. Non per caso, questo principio della fedeltà alla promessa dell’amore e della generazione è scritto nella creazione di Dio come una benedizione perenne, alla quale è affidato il mondo.
Se San Paolo può affermare che nel legame familiare è misteriosamente rivelata una verità decisiva anche per il legame del Signore e della Chiesa, vuol dire che la Chiesa stessa trova qui una benedizione da custodire e dalla quale sempre imparare, prima ancora di insegnarla e disciplinarla.
La nostra fedeltà alla promessa è pur sempre affidata alla grazia e alla misericordia di Dio. L’amore per la famiglia umana, nella buona e nella cattiva sorte, è un punto d’onore per la Chiesa! Dio ci conceda di essere all’altezza di questa promessa. E preghiamo anche per i Padri del Sinodo: il Signore benedica il loro lavoro, svolto con fedeltà creativa, nella fiducia che Lui per primo, il Signore – Lui per primo! -, è fedele alle sue promesse.
Grazie.
Udienza Generale – 21 ottobre 2015
© Editrice Vaticana
a cura di Paola Assenza