Personaggio di importanza storica di grandissimo rilievo, Leone I visse in pieno, e da protagonista, la crisi del quinto secolo. L’impero romano è ormai in agonia, in occidente si succedono imperatori impotenti e avanzano le schiere barbariche con il disordine relativo, i saccheggi, le stragi, e insomma il tramonto di un ordine imperiale che aveva, con luci e ombre, assicurato la continuità di una civiltà mediterranea per secoli e secoli.
Tempi fecondi per la Chiesa, da cui escono alcuni fra i maggiori protagonisti della storia europea di quel tempo. Fra questi il Papa Leone, già diacono romano; presto, come accade sempre più spesso all’epoca, viene utilizzato come rappresentante dell’imperatore e, sul finire degli anni ’30, viene inviato in Gallia a sedare una situazione di potenziale guerra civile, come ne scoppiavano di continuo nelle province imperiali ormai sempre meno controllabili. Al suo ritorno dalla missione, brillantemente eseguita, Leone viene eletto Vescovo di Roma nell’anno 440.
Appuntiamo la nostra attenzione su due aspetti della vita di questo santo, su cui esiste, come di ogni grande personaggio storico, una sterminata bibliografia.
Mentre in occidente si assiste alla penetrazione barbarica, l’impero romano di oriente è scosso dalle controversie teologiche, cui si cerca di porre fine con la convocazione di concili ecumenici. In particolare, all’epoca di Leone si afferma in oriente il monofisismo, cioè la dottrina che vuole nel Cristo una sola natura, contro la dottrina della Chiesa sulle due nature, distinte ma non separate, nella stessa persona. È appena il caso di rilevare che dietro queste aspre dispute teologiche si annidano irriducibili contrasti di natura politica, economica e culturale fra le varie zone dell’impero.
Come che sia, Leone, titolare dell’unica cattedra “apostolica” dell’occidente, interviene con energia nella questione, che viene risolta con il grande Concilio di Calcedonia (anno 451), quarto ecumenico, riconosciuto ancora oggi sia da Roma che dalla chiesa ortodossa, che stabilisce la dottrina delle due nature in una sola persona. È il nostro Credo di oggi, ed è probabilmente per questo che il Papa Benedetto XIV si risolve nel 1754 a insignire San Leone I del titolo di Dottore della Chiesa.
L’altro motivo di notorietà e di onore per San Leone I Papa è di ben altra natura. Nell’anno 452 infatti piombano in Italia settentrionale le orde degli Unni di Attila, preceduti da una fama sinistra e giustificata. Nell’impotenza delle autorità imperiali, una delegazione di senatori romani è accompagnata da Leone ad incontrarsi con Attila, per convincerlo a non calare su Roma e a rientrare nei suoi quartieri invernali di oltralpe. E così avviene. È del tutto verosimile che Attila si sia fatto convincere da considerazioni di natura strategica, e dal fatto che la delegazione si sia impegnata al pagamento di un tributo: fatto sta che dall’opera del Papa scaturisce il sollievo per il mancato saccheggio. Ma la voce popolare del tempo si convinse che i santi Pietro e Paolo, titolari di Roma, fossero apparsi dietro al papa minacciando il re unno per costringerlo a ritirarsi. L’episodio è significativo di una tendenza storica: in quei tempi fortunosi, le popolazioni si rivolgono, per protezione e per avere giustizia, agli uomini di Chiesa piuttosto che al potere politico sempre più impotente.
Lo storico Giorgio Spini sintetizza questo processo in queste belle frasi scultoree: “la Chiesa cristiana resta in occidente come superstite rifugio della civiltà latina nel grande naufragio. Et agere et pati fortiter romanum est: nel vecchio mondo romano l’energia morale, la grandezza spirituale si sono a poco a poco inariditi. Sono venuti meno con l’affievolirsi del senso del dovere civico e dell’amore patrio, sostituiti da un senso generale di indifferenza e di rivolta contro lo stato… ma l’entusiasmo morale la coscienza del dovere, la volontà di agire per il bene comune rinascono sotto mutate forme nel nuovo mondo cristiano. Agire e patire con romana fermezza sanno non più gli imperatori ed i consoli, ma i vescovi e i santi cristiani”.
Alla nostra contemporaneità, che neppure vuol sentire parlare di dispute teologiche, che pure ancora esistono nella comunità dei battezzati, e che non si capacita che intorno a queste si accendessero contrasti politici tali da incendiare gli animi di milioni di persone, una figura come quella di Leone I può apparire abbastanza lontana; legata certamente ad un mondo scomparso da tempo immemorabile.
Pure, a ben vedere, esistono elementi per i quali la presentazione della vita di questo santo non manca di provocare echi legati alla attualità oggi.
Intanto Leone è, come i suoi successori, compreso l’attuale Vescovo di Roma, custode energico del depositum fidei: lo è in un momento in cui la dottrina veniva da più parti contestata per i motivi più diversi: che allora si trattasse di cristologia e oggi invece di altri aspetti, non meno di rilievo teologico e sacramentale, non toglie che sia abbastanza facile scorgere una continuità di servizio che unisce il papa Leone al mondo di oggi.
Per quanto poi riguarda l’opera di soccorso delle popolazioni martoriate, che Leone svolse anche durante il sacco di Roma operato dai Visigoti di Genserico, anche qui: il Papa allora come oggi non disponeva di strumenti militari e di influenza politica nel senso proprio. Poteva però esercitare un grande influsso morale, che valeva ad attenuare e talvolta a evitare le conseguenze tragiche dell’esercizio della violenza, comunissimo ai tempi. E così facendo esercitava il doppio ufficio della carità e dell’incivilimento.
E se c’è chi pensa che di tale doppio ufficio la Chiesa potrebbe ormai spogliarsi a motivo della esistenza della previdenza sociale negli stati occidentali e della ormai riconosciuta teoria dei diritti dell’uomo, lo possiamo invitare a considerare con attenzione quanto si legge sui giornali ogni giorno, sui milioni di esuli e disperati vari in cerca di aiuto e di accoglienza. E magari anche sull’importanza tutta “fattuale” e operativa che le preghiere dell’attuale Vescovo di Roma hanno avuto per evitare che le armi occidentali facessero qualche altro deprecabile errore nella Siria di oggi, già bastantemente martoriata.
La Chiesa ricorda San Leone I, Papa e Dottore della Chiesa, il giorno 10 novembre.
Alberto Hermanin