Idea luce
L’Amore di Dio è nostro cibo.
Introduzione
La fame e la sete costituiscono i bisogni primari dell’uomo e il Signore non è lontano da noi nemmeno in questo. Gesù, anzi, opera prodigi nel nome del Padre proprio sfamando la folla che lo segue: si prende cura dei suoi discepoli, non li abbandona alla precarietà, ma li sazia in abbondanza. L’amore di Dio è il nostro cibo, è ciò che può soddisfare ogni nostra necessità materiale e spirituale, perché appaga il nostro cuore e il nostro intimo bisogno di essere amati. Rendiamo grazie a Dio che rinnova per noi oggi i benefici del suo amore.
Liturgia della Parola
LETTURE: Is 55, 1-3;
Sal 144;
Rm 8, 33. 37-39;
Mt 14, 13-21
Il profeta Isaia ci invita a saziarci alla fonte inesauribile dell’amore che è Dio. I pani e i pesci, che Gesù moltiplica per la folla, sono il simbolo del cibo spirituale che non perisce e che dona la vita eterna. È dalla comunione con questo Pane di vita che nasce la certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio.
Traccia di riflessione
Stanchi e assetati come le genti alle quali si rivolge il profeta Isaia nella prima lettura, anche noi andiamo da Colui che solo può saziare la nostra fame e la nostra sete: Cristo Gesù. Nella pagina evangelica ci troviamo di fronte ai discepoli, che si confrontano con la loro inadeguatezza di fronte alle richieste di una moltitudine di gente: cosa hanno loro per sfamare tante persone? Essi, come direbbe Pietro allo storpio alla porta del Tempio di Gerusalemme, “non possiedono né oro né argento”, ma hanno Cristo e questi sono chiamati a dispensare. L’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, allora, assume le caratteristiche di un gesto squisitamente pasquale: nell’ultima cena Gesù assume la “pochezza” del pane e ne fa un cibo anche per coloro che non posseggono denaro, in quanto è stato Lui che, con la sua passione morte e risurrezione, “ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo, e con il sangue sparso per la nostra salvezza ha cancellato la condanna della colpa antica” (preconio pasquale). Andare a Cristo e fare comunione con Lui vuol dire, infine, con le parole della seconda lettura, essere vincitori e avere l’assicurazione di partecipare del suo amore eterno che ci “eternizza”.
Preghiera dei fedeli
• Per la Chiesa, perché sia sempre casa accogliente e dimora sicura per ogni uomo, dispensatrice dell’acqua viva della grazia, preghiamo.
• Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri e i diaconi, perché attraverso la loro offerta al Signore siano esempio per il popolo di Dio di amore che si dona, si condivide e si moltiplica, preghiamo.
• Per tutti i governanti, perché amministrino ciò che è stato loro affidato con onestà e in spirito di umile servizio verso coloro che ne necessitano, preghiamo.
• Per tutti i popoli che soffrono la fame, vittime della violenza, della guerra o dell’indifferenza, perché trovino sempre accanto persone sollecite ad alleviare le loro necessità, preghiamo.
• Per noi qui presenti, perché sull’esempio degli Apostoli, sappiamo andare incontro ai bisogni dei fratelli, rimanendo fedeli all’ascolto di ciò che Dio ci comanda, preghiamo.
Dialogo eucaristico
Abbiamo ricevuto la ricchezza di un Cibo, che ci nutre e che ci sazia per l’eternità. Ringraziamo per questo dono immenso nel quale sperimentiamo l’Amore di Dio, da cui nessuno potrà mai separarci. Per questo cantiamo insieme “Chi ci separerà?” – M. Frisina (o altro canto adatto)
Idea guida
Evitiamo ciò che è superfluo e cerchiamo ciò che ci edifica, condividiamo ciò che abbiamo e siamo.