Cristo dà la grazia, ma non la dà soltanto a me personalmente, la dà a noi. Non so se su questo punto abbiamo mai riflettuto abbastanza. Noi siamo troppo abituati al fatto della grazia personale, cioè al rapporto-dono individuale e personale tra me e Dio, e non valutiamo invece abbastanza il rapporto comunitario, la grazia comunitaria, che non è semplicemente il livello di grazia comune ma quei particolari doni che riguardano tutta la comunità, rimanendo – si capisce – la responsabilità un fatto individuale.
Noi siamo congiunti a Cristo in forma ascendente e discendente, non solo in forma personale ma comunitaria: poiché Cristo ci unisce alla Trinità, avremo con essa un rapporto comunitario.
Guglielmo Giaquinta
Pregando, è cresciuta in me la consapevolezza che nel dolore stiamo vivendo il mistero della comunione dei santi. Sì, siamo davanti al dono di una santità comunitaria che state vivendo. Per la vostra bontà, la disponibilità, la generosità illimitata, la fedeltà senza incrinature, siete resi degni del dolore redentivo che ci lava dal peccato e ci consegna la veste candida della santità.
Loro, che il Signore ha chiamato a vivere e donare la vita nel dolore, con la loro semplice fede cristiana, sono per tutti noi il segno visibile, il frutto maturo di una santità non solo personale ma della comunità.
Loredana Reitano
Mario e Concetta Giordano
Mario e Concetta hanno percorso il loro cammino di santità per una via personale, c’è stato però un medesimo denominatore che ha segnato in profondità la loro “storia di santificazione”: lo Spirito Santo. Come sposi hanno capito di dover dare il meglio di sé nella vita familiare ma anche nella costruzione di una Chiesa santa e di una società fraterna. Hanno vissuto con gioia la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, alla propria famiglia naturale e spirituale, nell’ambiente di lavoro, agli amici. Hanno imparato, con un amore fedele, a sostenersi a vicenda durante tutti gli anni della loro vita insieme. Hanno offerto l’esempio di un amore instancabile e generoso, sono diventati i testimoni di quell’amore, di quella passione per il Cristo povero e crocifisso che hanno respirato dalle parole e dall’esempio del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
Certo avevano due caratteri diversi, da una parte Mario più silenzioso, di poche parole, ma molto pratico, dall’altra Concetta più chiacchierona, ma molto trasparente, che quello che pensava non era capace di nasconderlo. Questo anche per dire a noi che la santità è per tutti, non per i perfetti, ma per chi ama Gesù e gli altri come Gesù.
Così ricorda di loro padre Jean Jacques Luzitu, che li ha seguiti negli ultimi tempi della loro malattia: Padre, – mi diceva Concetta – io sto bene! Preghi S. Vincenzo per i miei figli e Mario.
E durante una visita a Mario sofferente, egli mi disse: “Padre sarà ora! Puoi ritornare al santuario per le confessioni, non devi preoccuparti per me!”
Piano piano li abbiamo visti trasfigurarsi, con i valori cristiani interiorizzati attraverso un impegno generoso e reale.
Il figlio Vincenzo
Ciao mamma, ciao papà… siete stati e sarete sempre un modello di vita per noi, sempre insieme nei momenti belli ma ancor di più in quelli brutti…
Guglielmo Formicola
Guglielmo nasce e vive a Salerno dove forma una bella famiglia a cui dedica tutto l’amore e la premura. Conosce la famiglia Pro Sanctitate durante una missione che il Movimento ha fatto a Salerno, presso la Parrocchia di San Gaetano. Subito dopo ha il dono di conoscere Monsignor Giaquinta, e nasce in lui un amore filiale, si apre un mondo nuovo, uno stile di vita diverso. Impara sempre più a riconoscere in ogni uomo un fratello. “Monsignore”, come era solito chiamarlo familiarmente, era per lui un padre, un esempio luminoso. Tutta la famiglia è stata coinvolta in questa appartenenza Pro Sanctitate, ciascuno secondo la sua età, nell’impegno della preghiera, in un orientamento evangelico semplice ma concreto. Ha vissuto con emozione la Festa della Luce che appunto vedeva coinvolta tutta la sua famiglia.
La sua appartenenza è diventata subito anche impegno nel Gruppo degli Animatori Sociali: partecipava sempre con gioia ai loro incontri e viveva con loro come in famiglia. Nel 1° maggio del 1997 è diventato Animatore Sociale e ha condiviso questo impegno con Lina, la sua sposa, che nel frattempo aveva maturato la sua vocazione nell’Istituto delle Oblate Apostoliche come Cooperatrice. Sopraggiunge la malattia il 12 settembre 2012, un tumore che l’ha stroncato in un mese: il 23 settembre è stato operato e il 23 ottobre ritorna alla casa del Padre. Lungo questa ultima fase della sua vita Guglielmo dimostra a tutti la sua grande fede, abbraccia la croce e il Crocifisso, la carica su di sé fino ad arrivare sul Golgota. Il personale medico e paramedico affezionatosi a lui, resta stupito della sua serenità e dolcezza anche nelle grandi sofferenze che avevano devastato il suo corpo.
Guglielmo ci ha fatto capire che viviamo già qui il Paradiso compiendo opere buone in terra e vivendo l’altro come un fratello.
Nelle visite di Teresa e Loredana in ospedale amava ripetere: “Lui, Gesù, sa… tutto come Lui vuole”.
Angela Valitutti D’Amico
Angela, maestra elementare, si è sposata con Antonino D’Amico, uomo mite e buono, il 19 ottobre 1959. È madre di due figli: Pino e Caterina. A soli nove anni, il 10 agosto 1972, giorno di San Lorenzo martire, la piccola Katia, così come amavano chiamarla in famiglia, vola in Cielo per un male tremendo: tumore al cervello. L’11 agosto fu celebrato il rito funebre nella chiesa dei Salesiani, dal parroco don Luigi Cosato, sacerdote amico del Movimento Pro Sanctitate di cui aveva conosciuto il Fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
Proprio da lui aveva ricevuto l’incarico di far sorgere la Pro Sanctitate a Salerno. Angela accettò con forza e serenità d’animo la perdita della sua bambina e, grazie alla conoscenza con don Luigi Cosato, iniziò ad impegnarsi per la diffusione a Salerno del Movimento Pro Sanctitate. Angela, documentandosi e facendo viaggi a Roma insieme al marito Antonino, ebbe la possibilità di studiare la spiritualità del Movimento e diffonderne così il messaggio.
Partecipando ai Consigli Nazionali del Movimento aveva spesso dialoghi con il Fondatore, il quale la sosteneva, la incoraggiava, orientava il suo impegno per la costituzione del Movimento nella Diocesi. La sua fedeltà a Monsignore e al Movimento è uno dei doni più preziosi che ha lasciato ai fratelli e alle sorelle di Salerno e a tutti. Appena ha intravisto la possibilità di accompagnare altri nella responsabilità del Movimento lo ha fatto con grande umiltà, distacco, passione. Ha coltivato il rapporto con i sacerdoti salernitani offrendo loro una testimonianza vissuta di santità, di sofferenza offerta per la santificazione universale e in modo speciale per i sacerdoti, come poi farà in modo esplicito e palese negli ultimi anni e mesi di vita.
Il figlio Pino, già malato da diversi anni, muore il 7 aprile 2010 lasciando la moglie e i suoi due amati figli. Era irriconoscibile Angela, inferma, su una sedia a rotelle perché già da qualche mese era stata colpita da ictus, ma vuole nella Messa di esequie dire ancora a tutti la sua fede nella bellezza della vita e dell’amore che mai finisce.
Vuole ancora essere presente alla celebrazione del 1° novembre 2010 in Cattedrale, ma durante la Santa Messa improvvisamente si abbandona priva di forze. Viene portata in ospedale e non si sveglierà più. L’8 novembre 2010 raggiunge i suoi adorati figli Pino e Caterina e suo marito Antonino.
Per il Centro di Salerno, e per tutta la Chiesa salernitana, è una perdita grande, ma un trionfo dell’amore sofferto e donato. Sette sacerdoti presenti al suo funerale, tra cui il Vicario Generale.
L’amore è il dono più bello che il Signore ha posto nell’anima dell’uomo, questo sentimento in Angela è stato pienamente vissuto.
a cura di Enrica Padovano e di Teresa Carboni