Narratori dell’amore di Dio

FORMAZIONE - Esperienza cristologica

MEMORIA

Lasciamo che Dio ci parli nella sua Parola

Matteo 5, 1-16

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere,

gli si avvicinarono i suoi discepoli.

Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

“Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

 

Il discorso della Montagna ci ‘narra’ l’infinito amore di Dio per l’uomo. Un Dio che ci vuole felici, beati, santi. Le Beatitudini prima che essere impegni da assumere sono doni da ricevere. Dio nostro Padre desidera regalarci la libertà vera, che nessuno può toglierci. La libertà dalle cose perché siano un dono e uno strumento di condivisione fraterna. La libertà dal potere perché nella fraternità possiamo sperimentare la bellezza di essere santi insieme e percorrere sentieri di mitezza, di giustizia, di amore. La libertà da noi stessi e dalle nostre passioni facendo diventare queste stesse una energia di amore donato, di annuncio di gioia.

Così la magna carta della santità diviene anche la condizione e lo stile della ‘narrazione’ di Dio e del suo amore ai fratelli. L’Evangelista pone la descrizione dell’identità e della missione del cristiano, infatti, subito dopo le Beatitudini. Il sapore che desideriamo offrire al mondo è la gioia e la speranza dei poveri e dei miti, dei pacifici e dei perseguitati per Cristo. La luce che invochiamo per noi e per tutti si radica nel cuore puro e assetato di giustizia, nel cuore consolato e ricco di misericordia.

Lasciamo che Dio ci parli attraverso papa Francesco

[…] La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo, è una cosa molto seria. È uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi. È uno scandalo che sia morto su una croce. È uno scandalo: lo scandalo della Croce. La Croce continua a far scandalo. Ma è l’unico cammino sicuro: quello della Croce, quello di Gesù, quello dell’Incarnazione di Gesù. Per favore, non “frullate” la fede in Gesù Cristo. C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete “frullato” di fede. La fede è intera, non si frulla. È la fede in Gesù. È la fede nel Figlio di Dio fatto uomo, che mi ha amato ed è morto per me. Allora: fate chiasso; abbiate cura degli estremi della popolazione, che sono gli anziani e i giovani; non lasciatevi escludere e che non si escludano gli anziani. Secondo: non “frullate” la fede in Gesù Cristo. Le Beatitudini. Che cosa dobbiamo fare, Padre? Guarda, leggi le Beatitudini che ti faranno bene. Se vuoi sapere che cosa devi fare concretamente leggi Matteo capitolo 25, che è il protocollo con il quale verremo giudicati. Con queste due cose avete il piano d’azione: le Beatitudini e Matteo 25. Non avete bisogno di leggere altro. Ve lo chiedo con tutto il cuore.”

(Ai giovani argentini, 25 luglio 2013)

La fede è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide, si trasmette, perché tutti possano conoscere, amare e professare Gesù Cristo che è il Signore della vita e della storia (cfr Rm 10,9).

Attenzione, però! Gesù non ha detto: se volete, se avete tempo, andate, ma ha detto: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Condividere l’esperienza della fede, testimoniare la fede, annunciare il Vangelo è il mandato che il Signore affida a tutta la Chiesa, anche a te; è un comando che, però, non nasce dalla volontà di dominio, dalla volontà di potere, ma dalla forza dell’amore, dal fatto che Gesù per primo è venuto in mezzo a noi e non ci ha dato qualcosa di Sé, ma ci ha dato tutto Se stesso, Egli ha dato la sua vita per salvarci e mostrarci l’amore e la misericordia di Dio. Gesù non ci tratta da schiavi, ma da persone libere, da amici, da fratelli; e non solo ci invia, ma ci accompagna, è sempre accanto a noi in questa missione d’amore.

Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini, non ci sono limiti: ci invia a tutti. Il Vangelo è per tutti e non per alcuni. Non è solo per quelli che ci sembrano più vicini, più ricettivi, più accoglienti. È per tutti. Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore.

[…] “Non avere paura!”. Quando andiamo ad annunciare Cristo, è Lui stesso che ci precede e ci guida. Nell’inviare i suoi discepoli in missione, ha promesso: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28, 20). E questo è vero anche per noi! Gesù non lascia mai solo nessuno! Ci accompagna sempre. Gesù poi non ha detto: “Va”, ma “Andate”: Siamo inviati insieme. Cari giovani, sentite la compagnia dell’intera Chiesa e anche la comunione dei Santi in questa missione. Quando affrontiamo insieme le sfide, allora siamo forti, scopriamo risorse che non sapevamo di avere. Gesù non ha chiamato gli Apostoli perché vivessero isolati, li ha chiamati per formare un gruppo, una comunità.

(28 luglio 2013)

[…] «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 95,1). Qual è questo canto nuovo? Non sono parole, non è una melodia, ma è il canto della vostra vita, è lasciare che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù, è avere i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni. E la vita di Gesù è una vita per gli altri, la vita di Gesù è una vita per gli altri. È una vita di servizio.

[…] Tre parole: Andate, senza paura, per servire. Andate, senza paura, per servire. Seguendo queste tre parole sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia. Cari giovani, nel ritornare alle vostre case non abbiate paura di essere generosi con Cristo, di testimoniare il suo Vangelo. (28 luglio 2013, Omelia)

Cari Fratelli, il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse, ma sulla creatività dell’amore. Servono certamente la tenacia, la fatica, il lavoro, la programmazione, l’organizzazione, ma prima di tutto bisogna sapere che la forza della Chiesa non abita in se stessa, bensì si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti.

Un’altra lezione che la Chiesa deve ricordare sempre è che non può allontanarsi dalla semplicità, altrimenti disimpara il linguaggio del Mistero e non solo resta fuori dalla porta del Mistero, ma non riesce neppure ad entrare in coloro che dalla Chiesa pretendono quello che non possono darsi da sé, cioè Dio stesso. A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità, la Chiesa si priva delle condizioni che rendono possibile “pescare” Dio nelle acque profonde del suo Mistero.

(Ai vescovi del Brasile, 27 luglio 2013)

Però io voglio che ci sia chiasso nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori…, se non lo fanno diventano una ONG e la Chiesa non può essere una ONG. Che mi perdonino i vescovi ed i sacerdoti, se alcuni dopo vi creeranno confusione. È il consiglio. Grazie per ciò che potrete fare.

(Ai giovani argentini, 25 luglio 2013)

MISTERO

Davanti a Gesù Eucaristia

Gesù, Tu sei il volto dell’amore del Padre, Tu il cuore vivo dell’Abbà…

Tu vuoi per me il bene.

Non desideri per me sofferenza né solitudine,

non mi pensi mai diminuito nella mia umanità.

Mi desideri invece pienamente realizzato, capace di orientare a te le passioni che

Tu stesso mi hai donato, l’energia di amore che hai riversato nella mia vita.

Beatitudine e santità sono sinonimo di amore e fraternità, felicità.

Raccontami Gesù l’amore del Padre, fa’ che io lo riceva da te.

Ti guardo, Gesù Eucaristia, e so che Tu mi guardi e parli al mio cuore.

Povero e lieto, mite e operatore di pace, così Tu mi vuoi, così Tu mi fai.

Tu rendi puro il mio cuore perché dica di te al mondo.

‘Narrare’ il tuo amore è avere il tuo cuore,

cuore in ascolto, cuore di misericordia, cuore che serve e che ama.

‘Narrare’ il tuo amore è attraversare la Croce, prenderla con te,

su di essa inchiodare ogni male, e rinascere creature nuove, risorte, sante.

Nella condivisione fraterna

Le Beatitudini sono concrete nella mia esperienza di vita? Le considero un progetto di libertà?

Condividiamo cosa mi/ci ha detto Gesù nel silenzio dell’adorazione.

PROFEZIA

Essere sale, essere luce: come? E come esserlo insieme?

Diventare ‘narratori’ dell’amore di Dio… con tutti, in ogni ambiente…

Sussidio preparato da Teresa Carboni

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