Per riflettere, condividere e pregare
In ascolto
Essere chiamati da Gesù, essere chiamati per evangelizzare, e terzo: essere chiamati a promuovere la cultura dell’incontro: In molti ambienti, e in generale in questo umanesimo economicista che ci è stato imposto nel mondo, si è fatta strada una cultura dell’esclusione, una “cultura dello scarto”. Non c’è posto né per l’anziano né per il figlio non voluto; non c’è tempo per fermarsi con quel povero nella strada. A volte sembra che per alcuni, i rapporti umani siano regolati da due “dogmi” moderni: efficienza e pragmatismo. Cari Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e anche voi Seminaristi che vi preparate al ministero, abbiate il coraggio di andare controcorrente a questa cultura. Avere il coraggio! Ricordate una cosa, a me questo fa molto bene e lo medito frequentemente: prendete il Primo Libro dei Maccabei, ricordate quando molti [non i Maccabei, ndr] vollero adeguarsi alla cultura dell’epoca: “No…! Lasciamo, no…! Mangiamo di tutto, come tutta la gente… Bene, la Legge sì, ma che non sia tanto…”. E finirono per lasciare la fede per mettersi nella corrente di questa cultura. Abbiate il coraggio di andare controcorrente a questa cultura efficientista, a questa cultura dello scarto. L’incontro e l’accoglienza di tutti, la solidarietà – una parola che si sta nascondendo in questa cultura, quasi fosse una cattiva parola – la solidarietà e la fraternità, sono elementi che rendono la nostra civiltà veramente umana.
Cari fratelli e sorelle, siamo chiamati da Dio, con nome e cognome, ciascuno di noi, chiamati ad annunciare il Vangelo e a promuovere con gioia la cultura dell’incontro. La Vergine Maria è nostro modello. Nella sua vita ha dato «l’esempio di quell’affetto materno che dovrebbe ispirare tutti quelli che cooperano nella missione apostolica che ha la Chiesa di rigenerare gli uomini» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 65). Le chiediamo che ci insegni a incontrarci ogni giorno con Gesù. E quando facciamo finta di niente, perché abbiamo molte cose da fare e il tabernacolo rimane abbandonato, che ci prenda per mano. Chiediamoglielo! Guarda, Madre, quando sono disorientato, conducimi per mano. Che ci spinga a uscire all’incontro di tanti fratelli e sorelle che sono nella periferia, che hanno sete di Dio e non hanno chi lo annunci. Che non ci butti fuori di casa, ma che ci spinga ad uscire di casa, E così che siamo discepoli del Signore. Che Ella conceda a tutti questa grazia.
(Da Omelia di Papa Francesco, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013)
L’amore fraterno è sempre stato uno dei capisaldi nell’insegnamento e nella vita della Chiesa. Ancora oggi, se i sacerdoti tornando al Cenacolo, riusciranno a vivere in pieno il rapporto di amore fraterno sacerdotale saranno la lezione più efficace della fraternità spirituale in seno alla Chiesa di Dio e nel mondo.
Da G. Giaquinta, Il Cenacolo
Quel calore, quell’amore, quella tenerezza, pace, intimità, profondità, donazione, generosità che noi amiamo pensare essere prerogativa dello Spirito che unisce il Padre al Verbo unigenito: tutto questo dovrebbe essere proprio della Chiesa nel suo insieme e nelle singole sue parti. Carisma e gerarchia, istituzione e servizio, ministero e popolo di Dio, non sono più realtà che si oppongono, ma attività di una medesima famiglia, la cui vita è l’amore verso il Padre e la carità vicendevole.
Da G. Giaquinta, L’amore è rivoluzione
Sentiamo la Chiesa sempre giovane, palpitante di nuovi germogli, carica di dinamismo spirituale, ricca di frutti di fede, di speranza ma soprattutto di carità. Una Chiesa nella quale siamo coinvolti in prima persona e che deve diventare centro di attrazione per tutti gli uomini perché Cristo e lo Spirito attraggono ad essa. Eppure quante volte i nostri fratelli in ricerca si sono avvicinati alla Chiesa e poi si sono allontanati: Cristo li attirava alla Chiesa e nella Chiesa non lo hanno trovato; ricercavano un amore autentico e si sono trovati una istituzione divisa all’interno, in cui non c’era fraternità, carità, unione. Ecco allora la responsabilità di creare una Chiesa che viva la dimensione di Cristo, che sia centro di accoglienza per coloro che, attirati da lui, vi entrano.
Da G. Giaquinta, L’esperienza
Per la riflessione e il confronto
Nella mia vocazione di sacerdote, nel servizio che svolgo, come posso o come potrei di più:
• Vivere la solidarietà, la vicinanza affettuosa e la fraternità, verso le persone che mi sono affidate.
• Essere servitore della comunione e della cultura dell’incontro.
• Vivere in pieno il rapporto di amore fraterno sacerdotale.
Per pregare
Resta con me, dolce Gesù, e allora
incomincerò a risplendere come tu risplendi:
a risplendere così da essere luce per gli altri.
La luce, Gesù, verrà tutta da te. Nessun raggio partirà da me,
né io vi avrò merito alcuno: sarai tu che risplenderai sugli altri per mezzo mio.
Lascia che io ti glorifichi nel modo che tu preferisci, risplendendo così su tutti coloro
che mi circondano! Da’ la tua luce anche a loro come a me; accendili di te, attraverso me.
Insegnami a mostrare la tua gloria, la tua verità, la tua volontà.
Fa’ sì che io ti predichi senza predicare, non con le parole ma con l’esempio,
con la carica vitale che attira, con la simpatica influenza dell’azione;
per la mia somiglianza con i tuoi Santi, e con la evidente pienezza d’amore
che il mio cuore riceve da te.
Amen.
(J. H. Newman, Meditazioni e preghiere)