Mi sia quindi permesso in questo momento di bussare delicatamente a questa porta. Sono le parole che il Santo Padre Francesco ha pronunciato alla cerimonia di benvenuto a Rio de Janeiro in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù e che ci insegnano l’autentico stile missionario.
Nel corso dell’Anno della Fede – che ora volge al termine – abbiamo accolto l’invito ad entrare attraverso la porta della fede, a rinnovare l’esperienza dell’incontro personale con il Signore, perché – ci ha annunciato la Chiesa – non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (Porta Fidei, 3). È la bellezza di questo incontro che “ci dà sapore”, che illumina le nostre giornate e ci spinge oltre i confini del nostro io per portare a tutti l’annuncio dell’Amore del Signore.
Il tema della missione – che ci verrà riproposto nel mese di ottobre – interpella tutto il nostro essere credenti. La missione è il viaggio più lungo che siamo chiamati a fare, ma è anche, spesso, il più corto: è il più lungo perché ci costringe ad uscire da noi stessi, dalla nostra vita programmata a volte minuto per minuto senza lasciare spazio agli altri, dagli schemi del quotidiano che ci danno sicurezza. È il più corto perché spesso, per annunciare, non dobbiamo nemmeno uscire dal salotto della nostra casa: gli altri, i nostri fratelli, i familiari, i vicini di casa e i colleghi di lavoro sono ogni giorno lì, “a portata di mano” e ci chiedono di essere accolti, capiti, amati. La missione, allora, è bussare delicatamente alla porta del loro cuore e chiedere di entrare nel nome di Gesù per portare la pace, la riconciliazione, per alimentare la fiamma dell’amore fraterno. Bussare delicatamente è lo stile missionario, è lo stile di colui che ha riconosciuto nella propria vita l’amore di Dio e desidera condividerlo con gli altri. Il cristiano può avere gli occhi di Gesù, i suoi sentimenti, la sua disposizione filiale, perché viene reso partecipe del suo Amore, che è lo Spirito. (Lumen Fidei, 11).
In questo numero di Aggancio ci viene proposto un itinerario di formazione e preghiera, di contemplazione e azione, di ascolto della parola del Papa e della Chiesa che indirizza i nostri passi di missionari nel mondo.
«Stare con Gesù per lasciarci guarire il cuore» – ci propone l’adorazione del mese di settembre – e poi andare incontro agli altri nella verità della nostra vita. Gli uomini hanno bisogno di vedere, di trovare in noi l’incarnazione di ciò che annunciamo: occorre parlare, allora con i nostri comportamenti, con il nostro modo di pregare, di ragionare, di esprimerci, di agire (Servo di Dio Guglielmo Giaquinta). «Dalla preghiera… la forza per l’annuncio», è questo ciò che annunciano a ciascuno di noi le vite dei santi e testimoni qui presentati, uomini e donne che hanno voluto vivere nella semplicità del quotidiano come “gente che sa parlare alla propria gente, che ama il Signore in semplicità … che va senza pretendere nulla” (Beato Gaetano Catanoso). [pag. 23]
Vogliamo, dunque, fare nostro l’invito ad ‘andare’, non da soli, ma come comunità: «Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale» (Benedetto XVI, Esort. ap. Verbum Domini, 95).
A Maria, che non smettiamo mai di invocare accanto a noi nella preghiera del Rosario, chiediamo: Maria, madre e sorella nostra, aiutaci a divenire fratelli (G. Giaquinta), [Crociata di preghiera, pag. 72].
Vittoria Terenzi