Affamati di verità e di felicità, siamo tutti in cammino, in ricerca, nel grande evento della vita, di chi e cosa può donarcele. In questo tempo il clima sociale che l’Italia ha vissuto e vive sembra velare la verità e negare la felicità.
Le recenti elezioni, precedute da una campagna elettorale tutta basata sulla falsità delle proposte e sulla parola bugiarda e violenta che occulta la verità; la situazione economica che spesso impedisce a tanti di usufruire dei diritti minimi che consentono una vita serena, felice; lo stravolgimento della stessa identità della persona, del senso del matrimonio, del naturale rapporto dei figli con dei genitori che siano un padre ed una madre: tutto sembra spingerci quasi a credere che la verità e la felicità si sono spente, non sono più possibili.
Per questo ci chiediamo: quale verità? quale felicità?
Dopo tanta/ nebbia/ a una/ a una/ si svelano/ le stelle/ Respiro/ il fresco/ che mi lascia/ il colore del cielo/ Mi riconosco/ immagine/ passeggera/ Presa in un giro/ immortale. (Giuseppe Ungaretti, Sereno, Bosco di Courton, luglio 1918)
Le parole di Ungaretti ci fanno respirare un’aria nuova, ci fanno comprendere che lì dove tutto sembra oscuro si svelano le tante luci che invece, ogni giorno, silenziose e preziose come gemme, risplendono e donano calore, fanno emergere la verità, illuminano la felicità di cui il nostro cuore ha fame. Come un dono speciale, allora, la Quaresima si snoda e ci conduce alla verità di noi e alla Verità di Dio. È una immersione piena nella misericordia, nell’amore che in Cristo sa abbracciare dell’uomo ogni dimensione, ogni Editoriale attesa, ogni fame: la felicità è la fame appagata e la fame più grande che proviamo, dal primo nostro affacciarci alla vita nel grembo materno, è d’amore. Questa fame ci inseguirà sino alla fine. Gesù la conosce bene in noi, desidera colmarla con il dono della Sua vita.
È un tempo di purificazione: la verità la si può riconoscere solo se la mente e il cuore sono liberi, sgombri da ogni pensiero negativo e, nella vita quotidiana, ci mettiamo in ricerca, con onestà e rigore, del valore che ha ogni singola espressione di questo universo. È un invito al confronto e al dialogo, libero da luoghi comuni e sovrastrutture, con la vita stessa e il suo Creatore.
Si schiudono le porte della Pasqua e siamo presi, immagine passeggera, perché mortali e limitati nel tempo e nella storia, in un giro immortale che solo la Risurrezione di Gesù ci può regalare. La fede umile e sincera nella Risurrezione del Signore e nella nostra risurrezione futura, l’attesa gioiosa del ritorno di Cristo in noi e alla fine dei tempi, sono la luce che tesse di senso e di speranza i nostri giorni, ciò che segna il passo delle scelte concrete e abituali e indica la via da percorrere, da qui all’eternità, anche nel faticoso tessuto sociale che la storia scrive.
Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta ci parla, nel testo riportato in questo numero, della comunione come dimensione speciale che Dio ci dona di vivere con Lui e con i fratelli.
Questa comunione che è gravida di attenzione, tenerezza, dialogo, servizio, unità, è una condizione indispensabile della Santità. In questa profonda unione, che ci rende figli del Padre e fratelli tra noi, riluce la verità delle nostre vite e si realizza, ogni giorno, la felicità che già ci appartiene perché portatori del divino.
E sia Pasqua nei nostri cuori e nelle nostre vite; sia Pasqua nelle famiglie e nelle comunità parrocchiali; sia Pasqua nelle vite di quanti soffrono e sono nella solitudine; sia Pasqua in questa storia che anela alla luce ma è assediata dai figli delle tenebre. Che ogni morte sia vinta e in tutto risplenda la gloria di Cristo Signore.
Loredana Reitano