Ai poveri il lieto annuncio, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista!

 

È iniziato l’anno 2013 e il primo pensiero si rivolge a Dio, nostro Padre, con gratitudine perché ci dona un nuovo anno di vita in cui possiamo continuare il nostro cammino nella ricerca di lui, del senso della nostra vita, dell’affanno quotidiano, del significato di eventi che viviamo e che ci appaiono negativi o non riusciamo a comprendere.

La gratitudine va vissuta in comunione con quanti condividono la stessa fede ma, soprattutto, con un pensiero a coloro che attendono ancora la rivelazione dei Figli di Dio.

È arrivato il tempo di “promuovere una pedagogia del desiderio” così come ci invita il S. Padre Benedetto XVI, “sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha già ricevuto il dono della fede. […] Dobbiamo pertanto ritenere che sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso”.

Quanti hanno già ricevuto il dono della fede dovranno liberarsi dall’appiattimento e dalla banalizzazione: oggi c’è necessità di dinamismo e di risposte ai bisogni del cuore delle persone e di rendere significativa la fede in cui crediamo rispetto alle esigenze del nostro tempo. Siamo capaci ancora di essere sale della terra e luce per il mondo?

L’Anno della Fede è un’occasione per tutti ma in modo particolare per i credenti, i quali sono chiamati a testimoniare la gioia di aver trovato un tesoro nascosto che attende di essere svelato a chi non crede, a chi non spera, a chi avverte il desiderio di essere amato.

Il Fondatore del Movimento Pro Sanctitate, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, nelle pagine che vengono pubblicate in questo numero, ci ricorda che “l’anima che vive la grazia non può rimanere su un piano di astrazione, di speculazione: deve vivere la grazia realmente, concretamente. Non deve semplicemente avere la fede, ma vivere di fede e regolarsi in ogni circostanza della propria vita secondo la grande luce. Alla luce della fede deve corrispondere poi la grande luce dell’amore, della carità verso Dio e verso i fratelli. Allora veramente comprendiamo che cosa significhi la santità”.

La liturgia di questi due mesi è ricca di eventi: dall’inizio dell’anno, dedicato alla festa di Maria, Madre della Chiesa, all’Epifania del Signore; dal Battesimo di Gesù sul fiume Giordano all’inizio del Tempo Ordinario, tempo che inserisce gradualmente il cristiano nel mistero di Cristo e della Chiesa, dove ascolteremo il Vangelo di Luca. Alla fine di febbraio, dopo la liturgia delle Ceneri, inizia il Tempo di Quaresima e l’ultima domenica del mese ci presenterà la Trasfigurazione di Gesù.

In questo contesto, così pieno di significato, ci siamo soffermati sul Vangelo della III domenica del Tempo Ordinario dove l’evangelista Luca descrive gli inizi della predicazione di Gesù a Nazareth: gli fu dato il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4, 14-21).

L’anno di grazia del Signore è iniziato: sentiamoci poveri per riscoprire il lieto annuncio nella nostra vita personale; sentiamoci prigionieri della sfiducia, del pessimismo e ciechi per essere liberati dalla grazia e riavere la vista sulle opere che Dio compie in noi; procuriamoci non il cibo che perisce ma quello che dura per la vita eterna!

Solo così potremo dire con Gesù, per Gesù e in Gesù: oggi si è compiuta la Scrittura che voi avete ascoltato.

Buon anno a tutti i Lettori di Aggancio!

“Parleremo del tuo amore, del nostro Padre celeste,

del bisogno di amarci quali fratelli

e di camminare verso la perfezione del Padre.

Stai accanto a noi, Signore; dona forza convincente alla nostra parola

sicché, nel momento in cui torneremo attorno a te Eucarestia,

possiamo ritrovarci non più soli, ma moltiplicati per la presenza di altri tuoi figli desiderosi di amarti e di farti amare”

 

(G. Giaquinta, L’amore ci disperde)

Loretta Angelini

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