L’intuizione profetica del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta è iniziata molti anni prima della promulgazione del V capitolo della Lumen Gentium. “Quando ufficialmente nel 1947, ma in realtà verso il 1945- 1946, ho cominciato a pensare alla vocazione universale alla santità, la Lumen Gentium non esisteva e nessuno pensava ad essere voce profetica di questa Costituzione. Non credo che ci siano stati momenti storici determinati che mi hanno spinto ad attuare il Movimento Pro Sanctitate. È una realtà che è nata, direi, al di là della mia volontà. Lo chiamerei il tempo del mistero, nelle lunghe ore passate da me nel confessionale. Notai l’ansia di vita spirituale, un desiderio di santità, una santità che non era astratta ma reale. Così è nato il Movimento Pro Sanctitate, sotto l’azione del Signore, in questo tempo di mistero sotto l’azione della grazia, senza che io mi accorgessi di nulla” (G. Giaquinta, 1979).
Seguiamo gli sviluppi del Movimento Pro Sanctitate citando ancora dai ricordi del Servo di Dio. “Vi erano al tempo altre realtà che parlavano della vocazione alla santità. Fra quelli con cui mi incontrai c’era Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, il quale nella sua “Rivista di spiritualità” scriveva molto spesso sulla santità. Andai a trovarlo nella Chiesa di Santa Teresa al Corso d’Italia. Io, giovanissimo prete, mi recai da quest’uomo venerando per dottrina, per scienza, per santità e a lui parlai del mio desiderio di fare qualche cosa per la santità. Egli mi incoraggiò a camminare su questa strada e cominciai”. (G. Giaquinta, 1979)
Altre voci convergenti si erano levate intorno all’ideale della vocazione alla santità: Padre Russolillo fondatore della Congregazione dei Vocazionisti la inserisce nelle sue Costituzioni; su un altro versante anche Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, parla di questo grande ideale.
Nel 1957 il Servo di Dio iniziò la celebrazione della Giornata della Santificazione Universale e insieme il cammino per definire la struttura del Movimento Pro Sanctitate.
Strade diverse e provvidenziali si sono incontrate per allargare gli spazi di diffusione e per iniziare un dialogo con personalità che contribuirono a portare addirittura all’interno del Concilio il contributo del Movimento Pro Sanctitate e del suo Fondatore. Lasciamo la parola al Servo di Dio. “Avevamo già cominciato a celebrare la Giornata della Santificazione Universale nel 1957 e il Padre Soete, un sacerdote che in Belgio nel 1946-47 aveva fondato l’Apostolato della Santificazione universale, venne a Roma proprio per conoscere il Movimento Pro Sanctitate. Dopo alcuni incontri si arrivò alla fusione fra il Movimento Pro Sanctitate e il Movimento di Bruges.
Cominciò il Concilio Vaticano II: a quel tempo io non ero ancora vescovo, quindi non potevo partecipare al Concilio. Però mi interessava e chiesi al Cardinale Vicario – ero già Segretario del Vicariato di Roma – se era possibile essere nominato suo Consultore. Il Cardinale mi esaudì e così mi passarono alcuni Atti del Concilio. Una volta, sfogliando per caso questi fascicoli, in una nota trovai questa parola: “universale vocazione alla santità”. Andando avanti cominciai a capire che questo problema della vocazione alla santità sarebbe stato realmente trattato.
C’era un Vescovo indiano – che ormai è morto in concetto di santità – che stava a Roma per il Concilio e che Padre Soete conosceva molto bene perché apparteneva al suo Movimento. In una riunione a tre – Padre Soete, il Vescovo indiano ed io – cercammo di pensare ad un modo per potere agire sui Padri Conciliari. E l’unica idea che ci venne fu che fosse il Cardinal Fernando Cento, il quale era contemporaneamente il presidente del Movimento Pro Sanctitate e di quello del Padre Soete, a parlare in Concilio.
Infatti il 30 Ottobre 1963 il Cardinal Cento fece un intervento in cui, parlando della vocazione universale alla santità disse che già di fatto esistevano nella Chiesa molti movimenti, i quali avevano come scopo la diffusione di tale vocazione”.
Quando doveva essere approvato il V capitolo della Lumen Gentium fu preparato nel 1963 un numero speciale del “Segnalatore Ascetico”[1] sulla vocazione universale alla santità che fu distribuito dalle giovani dei gruppi Pro Sanctitate a tutti i Padri Conciliari in Piazza S. Pietro. Importanti due testimonianze: quella del Vescovo Giaquinta e quella del Vescovo di Prato Pietro Fiordelli. “Via via che i Padri Conciliari entravano, distribuivamo questo numero unico in cui era delineata tutta la dimostrazione teologica, biblica, patristica, della universale vocazione alla santità. Per cui anche se nessuno ci conosceva, in quel giorno tutti i tremila Padri Conciliari vennero a sapere che c’eravamo anche noi: piccoli come un foglietto di carta, poveri come quella Rivista, ma c’eravamo anche noi” (Servo di Dio Guglielmo Giaquinta).
“Ricordo – e mi fece tanta bella impressione – questo gruppo di signorine che distribuivano ai Padri Conciliari che entravano in S. Pietro, un opuscolo sulla chiamata universale alla santità. L’argomento mi piaceva tanto e lessi anch’io – questo me lo ricordo – con tanto interesse l’opuscolo; poi quando fu approvata la Lumen Gentium, pochi mesi dopo, il 21 novembre 1964, con tanta gioia vidi che il documento più importante del Concilio, quello sulla Chiesa, portava un capitolo nuovo, inaspettato: il V capitolo sulla vocazione universale alla santità” (Pietro Fiordelli).
Il numero speciale del Segnalatore Ascetico fu promosso e in gran parte realizzato dal Servo di Dio Giaquinta, con la collaborazione della Redazione. È difficile comunicare, anche se a distanza di anni il ricordo non è sbiadito, l’entusiasmo e l’orgoglio di preparare questo numero del Segnalatore Ascetico. Ci si sentiva parte attiva dell’evento!
Guglielmo Giaquinta, l’apostolo della santità – così possiamo chiamarlo – mantenne sempre alto, prima e dopo l’approvazione del V capitolo, il livello di entusiasmo, di compartecipazione, di corresponsabilità testimoniale.
“Pensate quale gioia e quale conforto avremmo soprattutto noi che affermiamo e diffondiamo il principio della vocazione universale alla santità, se il Concilio, in uno dei suoi tanti articoli, direttamente o indirettamente, affermasse il dovere per tutti i cristiani di diventare santi! Vorrei che metteste come vostra intenzione personale questa impetrazione: il Signore nel Concilio ci faccia avere una chiara definizione di questa che è poi una verità di fede” (G. Giaquinta, testo inedito, 1962).
“Dobbiamo sentire la responsabilità nuova che lo Spirito Santo pone sopra di noi dopo questo V capitolo sulla vocazione universale alla santità. Ciascuno di noi deve sentirsi impegnato perché esso abbia una risonanza reale, una incidenza pratica nella Chiesa. Non si tratta di verità teoriche ma di una missione che viene riconfermata solennemente, sia pure implicitamente, dalla Chiesa nei nostri confronti, una missione che lo Spirito Santo ci ha affidato ormai da anni e in questo ci riconferma” (G. Giaquinta, dicembre 1964).
“Per noi, che a questa vocazione abbiamo sempre creduto e che per essa abbiamo lavorato, il momento in cui il Concilio ha chiuso i suoi lavori, quel momento ha significato una consegna, una missione, una vocazione: la continuazione sempre più intensa, più appassionata, più sofferta di quel lavoro che da ormai vent’anni andiamo svolgendo”. (Omelia Giornata Santificazione Universale, Rai TV, 1968).
Tutto nasce e fluisce nella preghiera. Il Servo di Dio il giorno in cui fu approvato il V capitolo, confidò, successivamente in forma molto intima, di essersi inginocchiato nella sua stanza per ringraziare dal profondo del cuore il Signore!
Maria Mazzei
[1] Mensile di spiritualità curato dal Movimento Pro Sanctitate.