“Dio, Dio e niente più! Non vi curate di cercare altro. Cercate il fondamento delle virtù e abbandonatevi sempre nelle mani di Dio. Non ci sia in voi se non il solo mio caro Amante bello. Vi voglio innamorati di Dio con amore vero”. Queste sono esclamazioni di un apostolo infaticabile che ha testimoniato la presenza viva e operante di quel Gesù che la filosofia e la politica anticlericale del Secolo dei Lumi ambivano a marginalizzare. Al contempo l’eresia giansenista, con la pretesa di rendere “razionale” la fede, inculcava nel popolo cristiano l’allontanamento dal culto dell’Eucaristia, ironizzava sulla devozione alla Madonna e al Sacro Cuore che invece per San Pompilio furono il fulcro della vita interiore, della sua infiammata predicazione e della sua saggia direzione spirituale. Domenico Michele Pirrotti nasce a Montecalvo Irpino (Avellino) il 29 settembre 1710, figlio di un rinomato avvocato di ceto nobiliare. A 16 anni, non riuscendo a vincere le resistenze dei genitori, dopo essersi consigliato con il suo confessore, fugge da casa e va a Benevento presso i padri Scolopi, Congregazione dedita all’insegnamento fondata da S. Giuseppe Calasanzio. Il 2 febbraio 1727 veste l’abito religioso nel Noviziato di S. Maria di Caravaggio in Napoli e – ottenuta la dispensa del secondo anno di noviziato – il 25 marzo 1728 fa professione solenne dei voti di povertà, castità, obbedienza e di istruire la gioventù secondo la Regola della Congregazione della Madre di Dio delle Scuole Pie, cambiando il nome in Pompilio Maria in ricordo di un fratello morto seminarista. Inviato a Chieti per gli studi di filosofia, ammalatosi, è trasferito a Melfi (Potenza); ormai teologo insegna a Turi (Bari) nel 1733, poi a Francavilla Fontana (Lecce); il 20 marzo 1734 è ordinato sacerdote. Sente la necessità di allargare il raggio del proprio apostolato oltre l’ambito studentesco e col permesso dei superiori diventa predicatore itinerante. Dal 1736 è a Brindisi, nel 1739 a Ortona a Mare e nel 1742 a Lanciano: catechizza le popolazioni delle campagne, predica Quaresime ed Esercizi Spirituali; così importante è la sua opera da meritarsi il titolo di Apostolo degli Abruzzi. Per ottenere la conversione dei peccatori e grazie da Dio, si rivolge con fervide preghiere a Maria chiamandola con affetto “Mamma bella”, esortando anche gli altri a farlo. Il Signore gli dà carismi straordinari che avvalorano la sua parola sacerdotale. Invidie e incomprensioni causano il suo brusco allontanamento da Lanciano nel 1747 dando inizio a un lungo periodo di sofferenze morali che durerà fino alla morte. Trascorre 11 anni a Napoli dedicandosi alle confessioni e alla predicazione, all’assistenza degli ammalati e dei bisognosi. Difende la pratica della Comunione frequente e quotidiana. Scrive nel 1765 la prima Novena al S. Cuore di Gesù in lingua italiana. Fonda la Confraternita della “Carità di Dio” che ha come fine la pratica assidua dei Sacramenti, delle virtù cristiane e del suffragio delle anime dei defunti. Il suo eccezionale rapporto continuo e diretto con le anime del Purgatorio lo farà considerare uomo pericoloso capace di suggestionare il popolo (e quindi di manovrarlo) e perciò prima gli è sospesa la facoltà di confessare e predicare, poi Carlo III di Borbone ne decreta l’espulsione dal Regno di Napoli. Dopo sei anni può tornare però a domicilio coatto e controllato. Ma dalla sua bocca o dalla sua penna non si troverà altro che la dichiarazione di voler fare sempre con gioia la volontà di Dio; a ciò si aggiungono le sofferenze fisiche per malattie sorte da tempo. Nel 1765 inizia il lungo viaggio che lo porta a Campi Salentina (Lecce) dove giunge dopo aver attraversato tanti paesi che lo avevano visto apostolo infaticabile ed esule innocente; passa anche a salutare i compaesani di Montecalvo con un: “Addio in Paradiso!”. A Campi Salentina riorganizza le scuole, opera prodigi durante una carestia, intensifica la vita religiosa degli abitanti. Dopo aver celebrato la Messa, domenica 13 luglio 1766, si pone nel confessionale come al solito e qui accusa un malessere per cui viene portato nella sua camera. All’età di 56 anni spira il 15 luglio ai primi vespri della festa della Madonna del Carmine. Nel 1835 si apre a Lecce il processo di beatificazione. Nel 1890 è beatificato da papa Leone XIII; canonizzato da Pio XI il 19 marzo 1934.