Nasce il 6 giugno a Salamanca (Spagna), primogenita di un sarto. Dopo gli studi elementari impara a realizzare passamanerie e cordoni. Con la morte del padre e il matrimonio di Agustina, l’unica dei fratelli che raggiunge l’età adulta, Bonifacia e la madre, rimaste sole, vivono del proprio umile lavoro artigianale e di Provvidenza. Nel 1870 giunge a Salamanca il gesuita Francisco Butinyà (membro di una famiglia di industriali) che ha eletto a destinatari privilegiati del proprio ministero apostolico gli operai e i proletari. Bonifacia lo sente proclamare dal pulpito che il lavoro non è un castigo di Dio ma il collaborare dell’uomo al piano della Creazione, mezzo di santificazione e di promozione della dignità umana: è ciò che lei aveva intuito! Questa donna gioviale e laboriosa apre la propria casa alle amiche e coetanee per incontri ricreativi, di preghiera e per le catechesi del padre Butinyà. Col tempo questo gruppo si dà uno statuto formando l’Associazione dell’Immacolata e di S. Giuseppe di cui Bonifacia viene eletta presidente. Quando confida a padre Butinyà il proprio desiderio di consacrazione, questi le propone la fondazione di un nuovo istituto religioso per dare una risposta cristiana all’indigenza delle donne costrette a lavorare sin da piccole. Lei accetta con entusiasmo ben sapendo lo sfruttamento e i pericoli a cui andavano incontro le ragazze povere. Il 7 gennaio 1874 il vescovo firma il decreto di fondazione delle Serve di San Giuseppe. Le prime sette compagne vestono l’abito il 19 Marzo nella stessa casa di Bonifacia, tra loro c’è anche sua madre Maria Castro. Le case della congregazione si chiameranno Laboratori di Nazaret: la loro umile pretesa è quella di testimoniare che il lavoro è legittima vocazione cristiana, che è possibile vivere una dimensione lavorativa non mortificante la dignità della persona ma che sia fermento di fraternità sociale. L’instaurazione in Spagna di un regime anticlericale impone ai gesuiti l’esilio, così Bonifacia deve da sola guidare le consorelle nella fedeltà alle costituzioni composte da padre Butinyà. L’innovatività del carisma apostolico delle Serve di S. Giuseppe non è affatto compreso anzi dà scandalo a gran parte del clero: si ritiene disdicevole per delle suore dedicarsi al lavoro manuale e che sarebbe più appropriato occuparsi dell’insegnamento. L’apostolato del padre Butinyà in Catalogna – dov’è destinato dai superiori al ritorno dall’esilio – farà germogliare un nuovo gruppo di figlie spirituali desiderose di consacrarsi per aiutare la donna lavoratrice. Pertanto, nel 1882 Bonifacia va in Catalogna per sancire l’unione di questa nuova comunità con le Serve di S. Giuseppe, ma durante il viaggio viene informata che in sua assenza è stata destituita: le autorità ecclesiastiche hanno nominato una nuova superiora e modificato le costituzioni dell’istituto. Al ritorno è fatta oggetto di umiliazioni, disprezzo e calunnie. La sua risposta è il silenzio, l’umiltà e il perdono. Come soluzione al conflitto propone di andare a fondare una nuova comunità nella città di Zamora. Con l’approvazione sia del vescovo di Salamanca che quello di Zamora – quindi in tutta conformità e ubbidienza alle norme del diritto canonico – Bonifacia parte nel 1883 accompagnata da sua madre. A Zamora, senza alcun sostegno della Casa Madre, sviluppa una comunità religiosa dedita all’accoglienza di ragazze povere e disoccupate dando loro rifugio e la possibilità di imparare un mestiere. Il 1° luglio del 1901 Leone XIII dà l’approvazione pontificia alle Serve di San Giuseppe, da cui risulta però esclusa la comunità di Zamora. Questo è il momento di maggiore umiliazione e intima sofferenza per Bonifacia. La comunità religiosa da lei guidata verrà reintegrata nella congregazione solo dopo la sua morte – avvenuta l’8 agosto 1905 – ma a patto che si faccia assoluto silenzio sulla fondatrice. La riscoperta del carisma di Santa Bonifacia avviene nel 1939 quando a Zamora, dietro l’altare della chiesa annessa alla casa delle Serve di S. Giuseppe, viene ritrovata una cassetta contenente fotografie, oggetti, e i manoscritti delle sue consorelle che con questo espediente hanno voluto tramandare ai posteri la vicenda biografica di Bonifacia e la testimonianza del suo esempio di sacrificio in spirituale imitazione della vita nascosta di Cristo a Nazaret. Beatificata da Giovanni Paolo II nel 2003, è stata canonizzata da Benedetto XVI il 23 Ottobre 2011.