Nata a San Gregorio (L’Aquila), in Abruzzo, prima di otto figli, con il suo arrivo aveva colmato di gioia i genitori, che nello stesso pomeriggio del giorno della nascita, al fonte battesimale, avevano scelto, per la loro primogenita, il nome di Antonina. A centinaia di chilometri di distanza, il 7 dicembre dello stesso anno della nascita di Antonina, si era spenta a Savona una grande donna che aveva scelto di dare pienezza alla propria vita seguendo le orme di Colui che aveva detto: “Siate misericordiosi” e “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Era Suor Maria G. Rossello, la quale aveva dato vita, in Savona, nel 1837, all’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia: una famiglia religiosa che ora camminava spedita per le strade del mondo e proponeva con la forza dell’esempio il suo stesso ideale a tante giovani. Antonina sente in cuore che i suoi desideri trovano eco in quelli che erano stati della Madre Rossello e ascolta dentro di sé il richiamo ad un amore totale a Dio. Superando l’opposizione dei genitori e nella maturità dei suoi 24 anni entra tra le Figlie della Misericordia. Il 3 maggio 1905 veste l’abito religioso e prende il nome di Sr M. Ludovica; nella stessa data dell’anno successivo fa la sua professione religiosa e il 14 novembre 1907 – esattamente tre anni dal suo ingresso nell’Istituto – insieme a cinque compagne salpa alla volta di Buenos Aires, dove approda il 4 dicembre successivo. Da questo momento è un fiorire ininterrotto di umili gesti silenziosi, di una dedizione discreta e intraprendente. Non ha una grande cultura, Suor Ludovica, anzi. Eppure ha dell’incredibile quello che riesce a realizzare sotto gli occhi stupiti di quanti la circondano. E se il suo castigliano è simpaticamente italianizzato con qualche tocco pittoresco di abruzzese, non fatica a comprendere e a farsi comprendere. Non formula programmi e strategie, ma si dona con tutta l’anima e con tutte le forze. L’Ospedale dei Bambini, a cui è inviata e che immediatamente adotta come famiglia sua, la vede dapprima sollecita cuciniera e dispensiera, poi, divenuta responsabile della Comunità, infaticabile angelo custode dell’opera, che attorno a lei si trasforma gradatamente in famiglia unita da un unico scopo: il bene dei bambini. Fra tutti coloro che lavorano o che entrano nell’ospedale – medici, infermiere, operai, personale ausiliario, tirocinanti, parenti dei ricoverati – si crea un clima di condivisione e di comunione di cui lei è l’anima, e tutti si sentono partecipi e responsabili di un progetto per cui ogni assistito, bambino o povero, trova nell’Ospedale la sua casa. “Non dimenticate che qui, prima di ogni altro, ci sono i bambini… E, se non sono curati bene, qui tutti siamo in più, dal Direttore fino all’ultimo operaio”. Serena anche di fronte alle calunnie che colpiscono la sua onestà, attiva, determinata, audace nelle iniziative, forte nelle prove e nella malattia, con l’inseparabile corona del Rosario tra le mani, lo sguardo e il cuore in Dio e il costante sorriso negli occhi, Suor Ludovica diviene a sua stessa insaputa, attraverso la sua sconfinata bontà, instancabile strumento di misericordia, perché a tutti giunga chiaro il messaggio dell’amore di Dio per ognuno dei suoi figli. Veglia di notte al capezzale dei bambini, perché non si sentano soli, e per telefono rassicura le mamme. Prepara i bambini alla Prima Comunione, facendo catechismo e provvedendo loro anche i vestiti, le immagini ricordo, le medaglie… tutto quanto è necessario, incluso il rinfresco. Riunisce famiglie divise, esorta ed aiuta perché si celebri il matrimonio, con lo stesso amore con cui manda ogni giorno a casa un pasto caldo a chi, già ricco, si vergogna di chiedere…
Unico programma espressamente formulato è la frase ricorrente: “Fare del bene a tutti, non importa a chi”. Si realizzano così, con finanziamenti che solo il Cielo sa come Sr Ludovica riesca ad ottenere, sale operatorie, sale per i piccoli degenti, nuove attrezzature, un Solarium a Mar del Plata per la salute e il benessere dei piccoli malati e una fiorente fattoria a City Bell, a 8 Km da La Plata, perché i suoi protetti abbiano sempre cibo genuino. Vedendo poi l’abbandono religioso in cui vivevano gli abitanti della zona, chiede ed ottiene dall’Arcivescovo il permesso di costruire nell’area di City Bell una cappella, in seguito chiesa parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore. Sorgente della sua infaticabile operosità è una comunicazione continua con il Signore. Per 54 anni Sr Ludovica è amica e confidente, consigliera e madre, guida e conforto per centinaia e centinaia di persone di ogni condizione sociale. Le sue parole manifestano la sorgente del suo agire: “Nel nostro comportamento non dobbiamo dimenticare mai che siamo figlie di Dio, che per lui viviamo e per lui dobbiamo essere. Non stanchiamoci mai di fare il bene: qualunque cosa capiti, facciamo sempre il bene. Amiamo anche coloro che ci offendono”.
Il 25 febbraio 1962 conclude il suo cammino terreno, ma chi rimane – tutto il personale medico in particolare – non dimentica e l’Ospedale dei bambini assume il nome di “Ospedale Superiora Ludovica”. Si moltiplicano le grazie e le guarigioni per sua intercessione. Tra queste, la guarigione miracolosa di una bambina nata con paresi agli arti inferiori e gravi malformazioni: all’età di nove mesi viene portata sulla tomba di Suor M. Ludovica e improvvisamente si mette in piedi da sola. Antonella (questo è il suo nome) è presente alla celebrazione del 3 ottobre 2004, quando Giovanni Paolo II proclama Beata questa Figlia della Misericordia abruzzese, che fece di La Plata la sua patria. L’unica foto che ha captato il suo sorriso è quella che le ha scattato, a sorpresa, un bambino.