Juana (Giovanna) Fernandez Solar nasce a Santiago del Cile il 13 luglio 1900. Familiarmente era chiamata e ancora oggi è conosciuta con il nome di Juanita. Dal 1907 comincia a frequentare il collegio delle Suore del Sacro Cuore e qui nel 1910 riceve la Prima Comunione: “Tutti i giorni mi comunicavo e parlavo a lungo con Gesù. Ma la mia devozione speciale era per la Vergine Maria. Le raccontavo tutto. Da quel giorno la terra, per me, non aveva più attrattiva. Volevo morire e domandavo a Gesù che mi portasse via l’8 dicembre. Tutti gli anni ero ammalata l’8 dicembre; tanto che credevano che morissi. A 12 anni ebbi la difterite… Nel 1913 ebbi una febbre spaventosa. A quel tempo Nostro Signore mi chiamava per sé, ma non facevo caso alla sua voce. […] La mia devozione alla Vergine Maria era molto grande. Un giorno in cui avevo una grande pena per una cosa, la raccontai alla Vergine e la pregai per la conversione di un peccatore. Allora Lei mi rispose. Da allora la Vergine Maria, quando la chia mo, mi parla. [...] L’attacco di appendicite aggravò il mio stato di salute e dovetti rimanere a letto, per cui mi tolsero dal collegio… Con la malattia ero diventata così viziata che non potevo stare sola… I miei occhi pieni di lacrime si fissarono su un quadro del Sacro Cuore ed udii una voce molto dolce che mi diceva: Come! Juanita, Io sono solo nell’altare per tuo amore e tu non sopporti un momento? Da allora Gesù mi parla … Allora mi disse che mi voleva per sé. Che voleva che diventassi Carmelitana”. […] L’8 dicembre a 15 anni di età, faccio voto di non ammettere altro sposo che il mio Signore Gesù che voglio servire fino all’ultimo momento della mia vita”.
Nella lettura e meditazione delle opere di S. Teresa d’Ávila, Teresa del Bambino Gesù ed Elisabetta della Trinità trova il modello e il senso della propria consacrazione: “Vedo che la mia vocazione è molto grande: salvare anime, dare operai alla vigna di Cristo. Tutti i sacrifici che possiamo fare sono poca cosa in confronto al valore di un’anima. Dio ha dato la sua vita per esse, e noi, come trascuriamo la sua salvezza! Come sua promessa sposa, devo avere sete di anime, offrire al mio Fidanzato il sangue che per ognuna di esse ha sparso. E qual è il mezzo per guadagnare anime? L’orazione, la mortificazione e la sofferenza. È venuto con una croce e su di essa vi era scritto una sola parola che ha commosso il mio cuore fino alle più intime fibre: Amore. […] Mi piacciono le Carmelitane perché sono tanto semplici, tanto allegre e Gesù deve essere stato così. Ma ho visto che la vita carmelitana consiste nel soffrire, amare e pregare. Quando le consolazioni nella preghiera mi saranno negate, cosa sarà di me? Ho tremato. Ma Gesù mi ha detto: Credi che ti abbandonerò?”.
Nel 1918 lascia il collegio; trascorre alcuni mesi in famiglia dedicandosi ad un intenso apostolato. Il 7 maggio 1919 viene accolta nel piccolo monastero dello Spirito Santo a Los Andes, a 90 Km da Santiago. Il 14 ottobre veste l’abito di carmelitana scalza, iniziando il noviziato con il nome di Teresa di Gesù, in onore della santa fondatrice: “Voglio essere una ostia pura, sacrificarmi continuamente in tutto per i sacerdoti e i peccatori. […] La carmelitana sale il Calvario, là s’immola per le anime. L’amore la crocifigge, muore a se stessa e al mondo. Va al sepolcro e il suo sepolcro è il Cuore di Gesù; e da lì risorge, rinasce a una vita nuova e vive spiritualmente unita al mondo intero”. Il 2 aprile 1920 ha un violento attacco di tifo. Il 5 aprile riceve i Sacramenti e il 7 aprile fa la professione religiosa in articulo mortis. Le mancano 3 mesi per compiere 20 anni quando muore, la sera del 12 aprile 1920. È canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1993 (nell’Ordine Carmelitano è commemorata il 13 luglio).
La santità della sua vita brillò negli atti di ogni giorno negli ambienti dove visse: la famiglia, il collegio, le amiche, i contadini con i quali divideva le sue vacanze e quanti con zelo apostolico catechizzò ed aiutò. Juanita soffrì e godé intensamente, in Dio, tutte le pene e le gioie che l’uomo incontra. Nello stile carmelitano-teresiano di vita la giovane incontrò pienamente il canale per spandere più efficacemente il torrente di vita che desiderava dare alla Chiesa di Cristo. Teresa di Los Andes è per l’umanità una prova indiscutibile di quanto la chiamata di Cristo alla santità sia attuale, possibile e vera. Ella si presenta davanti ai nostri occhi per dimostrare che la radicalità della sequela di Cristo è l’unica cosa per la quale vale la pena di vivere e l’unica che rende felice l’uomo. (da sito www.vatican.va)