Pedro Poveda Castroverde nasce il 3 dicembre 1874 a Linares cittadinadell’Andalusia (provincia di Jaèn) in Spagna. La famiglia Poveda apparteneva alla classe media, istruita e sensibile alle problematiche sociali.
Il padre è chimico in una società mineraria e la madre si prende cura della numerosa prole. Pedro fin da bambino viene a contatto con i problemi degli operai delle miniere e dei bambini che vi lavorano. Fin da piccolo manifesta attrazione per il sacerdozio; a 15 anni ottiene dal padre il permesso di lasciare il liceo per entrare nel seminario di Jaèn a patto che continuasse a studiare per il diploma di laurea, ottenuto nel 1893. Durante il seminario a Jaèn prende l’impegno di insegnare catechismo ai bambini poveri ma a causa di difficoltà economiche familiari nel 1894 si trasferisce nel seminario della diocesi di Guadrix (Granada) dove il vescovo gli ha assegnato una borsa di studio. Diviene insegnante presso il seminario e segretario del vescovo che il Sabato Santo 17 aprile 1897 lo ordina sacerdote.
Sacerdote a Guadrix venne ben presto in contatto con quella parte della popolazione più povera che viveva in grotte scavate nella montagna e decise di dedicarsi alla loro promozione umana e cristiana. Nel 1902 vi predicò per tutta la Quaresima concludendo con la Comunione generale; mobilitò l’opinione pubblica e gli uomini di cultura riuscendo con contributi pubblici e privati a costruire scuole e istituti professionali, ma dopo tre anni di lavoro molto intenso il vescovo gli fece divieto di occuparsi degli abitatori delle grotte di Guadrix. Nel 1905 si trasferì a Madrid. Nel 1906 fu nominato canonico della Basilica di Santa Maria di Covadonga, nella regione delle Asturie, zona montana del nord della Spagna, dove visse fino al 1913.
Attento alle esigenze dei fedeli, si preoccupò dei pellegrini che giungevano al Santuario pubblicando libri ed opuscoli per la loro formazione cristiana.
Comincia ad interessarsi del problema educativo e della necessità che i maestri siano ben preparati professionalmente, che vivano la loro fede in modo coerente e responsabile proprio in quegli anni in cui lo Stato stava togliendo alla Chiesa la gestione dell’educazione della gioventù. Nella preghiera ai piedi della Santa Vergine, meditando sui problemi concreti del rapporto tra fede e scienza, alla luce del mistero dell’Incarnazione del Verbo e della partecipazione dei cristiani al mistero della Redenzione, andava maturando il suo ideale apostolico tutto orientato alla formazione degli educatori: “L’Incarnazione ben intesa, la persona di Cristo, la sua natura e la sua vita offrono a chi lo comprende, la norma sicura per arrivare ad essere santo con la santità più vera, rimanendo al tempo stesso umano dell’umanesimo vero”.
Nel giugno 1911 fondò a Gijròn un’Accademia per Maestri; nel dicembre a Oviedo la prima “Accademia per studentesse delle Magistrali”, da questo e dai successivi “centri pedagogici” fondati dal padre Poveda nascerà l’Istituzione Teresiana. Nel 1914 don Pedro Poveda aprì a Madrid la prima Residenza Universitaria della Spagna e la sua Opera giunse ad essere il gruppo più qualificato nella formazione della donna impegnata nello studio: “Desiderate la scienza, impegnatevi per acquistarla e non stancatevi mai, né dite mai: non più scienza. La molta scienza porta a Dio, la poca ci separa da Lui”.
Nel 1917 l’Istituzione ottiene l’approvazione ecclesiastica e civile, nel 1924 l’approvazione pontificia come “Pia Unione di Fedeli laici”; una istituzione laicale con un unico spirito e missione ma con diversi modi di appartenenza.
San Pietro Poveda volle additare ad esempio della loro sequela a Cristo Santa Teresa di Gesù, donna di ampia cultura e maestra di preghiera; i membri dell’Istituzione adottavano lo stile di vita dei primi cristiani e riconoscevano l’educazione e la cultura come l’ambito specifico della propria missione.
Divenuto noto per i suoi saggi pedagogici, come pubblicista e per le sue numerose opere di assistenza, nel 1921 viene nominato Cappellano Reale; si trasferisce quindi a Madrid dove ricopre diversi incarichi di prestigio tra cui membro della “Commissione centrale contro l’analfabetismo” e dedicandosi al consolidamento dell’Istituzione Teresiana, di cui la Serva di Dio Maria Josefa Segovia Moròn è prima direttrice generale, sarà valido aiuto nello sviluppo dell’Istituzione.
Offrì la sua matura esperienza pastorale a giovani sacerdoti che si rivolgevano a lui per chiedergli suggerimenti e appoggio alle loro opere: “Tutti dobbiamo cooperare” diceva. Collaborò alla fondazione dell’Opera del Divino Maestro che riuniva educatori; lavorò nell’Azione Cattolica come Consigliere Nazionale dei Padri di Famiglia e come organizzatore dei Gruppi dei Giovani Universitari Cattolici, si fece promotore al progetto di creare una Università Cattolica nella Spagna. Nel frattempo la situazione politica in Spagna precipita: il 14 aprile 1931 è proclamata la Repubblica e un Governo anticlericale porterà alla Guerra Civile. Prima viene fatto obbligo di togliere i crocifissi dalle scuole, poi viene vietato agli insegnanti di risiedere presso conventi o case dell’Istituzione Teresiana. Vennero chiuse le scuole rette da religiose ed entrò in vigore la legge contro gli appartenenti agli ordini religiosi.
Il 27 luglio 1936, terminata la celebrazione mattutina della Messa, fu arrestato nella sua casa di via Alameda, a Madrid. Non negò la sua identità: “Sono sacerdote di Cristo”. Il giorno dopo una professoressa ed una giovane dottoressa dell’Istituzione Teresiana trovarono il suo cadavere vicino alla cappella del cimitero dell’Almudena, con ferite di arma da fuoco. Sul suo petto si vedeva, perforato da una pallottola, lo scapolare della Madonna del Carmelo.
Aveva 61 anni. Beatificato il 10 ottobre 1993, è canonizzato il 4 maggio 2003 da Giovanni Paolo II.
“Dovete acquisire lo spirito di fede che conferisce serenità alle azioni, serietà alla vita, esemplarità alle abitudini, un salutare timore allo spirito, saggezza e misura alle conversazioni, rettitudine e chiarezza ai pensieri, applicandovi a tutto con molta attenzione e con la maggior diligenza possibile. E proprio in ciò vi dovete distinguere: la maggior parte delle persone non pone un reale impegno nell’acquisire lo spirito di fede, voi, invece, dovete confessare la stessa fede di tutti coloro che si dicono cristiani, ma in maniera ben diversa. Così la fede dà frutto e produce virtù. Noi crediamo le stesse verità che credevano gli apostoli, i martiri e i primi cristiani; professiamo lo stesso credo, ma, purtroppo, la nostra fede non ha meritato ancora il premio di quella di coloro che Gesù sanò e dei quali lodò pubblicamente la fede come causa dei suoi miracoli.
Aggiungendo alla vostra fede, virtù. Così deve essere se la fede è vera, perché il segreto della santità dei primi cristiani non sta nella differenza di epoca, nella diversità di clima, nella differenza di persecuzioni o nella miglior natura, ma nella fede viva che generava la carità e dava i suoi frutti naturali, le virtù. Virtù eccelse in mezzo ai costumi pagani, mantenute salde con l’eroismo che si spiega soltanto con la fede.
E alla virtù, scienza.Dovrebbe essere tale da non essere superati da nessuno nel sapere o nell’arte di rendere piacevole lo studio e di inculcare amore per la scienza, il cui autore è Dio, sapienza infinita, al quale tanto più assomigliamo quanto più verità conosciamo”.
Pietro Poveda, “Fede e scienza” (1919)