La presente rubrica ha finora illustrato le parti della S. Messa e il loro significato. Vogliamo ora esporre alcune proposte per l’animazione liturgica. Il ruolo dell’animatore liturgico è di fondamentale importanza poiché deve aiutare le persone a entrare nel mistero che si sta celebrando, deve aiutarle a mettersi alla presenza di Dio.
Prima che inizi la celebrazione, alcune persone possono svolgere il “servizio di accoglienza” (dare alle persone che arrivano il foglio dei canti e quello con le letture, aiutarle a prendere posto), che ha lo scopo di far sentire ai fedeli di essere “in famiglia”. Ognuno, infatti, è chiamato, invitato dalla Parola di Dio che ci riunisce insieme come «popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sotto la guida dei vescovi» (S. Cipriano).
Prima del canto iniziale l’animatore può fare una breve introduzione che espone il motivo dell’essere stati convocati insieme e il tema liturgico. Per prepararla l’animatore può fare riferimento all’antifona di ingresso e alle lettura bibliche che tematizzano la liturgia. Nell’introduzione, che sarà breve in quanto non deve essere una piccola omelia, è bene sottolineare che non si sta per celebrare “qualcosa”, ma Qualcuno: il Signore Gesù morto e risorto per ogni uomo.
Parte importante dell’animazione liturgica è il ministero del canto. I canti devono essere adatti al momento liturgico che si sta celebrando. Il canto di inizio, ad esempio, è un canto processionale e annuncia il tema liturgico immettendo tutti nel clima della festa. Dovrà essere, quindi, un canto gioioso, che esprime la festa di essere stati convocati dal Signore. Nella scelta del canto bisogna riferirsi ad un repertorio in uso nella comunità, affinché tutti possano unirsi ad esso. A questo scopo, è bene fare una piccola prova di canto prima dell’inizio della celebrazione. Il canto d’ingresso sarà un canto corale perché, unendo più voci in una sola, unisce più persone in una sola. Scopo dei riti introduttivi, infatti, è quello di aiutare i fedeli a sentirsi uniti in un solo corpo. Quando si parla di “introduzione”, si vuole intendere che l’inizio della celebrazione è molto più che entrare in un luogo (la chiesa), è mettersi in cammino per formare una comunità. Per questo motivo i sacerdoti entrano in processione. Anche se i fedeli hanno già preso posto nei banchi, la processione indica il cammino di tutto il popolo verso il Signore.
Prima dell’atto penitenziale bisogna osservare un breve momento di silenzio per favorire il raccoglimento. Abbiamo già accennato all’importanza del canto. È importante non solo cantare durante la liturgia, ma soprattutto cantare la liturgia. L’atto penitenziale, infatti, a volte può essere cantato. Nei tempi forti si può sostituire il Kyrie con il gesto penitenziale dell’incensazione o dell’aspersione, in memoria del Battesimo.
Anche a livello strumentale il ‘Signore pietà’ deve essere espresso tenendo conto della natura del rito. È opportuno un accompagnamento che dia il giusto risalto alle parole cantate dal solista o da un piccolo gruppo di cantori e sostenga con decisione, ma non con enfasi, il breve intervento dell’assemblea.
Dall’aria austera dell’atto penitenziale, si passa poi all’atmosfera esaltante dell’inno di lode. Il “Gloria in excelsis Deo” è l’unico inno della celebrazione eucaristica. Essendo un inno l’aspetto musicale è strettamente associato al testo. La recitazione del Gloria, perciò, limita la significatività del rito che tale inno vuole realizzare. Per questo motivo l’introduzione al Messale Romano “concede” che sia cantato anche dalla sola schola (Cfr PNMR 31). Bisogna, però, sottolineare che si tratta di una concessione. Fin dalle origini, infatti, questo inno è stato un testo tipicamente assembleare, quindi l’animazione musicale dovrà tenere legate sia la solennità che l’assemblearità dell’inno.
(continua)