2. Saldi nella fede…(Col 2,7)
Riprendere la storia dell`albero del precedente incontro
LE RADICI
Dal Vangelo secondo Giovanni (21, 15-19)
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pascola le mie pecore”. Gli disse per la terza volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: “Seguimi”.
IL TRONCO
Dal messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XXVI GMG 2011
“Saldo” rimanda alla crescita della forza fisica o morale. Siate “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). La Lettera da cui è tratto questo invito, è stata scritta da san Paolo per rispondere a un bisogno preciso dei cristiani della città di Colossi. Quella comunità, infatti, era minacciata dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo. Il nostro contesto culturale, cari giovani, ha numerose analogie con quello dei Colossesi di allora. Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un “paradiso” senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un “inferno”: prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta. Vi sono però dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo. Altri, senza aderire a questi richiami, hanno semplicemente lasciato raffreddare la loro fede, con inevitabili conseguenze negative sul piano morale. Ai fratelli contagiati da idee estranee al Vangelo, l’apostolo Paolo ricorda la potenza di Cristo morto e risorto. Questo mistero è il fondamento della nostra vita, il centro della fede cristiana. Tutte le filosofie che lo ignorano, considerandolo “stoltezza” (1 Cor 1,23), mostrano i loro limiti davanti alle grandi domande che abitano il cuore dell’uomo. Per questo anch’io, come Successore dell’apostolo Pietro, desidero confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32). Noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore; nella sua passione, ha portato le nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliati con Dio Padre, aprendoci la via della vita eterna. In questo modo siamo stati liberati da ciò che più intralcia la nostra vita: la schiavitù del peccato, e possiamo amare tutti, persino i nemici, e condividere questo amore con i fratelli più poveri e in difficoltà.
Cari amici, spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il “sì” di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti, dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il Crocifisso. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la Croce di Gesù, segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova. Al di fuori di Cristo morto e risorto, non vi è salvezza! Lui solo può liberare il mondo dal male e far crescere il Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo.
Il testo della canzone di Vecchioni, proposto di seguito, ci aiuta a capire che se la fede è radicata in Cristo possiamo “sognare”, non smettere mai di sognare neanche davanti alle difficoltà che possono nascere sul nostro cammino. I sogni allargano l’orizzonte proiettandoci verso un futuro che, pur non conoscendolo, ci attira e ci spinge ad andare sempre avanti, cercando di essere ottimisti ed essere testimoni autentici per i nostri fratelli.
Sogna ragazzo sogna (R. Vecchioni )
E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte
io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo, stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento
copri l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello
a volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno che deve vederlo.
Sogna, ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore,
quando un uomo vive per le sue parole o non vive più;
sogna, ragazzo sogna, non lasciarlo solo contro questo mondo
non lasciarlo andare sogna fino in fondo, fallo pure te..
Sogna, ragazzo sogna quando cade il vento ma non è finita
quando muore un uomo per la stessa vita che sognavi tu.
Sogna, ragazzo sogna non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione, non fermarti tu…
Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre
perchè hai già vinto, lo giuro, e non ti possono fare più niente
passa ogni tanto la mano su un viso di donna, passaci le dita
nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita.
E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare
la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire.
Sogna, ragazzo sogna, quando lei si volta, quando lei non torna,
quando il solo passo che fermava il cuore non lo senti più
sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni, passerrà l’amore,
passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu…
Sogna, ragazzo sogna, piccolo ragazzo nella mia memoria,
tante volte tanti dentro questa storia: non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.
I santi, come stelle del cielo e come rami che si allungano sempre di più verso l’alto, ci accompagnano nel nostro cammino e con la loro vita ci aiutano ad innalzarci verso il cielo. Approfondiamo la vita di questi due testimoni, patroni dell’evento di Madrid
I RAMI
Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556)
Nome di Battesimo: Iñigo
Cambiamento di nome: scelse di chiamarsi Ignazio in ricordo del martire Sant’Ignazio di Antiochia che aveva sempre nutrito un grande amore per la Santa Sede. Nasce: il 14 dicembre 1491, nel grande castello di Loyola della provincia basca di Guipuzcoa, nella Spagna nord-occidentale.
Memoria liturgica: 31 luglio
Fondatore: della Compagnia di Gesù (Gesuiti)
Conosciuto per: la sua profonda conoscenza della vita spirituale e del discernimento vocazionale, la sua umiltà e intelligenza, per aver fondato i collegi gesuiti e per il suo fervore apostolico.
Opere: Esercizi spirituali.
Santo Patrono: dei Gesuiti, dei ritiri spirituali e dei soldati.
Imita il santo: lavora sodo e dai il meglio di te, cerca di essere umile e di operare sempre per la maggior gloria di Dio; cerca una solida formazione spirituale, difendi coraggiosamente la verità, resisti alle tentazioni del mondo e invita gli altri, con le parole e con l’esempio, a vivere un’autentica vita cristiana.
Sapevi che? Durante l´assedio della fortezza di Pamplona da parte dei francesi, Sant’Ignazio rimase gravemente ferito da una palla di cannone e costretto a letto. Nel luogo in cui dovette rimanere per ricevere le cure necessarie alla sua riabilitazione non c’erano i romanzi cavallereschi che tanto amava leggere. Per questo Ignazio cominciò a leggere un libro sulla vita di Gesù e dei santi, libro che fece nascere in lui il desiderio di convertirsi.
San Giovanni della Croce (1542-1591)
Nome di battesimo: Giovanni di Yepes
Nato a: Fontiveros, Spagna
Memoria liturgica: 14 dicembre
Titolo: dottore della Chiesa in teologia mistica
Conosciuto per: aver riformato l’ordine maschile dei carmelitani scalzi.
Relazione con altri santi: figlio spirituale di Santa Teresa d’Avila nonché suo direttore spirituale.
Opere: Salita del Monte Carmelo, Notte oscura, Fiamma viva d’amore, Cantico spirituale.
Santo Patrono: della vita contemplativa, della teologia mistica, dei mistici, dei poeti spagnoli.
Imita il santo: raggiungi l’unione con Dio attraverso la preghiera, non accontentarti della mediocrità, confida in Dio di fronte alle persecuzioni e non mollare; trasforma ogni sofferenza in un’opportunità di crescere nella santità, non avere paura dei compiti che ti sono stati affidati e confida nella guida della nostra Madre celeste.
Sapevi che? San Giovanni della Croce fu catturato e imprigionato dai suoi confratelli, gli stessi che facevano parte dell’ordine che stava riformando, il 4 dicembre 1577. Fu portato in un antico monastero di Toledo, dove sopportò tutto nel silenzio, senza rispondere alle false accuse, torturato e picchiato dai suoi confratelli che gli proibirono anche di celebrare la Messa. La notte del 16 agosto 1578, sotto l’ispirazione e la guida di Maria, riuscì a scappare dal monastero e a trovare rifugio nel convento di S. Teresa d’Avila.
“sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu”
…qual è il sogno che vorresti realizzare?
Impegno spirituale
Per sentirci in comunione, in questi giorni che mancano per vivere insieme la Gmg, prendiamoci l’impegno di leggere i capitoli del Vangelo di Giovanni dal 18 al 21.